Sequestrato il "tesoretto" da 1,5 milioni a un ex parroco di Isola di Capo Rizzuto e a 2 suoi nipoti (I NOMI)

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images Sequestrato il "tesoretto" da 1,5 milioni a un ex parroco di Isola di Capo Rizzuto e a 2 suoi nipoti (I NOMI)
Guardia di Finanza
  01 giugno 2022 08:54

I finanzieri del Comando Provinciale di Crotone, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno dato esecuzione al decreto con il quale il Tribunale di Catanzaro - Ufficio Misure di Prevenzione, ha disposto il sequestro, finalizzato all’applicazione della confisca prevista dal Codice Antimafia, del patrimonio, del valore di circa 1,5 milioni di euro, riconducibile a un ex parroco di Isola di Capo Rizzuto ed a due suoi nipoti. Si tratta di don Edoardo Scordio, 75 anni, Domenico Scordio, 32 anni, ed Edoardo Scordio, 30 anni.

Il sequestro ha riguardato:
- n.3 fabbricati e n.1 villa di pregio;
- n.1 autoveicolo;
- partecipazione totalitaria in una società, all’epoca dei fatti attività del settore del turistico alberghiero;
- tutti i rapporti bancari intestati e/o riconducibili ai proposti ed ai loro familiari.

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Si tratta di un provvedimento di natura cautelare, adottato ex art. 20 d.lgs. 159/2011, dal Tribunale di Catanzaro nell’ambito del procedimento di prevenzione avviato con la proposta di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca, sulla base delle complesse indagini di natura economico-patrimoniale svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Crotone, volte a verificare la provenienza dell’ingente patrimonio riferibile ai destinatari del provvedimento e la sproporzione rispetto ai redditi dichiarati e alla attività lavorativa.

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Il procedimento di prevenzione, volto alla verifica della sussistenza dei presupposti per l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale, è ancora in corso.

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Le investigazioni hanno riguardato le vicende patrimoniali degli interessati a partire dal 2009 e si sono avvalse delle risultanze investigative del p.p. n. 4456/13 RGNR convenzionalmente denominato “JONN ”, nel cui ambito il suddetto proposto è stato condannato dalla Corte di Appello di Catanzaro per il delitto di cui all’art. 416-bis c.p.. 

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