di EDOARDO CORASANITI
Senza alcuna vena polemica o voglia di delegittimare niente e nessuno. Ivano Iai, avvocato del procuratore Otello Lupacchini, ci tiene a sottolinearlo. Dopo le interpretazioni scaturite dalle dichiarazioni rilasciate a “Il Giornale” sull’incontro di Luca Palamara con il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri a luglio del 2018, il legale fornisce a La Nuova Calabria un chiarimento alle sue parole: “Lo scambio di messaggi telefonici e l'incontro, storicamente provati nelle date del 25 e 26 luglio 2018, tra un membro del CSM (Palamara) e il magistrato Gratteri, hanno suscitato in me e nel Dott. Lupacchini inquietudine e preoccupazione, poiché avvenuti a cavallo delle audizioni nella procedura in cui lo stesso CSM decideva la sorte del mio assistito, segnalato dallo stesso Gratteri per presunte condotte illegittime in suo danno”, dice l’avvocato Iai riferendosi al procedimento disciplinare del Csm del 2018 (e concluso con l’archiviazione) nei confronti di Lupacchini e che quindi non poteva legarsi a quanto accaduto a fine dello stesso anno dopo l’operazione Rinascita Scott. In sostanza, fa capire Iai, le due vicende non c’entrano niente per ragioni temporali.
E infatti, “strumentalizzarne la reale finalità accostando confusamente fatti e situazioni inconferenti, peraltro di molto tempo successivi, come l'indagine Rinascita Scott, significa distrarre l'attenzione dalla circostanza intorno alla quale occorrerebbe seriamente riflettere e che, nel silenzio degli interessati, accresce gli interrogativi, legittimi, sull'autonomia dell'esercizio delle funzioni dei componenti degli organi di rilievo costituzionale”, continua il legale di Otello Lupacchini, quest’ultimo sospeso temporaneamente dalla Procura Generale di Catanzaro e trasferito dal Csm a Torino. A giocare a sfavore del magistrato protagonista in passato delle indagini sulla banda della Magliana, le frasi in cui sosteneva di non esser stato informato del maxi blitz anti ‘ndrangheta “Rinascita Scott” del dicembre 2019 e che ha portato all’arresto di 334 persone e all’iscrizione di 416 persone (ora diventate 479) nel registro degli indagati. Oltre a denunciare il mancato coordinamento tra Procura generale e quella distrettuale, durante un’intervista a Tgcom Lupacchini utilizzò la parola “evanescenti” rispondendo sulle “operazioni della Procura distrettuale di Catanzaro”. Espressioni che fecero saltare dalla sedia la sezione disciplinare del Csm che trasferì Lupacchini a Torino. Sulla vicenda è pendente un ricorso in Cassazione presentato dalla difesa.
Ivano Iai
Il punto è un altro: “L'attività difensiva è libera e persegue lo scopo nobile di far emergere la verità in ausilio al principio cognitivo delle procedure che hanno a oggetto la sorte delle persone, tanto siano comuni individui, quanto soggetti qualificati come i magistrati. Ho perciò ritenuto opportuno dar conto dell'episodio che, secondo una lettura in chiave difensiva della posizione del Dott. Lupacchini- conclude l’avvocato Iai- potrebbe ricondursi al condivisibile monito del Presidente della Repubblica - cui occorre prestare attenzione e rispetto - alla base del quale le decisioni del Consiglio Superiore della Magistratura debbono essere libere da interferenze esterne, anche solo apparenti”.
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