Sergio Dragone: "La cartella clinica della Santelli e il volto disumano della politica"

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images Sergio Dragone: "La cartella clinica della Santelli e il volto disumano della politica"
Jole Santelli
  24 gennaio 2020 16:58

di SERGIO DRAGONE

La politica ha un aspetto spietato. Rino Formica, uno dei protagonisti della stagione craxiana, sosteneva senza troppi giri di parole che la politica è sangue e merda. Ma la politica può avere anche un volto disumano e cinico, celato dietro una maschera bonaria e sorridente. E’ magari il volto di un’anonima parlamentare di provincia che usa le parole come acido muriatico da sparare negli occhi degli avversari, che cerca avversari mille volte più grandi di lei nell’impossibile tentativo di alzarsi a quei livelli.

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Lo ha fatto, con una rozzezza impressionante, per impedire che a Bettino Craxi fosse intitolata una piazza in una bella cittadina del Reventino. Chissà se avrà avuto modo di vedere il poetico e drammatico film di Gianni Amelio, Hammamet, in cui emerge – senza alcuno sconto per le vicende politiche e giudiziarie – la sofferenza e il dolore del leader esiliato. Chissà se avrà provato emozione e qualche senso di colpa per certi giudizi sparati con superficialità esasperante.

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Oggi, con lo stesso spietato cinismo, si addentra nella sfera più riservata e intima di una persona, la salute, gelosamente protetta dalla morale prima e dalla legge poi. Chiedere alla candidata alla presidenza della Regione, Jole Santelli, di rendere pubblica la sua cartella clinica non rappresenta solo una violazione del codice della privacy, ma piuttosto il punto più basso in cui la povera politica calabrese è caduta nell’ultimo quinquennio.

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L’obiettivo, nemmeno tanto mascherato, era quello di fare apparire la Santelli un candidato debole e, cosa ancora più abominevole, un candidato precario, fortemente condizionato dal suo stato di salute.

Jole Santelli non ha utilizzato la sua vicenda personale per attirarsi simpatie o assumere atteggiamento vittimistici. Ne ha parlato solo su sollecitazione di alcuni giornali nazionali, con fierezza, senza cercare compassione. Questa è l’impressione che ne ho ricavato leggendo le interviste di Alessandro De Angelis e Antonello Caporale.

A giudicare dai chilometri macinati in questa campagna elettorale-lampo, non sembrerebbe che la malattia le sia stata di intralcio. Al contrario, sembra averla resa meno spigolosa, più matura, più profonda, più disponibile al confronto, più sensibile verso le sofferenze degli altri.

Non so se Jole Santelli sarà eletta, lo decideranno i calabresi domenica senza bisogno di consultare la sua cartella clinica. Resterà, peserà per sempre su questa brutta campagna elettorale la dimostrazione che Rino Formica aveva ragione.

 

 

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