“Nella divisione fra chi era pro e contro l’ordinanza sulle scuole del sindaco Abramo ho potuto annotare sfumature differenti, ma legittime in un senso e nell’altro, senza che prevalessero le strumentalizzazioni di natura politica, almeno fino a un certo punto. Inizialmente sono rimasto piacevolmente sorpreso dall’assenza delle solite – forti – polemiche politiche e ho addirittura pensato, evidentemente sbagliando, che alcuni giudizi gratuiti ce li saremmo evitati. Del resto, si parlava di una decisione importante, relativa alla salute dei nostri figli, non certo un capriccio, sulla quale c’era poco da polemizzare. Poi, però, quando il Tar ha di fatto confermato la validità della nuova ordinanza di Abramo, ribadendo le tante difficoltà nel tracciamento e nella gestione dei tamponi evidenziate dall’Asp, sono saltati fuori i soliti… turisti per caso".
Lo scrive il capogruppo di Catanzaro con Abramo Giuseppe Pisano:. "E cioè quei politici che hanno bisogno dell’occasione per ricercare visibilità. Li capisco, visto che una – la senatrice – ora ha bisogno di una nuova collocazione dopo che ha lasciato il suo movimento: prepara la transumanza sperando di venire rieletta alle prossime elezioni, ma forse non ha capito che non le basteranno comunicati in serie per nascondere la propria inconsistenza. Anche quando era senatrice di maggioranza nessuno dei suoi concittadini si è mai accorto che esistesse. L’altro, consigliere regionale verso il quale nutro sul piano umano profondo rispetto, ha sbagliato l’obiettivo. Nulla da ridire sul fatto che abbia attaccato l’Asp su questioni sanitarie – chi meglio di lui, visto che è un medico? -, ma Notarangelo, da consigliere regionale del Pd, avrebbe potuto e dovuto fare pressioni sul proprio parlamentare di riferimento, il deputato catanzarese Viscomi, per avere dal ministero della Salute uomini, soluzioni, vaccini: in due parole decisioni e azioni. E invece niente di tutto questo perché è meglio proseguire con il solito tran tran: parlare a vanvera e attaccare a testa bassa invece di fare l’unica cosa per cui sono stati eletti, cioè cimentarsi nella difficile arte del governare”.
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