di SERGIO DRAGONE
Sir Claudio Ranieri, uno dei più amati e apprezzati allenatori del calcio europeo, ha compiuto 70 anni. L’evento è stato celebrato su tutti i media sportivi italiani e all’attuale tecnico del Watford sono piovuti auguri e congratulazioni da tutti i club che ha avuto l’onore di guidare.
La città di cui Ranieri è cittadino onorario sembra non essersene accorta. Sarà che il lockdown ci ha un po' impigriti e reso distratti. Sarà per quelle dannate nuvole che sembrano incombere sulla Città e rendono tutto così difficile, anche le cose più semplici e banali. Non stupiamoci più di tanto. Anche le celebrazioni sottotono del Cinquantesimo anniversario della prima promozione in A e alcune innocenti distrazioni in occasione dell’addio al mitico medico sociale dell’US, l’indimenticabile Geppino Martino, ci restituiscono un’immagine stanca di una Città poco attenta alla sua storia sportiva.
Si obietterà, non senza ragione, che ci sono problemi molto più seri, legati alla crisi economica determinata dal Covid, alla disoccupazione, alla qualità della vita. Eppure, in questa sottovalutazione della storia sportiva cittadina c’è qualcosa di più profondo e che ha a che fare con la crisi che la Città – lo si voglia ammettere o no – oggi attraversa.
Claudio Ranieri è cittadino onorario di Catanzaro non a caso. Ricordo perfettamente come è nato quell’evento che si deve soprattutto all’intuito e alla fantasia di Antonio Bevacqua, che è stato un sindaco colto e innovativo sia pure nella sua brevissima esperienza alla guida della Città. Ranieri non aveva ancora vinto la Premier League con il suo miracoloso Leicester quando Bevacqua, che in gioventù è stato animatore dei primi club giallorossi, ha buttato lì la proposta. La fortuna ci ha aiutati (oppure noi abbiamo portato fortuna al Leicester, fate voi) e Ranieri, che già aveva accettato il riconoscimento in uno fitto scambio di mail con chi scrive, è diventato per tutto il mondo King Claudio, l’uomo che si era intestato una delle più belle imprese sportive di tutti i tempi.
E’ ancora bello ricordare oggi quella giornata di giugno, costata tanta fatica, divisa con l’infaticabile assessore allo sport dell’epoca, Giampaolo Mungo, e con l’allora presidente del Consiglio comunale Ivan Cardamone, senza dimenticare il supporto economico della Camera di Commercio guidata da Paolo Abramo.
Come dimenticare tutta quella gente per strada ad applaudire Claudio, i bambini delle scuole calcio schierati nel cortile e sulle scale di Palazzo De Nobili, le lacrime di commozione del King e della sua Rosanna, l’irripetibile reunion dei protagonisti del glorioso Catanzaro, le televisioni di mezza Italia a riprendere l’evento.
Ranieri non è solo un grande allenatore di calcio. Ciò che lo rende grande agli occhi dei catanzaresi è lo straordinario attaccamento alla nostra città, quella città che lo accolse giovanissimo e dove ha anche trovato l’amore della sua vita. “Ma perché mi date questa cittadinanza? Perché non ero io già catanzarese?”, scherzò, ma fino ad un certo punto, Claudio all’inizio del suo commosso intervento nell’aula consiliare.
Ecco perché celebrare Claudio Ranieri è una questione meno banale di quanto sembri. Il mister che insegna ai campioni come vincere il torneo più importante del mondo, ai giovani catanzaresi può insegnare l’importanza dell’amore per la propria città, l’attaccamento alle radici, l’ottimismo per il futuro. Che non deve mai mancare anche quando ci sono delle dannate nuvole sulla Città. Auguri di cuore, Capitano!
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