"Lo abbiamo conosciuto quasi tutti come editore e presidente dell’«Accademia dei Bronzi», associazione con la quale per alcuni decenni ha ravvivato, senza chiedere nulla alle istituzioni, la vita culturale cittadina, promuovendo iniziative a carattere nazionale delle quali hanno parlato decine di quotidiani e riviste. Ora, da qualche mese, Vincenzo Ursini, nato in un piccolo paese della nostra provincia, ma catanzarese di adozione, è tornato dopo un lungo periodo di stallo al suo “primo amore”: la scrittura. Un amore profondo che lo ha coinvolto sin da ragazzo, quando, nel 1973, a soli 19 anni ha pubblicato il primo libro di versi “Senza frontiere”".
E' quanto afferma in una nota Sergio Costanzo. "Seguirono, poi, i volumi “La terra dei padri” (1974), “L’esule” (1976), “Storie di periferia” (1977), “Il cuore e le pietre” (1981) - prosegue Costanzo - con i quali Ursini ha vinto alcuni dei più rinomati concorsi letterari di quegli anni ricevendo anche il “Premio di Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri”. Poi, dicevo, più niente; perché il lavoro di editore - il più giovane di quel periodo - lo ha impegnato oltre misura, distogliendolo dalla sua innata passione. Tutto questo sino alla scorsa estate, periodo in cui ha ripreso a scrivere e a partecipare ad alcuni dei più prestigiosi concorsi letterari, rimettendosi in gioco come un ragazzino. Ed è stato per lui di nuovo un successo a tutto campo, vincendo premi rinomati come il “Pietro Borgognoni” di Pistoia (56 edizioni), “La casa rossa” di Cesena, il “Festival dei due Parchi” di Ascoli Piceno, lo “Zirè d’oro” dell’Aquila, l’“Alessandro Peluso” di Cosenza".
"Qualche mese addietro, - scrive ancora - Ursini ha pubblicato il volume “Eravamo comunisti: poesie e canzoni di lotta, amore e libertà”, libro in cui “egli si rivela – ha scritto Francesca Misasi - fine cesellatore della parola. Son versi dolorosi, pregnanti, incisivi, che se pur declinati con magistrale finezza, pesano come macigni sulle coscienze di tutti. Ursini ci consegna una Calabria amara, fatta di treni senza ritorno, di singulti che non hanno lacrime e di ragazzi spenti, inermi, sui gradini muti di una chiesa… ma la sua è anche terra di gente forte, rude e determinata, dalle mani callose e disossate dalla fatica»".
"Eppure la novità più bella - letta sui social l’altro ieri - è che Vincenzo Ursini, con suo primo romanzo intitolato “La ritornanza”, ha vinto, in questi giorni, uno dei più prestigiosi concorsi letterari riservati alla narrativa inedita la cui premiazione si terrà sabato 17 giugno in una nota località archeologica della Campania. Il premio sarà ufficializzato nel corso di una conferenza stampa programmata per fine maggio, perché per quel periodo è prevista la pubblicazione del volume premiato, per i tipi di una nota editrice nazionale che quest’anno festeggia 100 anni di attività. Perché ho scritto questo? Perché Ursini, che conosco da oltre vent’anni, - conclude - è un uomo riservato che non ha mai chiesto niente alle istituzioni. Lavora in silenzio e si mette quotidianamente in gioco, sapendo benissimo che il miglior premio è quello che gli arriva da persone anonime e qualificate come le giurie dei concorsi letterari a cui partecipa. Scrive e basta, per il solo piacere di raccontare di questa terra amara e generosa che meriterebbe maggiore attenzione da parte di tutti. Cosa non di poco conto in una città piena di lupi famelici. Onore al merito dunque!"
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