Sei anni dalla scomparsa di Don Dino Piraino, coraggio e fede le sue armi

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Don Dino Piraino
  06 marzo 2024 15:04

Nel tempo che oggi viviamo ricordare Don Dino Piraino, a sei anni dalla sua nascita al Cielo, tra gli Angeli di Dio, è qualcosa di necessario, anzi indispensabile. I media ogni giorno ci informano della violenza che vive nel cuore degli uomini, di tutti gli uomini, la violenza che trova il suo sfogo contro le donne o negli scontri tra pseudo-tifosi per una partita di calcio. Contemporaneamente su scenari internazionali le guerre continuano a mietere morti e a spargere sangue ovunque e le immagini che giungono sembrano non impietosire più nessuno, assuefatti come siamo da un fumo di morte e distruzione ormai consueto, che ogni giorno si allarga a dismisura spargendo ovunque il fetore dell’odio.

Tornare con la mente alla figura di quel sacerdote, piccolo di statura ma immenso nel suo cuore di uomo prima e di sacerdote poi, colma lo spirito  in maniera inspiegabile di serena speranza e di responsabilità verso i fratelli più deboli, verso un creato donato all’Uomo con prati verdi, fiori bellissimi e profumi straordinariamente avvolgenti in quel  calore che solo l’abbraccio di Dio, Padre Buono, può trasmettere; tornare a ricordare gli occhi blu di Don Dino, significa tornare a ricordare come sapevano penetrare l’anima e leggerne fino all’ultima le piaghe della sofferenza umana, con la tenerezza che gli era propria e con la com-passione di chi mostrava grande fiducia nell’amore di Dio che nella prova, anche più dura, non abbandona mai i suoi figli.

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Coraggio e Fede in Dio Padre, che tutto può, erano le armi che consegnava a quanti hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di volergli bene: il coraggio di non arrendersi mai davanti alle difficoltà e la fede nel Cristo Risorto in cui lui confidava senza misura, senza dubbio alcuno, leggendo nella bellezza del creato tutta la misericordia di Dio davanti allo scempio generato dagli uomini.

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Ricordare Don Dino oggi, davanti ai tanti morti dilaniati dalle bombe, vuol dire riflettere sul dolore degli uomini e delle donne vittime dei soprusi e delle guerre, significa sentire il  pianto dei bambini nelle orecchie e nel cuore, perché Don Dino adorava vederli cantare e giocare e gioiva con loro, anche dall’altare mentre celebrava la santa messa: coi bambini, infatti, amava intrattenersi anche con canti mimico-gestuali imbracciando una chitarra; sapeva guidarli, con carisma ineguagliabile, verso la conoscenza delle opere e dell’amore di Dio per l’Uomo e poi, in età adolescenziale, verso il discernimento della Verità, del bene e dell’amore per il Creato e per l’Uomo soprattutto, creatura privilegiata ed amata, tanto “fino alla morte e alla morte di Croce”.

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Ricordare Don Dino oggi significa chiedersi come vivere lo stomachevole vento di odio che circola tra gli uomini sulla terra, perchè ancora noi uomini della terra “…non contenti dei chiodi con i quali trafiggemmo la tua mano, continuiamo ad abbeverarci al sangue dei morti dilaniati dalle armi”(da: “Perdonaci la guerra, Signore”, Preghiera di don Mimmo Battaglia, Arcivescovo di Napoli – 2022); quel sacerdote ci ha insegnato, con la sua vita sacerdotale, a pregare per “illuminare le coscienze” dei violenti, degli uomini forti che generano odio e spargono sangue, non il loro chiaramente, ma quello dei giovani che vengono inviati a fare le guerre o quello dei più deboli. Occorre perciò saper consolare le madri che piangono i loro figli dilaniati dalle bombe o il dolore di quel bimbo che non rivedrà più suo padre; servono parole idonee ed opere ricche di senso di giustizia e di speranza per lenire il dolore, per asciugare le lacrime che rigano volti sporchi di cenere e di odio, divenendo dono di consolazione per ciascuno di quei cuori e per ogni anima dilaniata dalla sofferenza provocata dalla violenza; ogni cuore violento deve essere aiutato e recuperato all’umanità, perchè l’odio può trasformarsi in amore, la vendetta in perdono, il puzzo di morte in profumo di orchidee.

Oggi più che mai Don Dino avrebbe suggerito di chiedere a Dio e di sforzarsi, ciascuno nel suo piccolo, di essere strumento della Sua pace, in maniera che “dove è odio, ciascuno sia in grado di portare amore, dove è offesa,… il perdono, dove è discordia …la fede, dove è l'errore… la Verità, dove è la disperazione,… la speranza”, pregando ed operando perchè cessi il vento delle guerre, della violenza e dell’odio!

Oggi, trascorsi sei anni dal suo passaggio alla vita eterna nei cieli,  nel ricordare quel piccolo ma immenso sacerdote, il suo esempio di uomo e di sacerdote di pace,  significa saper cogliere con impegno responsabile e consapevole la propria vita in modo da non essere mai complice dei violenti o della morte; significa testimoniare la sua sapienza, la sua fede e il suo carisma promuovendo la bellezza del dono della vita che, pur nelle difficoltà, trova sempre il Coraggio di andare oltre, forti della Fede nel Padre Celeste che non abbandona mai i suoi figli; significa impegnarsi sempre perché l’odio non prevalga mai sull’amore, la guerra non distrugga ciò che di bello e di buono la vita sa offrire, il sopruso e la beffa non prendano mai il posto della giustizia e del rispetto.

Ancora oggi echeggia nella vita di tanti, quella parola di fede che Don Dino consegnava a chi si rivolgeva a lui, “Coraggio”: un coraggio ricco di speranza, carico di consapevolezza e d’impegno, colmo di compassione per chi è nel dolore, forte nella fede in Dio e nella capacità dell’uomo di vedere nella sofferenza dell’altro la sofferenza di Cristo.

L’Uomo non può e non deve mai arrendersi alla violenza e all’odio, ma deve ricercare sempre la strada che porta al bene, al vivere in pace coi suoi simili nel rispetto della dignità di ciascuno: nessuna convinzione ideologica, nessuna guerra, nessuna sopraffazione del più forte sul più debole vale la libertà e la bellezza di essere e sentirsi Creatura di un unico grande e splendido Creato, che ci è stato donato in custodia per renderlo migliore e consegnarlo un giorno a chi verrà dopo di noi. Odio, violenza e guerra sono parole e situazioni che appartengono al male, niente le giustifica e niente può provocarle se l’Uomo e le Donne avranno il Coraggio di ripudiarle e la Fede che intelligenza, bellezza, pace e solidarietà siano le uniche armi possibili per perseguire la giustizia sociale, la convivenza civile e la fratellanza tra tutti i popoli della terra.

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