di VINCENZO SPEZIALI
Un passo avanti e due indietro, come se a menar le danze vi fossero, al posto dei politici catanzaresi, un branco di gamberi (e proprio perché branco non devono essere, necessariamente, della stessa specie).
Ora, a parte il fatto che il paragone ittico potrebbe non lusingare molti (in ogni modo meglio gamberi che tonni, ricordando le invettive di Cossiga a tal proposito), ci si trova -sic stantibus rebus- ad una sorta di imbuto, poiché definirlo nodo gordiano, non solo non mi farebbe capire da chicchessia, ma getterebbe nel panico sconfortato tutti quanti, urbi et orbi (e gli orbi non stanno per i ciechi).
Se il Prof. Fiorita sta cercando di 'puntellare' (non ampliare) il suo 'campo largo', il centrodestra continua la sua marcia in ordine sparso, senza avanzare la proposta -non indecente, ma suggestiva- di intestarsi ufficialmente il Prof. Donato, che viene dalla sinistra, accetterebbe i voti dello schieramento alternativo ad essa, ma che di sinistra dice -coerentemente alla sua storia e formazione- di continuare ad essere e sentirsi tale.
È chiaro come dalle parti del fu polo berlusconiano (con una Forza Italia calabrese di sana e robusta costituzione elettorale), si dovrà mettere un punto fermo e ufficializzare una qualsivoglia soluzione, per di più dignitosa oltre che credibile: non vi è solo il rinnovo dell'Amministrazione della città Capoluogo di Regione (da me definita, giustamente, Capitale della Calabria nell'ottica della Firenze lapiriana), bensì le elezioni politiche del prossimo anno, dove volere o volare, si dovrà andare assieme ed in modo ufficiale!
È qui si palesa il problema, in quanto allo stato ci si affiderebbe ad un 'maquillage' -trucco necessario alle esigenze di scena- ovvero 'travestirsi' per formare la coalizione a favore del Prof. Donato, senza però dare ufficialità di imprimatur schieramentale, quasi che la nostra città sia divenuta un villaggio non degno di nota e non un test nazionale. La politica deve essere coraggio e identità, progettualità e riconoscibilità, dignità e passionalità, dove non può esserci l'intruppamento indistinto, poiché si farebbe torto alla figura di chi dovrebbe guidare lo schieramento candidato a governare.
Sarebbe come a dire: se va bene, vinciamo tutti, se si perde, è lui che perde! No, non funziona così, poiché in primis si dimostrerebbe persino scarso rispetto per gli elettori e poi per un popolo ed una comunità, che ha il diritto di sentirsi non 'figlia di un Dio minore', bensì parte di una comunità che si accetta reciprocamente, pur appartenendo a aree culturali differenti o alternative. È questo il nucleo della democrazia, ovvero un comportamento sano, financo identitario, che però non inganni i cittadini!
Inutile girarci intorno, i Partiti nazionali non derubricheranno questa 'pratica', a meno che la Regione conquista con libere elezioni cinque mesi orsono, non sia data per problematica sin da ora (ciò sarebbe oltraggioso per il lavoro ottimo del Presidente Occhiuto e per la sua persona), oppure considerata come territorio sul quale l'anno prossimo sarebbe bene non vincere e ciò apparrebe ancora più oltraggioso.
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