Scuola, la riflessione di Teresa Mengani: "Il Paese che dimentica il suo futuro"

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Teresa Mengani
  17 settembre 2025 12:05

di TERESA MENGANI

Ogni settembre milioni di studenti tornano in classe, accolti da insegnanti che, con dedizione e fatica, riaprono le porte della scuola. È un rito che segna la vita di un’intera comunità nazionale, eppure la politica sembra non accorgersene. Parlare di futuro senza parlare seriamente di istruzione è un esercizio retorico vuoto, e l’Italia da troppi anni indulge in questa contraddizione.
La scuola è il laboratorio in cui si impara a pensare. Non solo a leggere, scrivere o calcolare, ma a distinguere tra fatti e opinioni, tra ragionamento e slogan, tra libertà e manipolazione. È il presidio più forte che una democrazia possieda contro l’imbarbarimento del dibattito pubblico e contro l’apatia civica. Senza cittadini capaci di pensiero critico, non c’è sviluppo, non c’è partecipazione, non c’è progresso.
Eppure, anno dopo anno, i segnali sono sempre gli stessi: fondi tagliati, strutture che cadono a pezzi, docenti precari che vivono nell’incertezza, stipendi lontani dagli standard europei. L’istruzione è trattata come un costo, non come la più grande opportunità di crescita che un Paese possa avere. È il paradosso italiano: ci si riempie la bocca di “giovani”, “innovazione”, “futuro”, salvo poi dimenticare il luogo in cui tutto questo prende forma.
Gli insegnanti, continuano a svolgere un lavoro titanico: accendere curiosità, educare al dubbio, accompagnare generazioni intere nella scoperta del mondo agendo come artigiani pazienti. Gli studenti, tra difficoltà e speranze, restano il volto più vero della nostra possibilità di rinascita. Ma senza un investimento serio, la promessa che essi incarnano rischia di restare incompiuta.
Questo inizio d’anno scolastico dovrebbe, dunque, essere l’occasione per un impegno collettivo: sostenere chi insegna e chi impara, pretendere che la scuola sia finalmente messa al centro dell’agenda politica, difendere la conoscenza come bene comune, perché questa miopia si riflette sulla capacità del Paese di affrontare le sfide globali, culturali ed economiche che lo attendono. Non esiste, infatti, crescita economica, coesione sociale o democrazia solida senza un’istruzione forte, libera e accessibile.
Ai docenti e agli studenti vanno i nostri auguri, non solo di buon anno scolastico, ma di resistenza e di coraggio. Perché mentre la politica sembra voltarsi altrove, la scuola resta , sola, ma indispensabile, il cantiere più importante del nostro futuro.

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