di GABRIELE RUBINO
Cambiano alcuni attori ma il copione e, soprattutto, il risultato finale è sempre quello. Le autorità locali chiudono le scuole, un gruppo di genitori fa ricorso e il Tar le riapre. Era accaduto due volte con le ordinanze del presidente facente funzioni Nino Spirlì per tutti gli istituti scolastici calabresi, succede di nuovo con l'ordinanza di Abramo per l'istruzione del capoluogo. Lo strumento è sempre quello: il decreto cautelare del presidente del Tar, che assicura celerità nella decisione. Una scure affilata che non lascia scampo ai provvedimenti che impongono la sospensione della didattica in presenza.
"L'ordinanza, dunque, pare sostenuta in sintesi da generici rilievi “precauzionali” che vanno a sovrapporsi alle misure già compiute dalla Autorità statale", è la conclusione scolpita nel decreto del presidente del Tar Calabria Giancarlo Pennetti. Il ricorso al semplice principio di precauzione (aumentano i casi e quindi si attiva la dad) a tutela della salute pubblica e a sacrificio del diritto all'istruzione, non basta come ormai appurato nella giurisprudenza amministrativa consolidatisi proprio in questi mesi. L'ordinanza di chiusura delle scuole deve essere scortata da un "pericolo effettivo, la cui sussistenza deve essere suffragata da istruttoria adeguata e da congrua motivazione".
La chiusura delle scuole catanzaresi dal 22 al 31 marzo 2021 coinvolgeva 124 plessi, per il Tar sarebbe avvenuta "mediante mero richiamo -e automatica adesione da parte dell’autorità sindacale (salvo il periodo di chiusura riferito ai primi sei giorni di aprile)- alla nota ASP Dipartimento della Prevenzione di Catanzaro del 19 marzo u.s. che accenna in modo generico all’ “aumento di casi di positività al COVID 19 all’interno delle varie scuole” senza specificazione alcuna né del numero di casi, né degli istituti scolastici interessati, né della tipologia di soggetti interessati (studenti, personale scolastico) né dell’efficacia delle apposite misure di quarantena precauzionale e senza indicazione di esistenza di veri e propri focolai epidemici".
"Il tutto - si legge ancora nel decreto- senza alcuna contestualizzazione all’interno della situazione generale del Comune di Catanzaro quanto a incidenza dei contagi, incidenza delle cc.dd. varianti e concreto impatto sui servizi sanitari legati all’emergenza nonché senza le previsioni di restrizioni a carico delle comunità adulte". In sostanza la nota dell'Asp doveva essere molto più dettagliata per motivare adeguatamente l'ordinanza del primo cittadino.
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