Dall'aula dell'Università a un'aula di Tribunale. Quella di oggi per gli studenti del Corso di Laurea di Scienze delle Investigazioni afferente al Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Sociologia dell'Umg di Catanzaro (la cui vice direttrice Aquila Villella era anche presente in aula) è stata una lezione speciale. Accompagnati dalla prof Maria Grazia Vaccaro, di buon'ora hanno raggiunto il Tribunale di Lamezia Terme per assistere a un'udienza del processo "Alibante” contro la cosca “Bagalà”, operante sulla zona costiera compresa tra i comuni di Nocera Terinese e Falerna.
Ad accogliere prof e studenti nella nuova aula attivata per i collegamenti con i maxi processi è stato il presidente del Tribunale di Lamezia Terme, Gianni Garofalo, che li ha poi lasciati assistere all'udienza davanti al collegio presieduto dal giudice Angelina Silvestri (giudici a latere dott.ssa Maria Giulia Agosti e dott. Rosario Aracri), la quale, dopo avere autorizzato gli studenti a partecipare all'udienza collegiale, ha provveduto anche a fare una breve sintesi delle fasi del processo, soffermandosi sull’esame testimoniale e sull’esame di imputato in procedimento connesso ex art. 210 cpp
Una "lezione" particolarmente importante, dunque, per i futuri investigatori al fine di applicare e analizzare attivamente i metodi e gli strumenti della psicologia forense utilizzati in un processo per mafia, potendo analizzare la formulazione delle domande durante l’esame di un importante teste che è comparso oggi in aula.
Le studentesse Clelia Pecoraro, Alessia Morello, Andrea Giulia Grillone, Martina Nasso, Giorgia Ramundo, Erika Forte, Martina Renda, Lorenzo Mascaro, Maria Rosy Gallo, Natale Roppa, Rebecca Pia Gualtieri, Giulia Murano, Rossella Sorrenti, Noemi Arabia, Federica Bevacqua, Sara Vedika Ierace, Francesca Elisabeth Mangiardi e Roberta Buonconsiglio hanno potuto così studiare sul campo le tecniche investigative e gli esami di testimoni con annessi strumenti di psicologia forense, con al centro dello studio i metodi di acquisizione della prova e l’utilità del lavoro importantissimo da svolgere in un processo per capire anche se gli imputati stiano dicendo la verità.
Lo studio si basa, infatti, sui processi mentali che portano ad esporre eventi vissuti direttamente e non, si analizzano i processi di memoria coinvolti in fase di testimonianza mettendo anche a confronto il funzionamento psichico durante l’esposizione dei fatti e il confronto tra i vari elementi per verificarne l’attendibilità del teste, aspetti che spesso in aula diventano ambigui o fonte di fraintendimento se non si hanno queste specifiche competenze.
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