Sergio Dragone: “Fabio Caserta e il fantasma di Seghedoni”  

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images Sergio Dragone: “Fabio Caserta e il fantasma di Seghedoni”  

  04 luglio 2024 09:07

di SERGIO DRAGONE


Correva l'estate del 1970, quella dei mondiali in Messico e della hit di Lucio Battisti “Acqua azzurra, acqua chiara”. Sotto gli ombrelloni di Copanello e di Caminia, di Marina e di Squillace, la voce dei tifosi era unanime: Nicola Ceravolo si è stancato e vuole riportarci in serie C.

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Cosa giustificava tanto pessimismo? Il Catanzaro nella stagione appena conclusa si era salvato per differenza reti all'ultima giornata e il presidente invece di rafforzare la squadra aveva ingaggiato un allenatore misconosciuto, mediocre ex calciatore e con alle spalle la panchina dell'Internapoli, la seconda squadra della città partenopea.

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Si chiamava Gianni Seghedoni, un emiliano con un brutto carattere, all'epoca quarantenne anche se un'incipiente calvizie lo faceva sembrare più anziano. L’uomo giusto per tornare in serie C, dicevano con disprezzo i critici dell’avvocato.

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Ceravolo ci vuole riportare in C, Ceravolo sta smobilitando, Ceravolo si è stancato. Una stroncatura preventiva che amareggiò e non poco il Presidentissimo.

Poi tutti sanno com'è andata. Quel quarantenne un po' antipatico portò il Catanzaro in serie A per la prima volta nella sua storia.

Se Ceravolo non avesse osato, se non avesse creduto in quell’allenatore così atipico, non ci sarebbe stata quella storica promozione e nemmeno quelle successive e forse oggi lo stadio si chiamerebbe ancora "Militare".

Ho riacceso questo lontano ricordo perché la pioggia di critiche e di borbottii che si è registrata in queste ore per l'ingaggio di Fabio Caserta, con tanto di minacce di non rinnovare l’abbonamento, mi ha riportato a quello strano clima di mezzo secolo fa.

Con questo non voglio dire che l'allenatore di Melito Porto Salvo sarà il nuovo Seghedoni, anche se in cuor mio me lo auguro. Ho voluto solo dire che gli allenatori si giudicano sul campo e per i risultati e non in base ai pregiudizi. Nessuno può oggi dire se Caserta farà meglio o peggio di Vivarini, se andrà in A, ai playoff o se sarà esonerato dopo poche giornate.

Floriano Noto, a cui non manca certo il fiuto, avrà calcolato tutti i rischi che comporta questa operazione. Nel calcio, passare dagli altari alla polvere è un attimo e lui, mettendoci i soldi e la faccia, lo sa benissimo.

Trovo ingiusto criticare Caserta per il suo recente passato al Cosenza o per il fatto di non avere, in quanto calabrese, un nome altisonante. Dovremo giudicarlo, promuoverlo o criticarlo per quello che farà in panchina. Da oggi Caserta è il tecnico del Catanzaro e rappresenta il presente e forse il futuro.

Il “fantasma” di Seghedoni, beneagurante, lo accompagnerà in questa sua difficile e delicata avventura.

                                                                                                                             

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