La leggenda medioevale del dottor Faustus che vende l’anima al diavolo è stata trattata in teatro e racconti e film. Ricordiamo Marlowe, Lessing, Mueller, Goethe, Grabbe, Lenau, Spohor, Schumann, Gounod, Berlioz, Wagner, Boito, Busoni, Mann.
Li ha sfidati Franco Procopio con il suo Spazioscenico, lanciando la provocazione a Ulderico Nisticò, e invitandolo a scrivere un Faustus del 2024, in cui il tema del Bene e del Male, che è eterno (“c’è sempre un Faustus nell’anima di ogni uomo”), ed rappresentato dal dialogo punzecchiante tra un angelo e un diavolo (un tempo erano stati, in cielo, dei condomini), s’intreccia con la complessità del contemporaneo, e con l’inquietante problema dell’intelligenza artificiale, che ormai parla, e questa novità proprio per le invenzioni di Faustus, e che gli si rivolge contro. Il tutto verrà risolto… in latino.
Il testo, che compie il prodigio di essere nello stesso tempo profondo e leggero, viene messo in scena dall’ottima la recitazione dei giovanissimi attori e dall’abile regia di Procopio, con grande fantasia di movimenti, danze, luci, musiche originali di Igor Gullì, canto di Paola Sangiuliano, costumi di Mariella Bruzzese; e rappresentato a Chiaravalle, ottenendo il primo premio del pubblico; e ripetutamente a Soverato: in attesa e disponibile a qualsiasi altra avventura sul palcoscenico.
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