Sergio Dragone: "Perché Jova ha battuto Muccino, la passione e la gioia contro la cinica iper professionalità"

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images Sergio Dragone: "Perché Jova ha battuto Muccino, la passione e la gioia contro la cinica iper professionalità"

"Il video di Lorenzo esordisce con 120.000 visualizzazioni in 24 ore"

  04 giugno 2022 10:53

di SERGIO DRAGONE

La differenza? La passione e la gioia. Jova batte nettamente Muccino, ma non è solo questione di visualizzazioni (anche se 120.000 in 24 ore non sono proprio da buttare via). E’ la felicità che batte la retorica, l’ingenuità che batte la cinica iper professionalità.

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Il video “Alla salute”, girato da Jova tra Scilla e Gerace, è un inno alla gioia di vivere, un tripudio di colori, una festa corale di popolo. Il corto del celebre Gabriele, “Calabria, terra mia”, è invece un prodotto che tende alla perfezione tecnica, ma che non sprigiona emozioni, che percorre vie narrative scontate e incerte, con qualche improbabile licenza linguistica del protagonista (il suo “dove vuoi che ti porto?” è diventato un cult). Niente da dire su Raoul Bova, attore bravissimo che in questa stagione ha sbancato l’auditel con il suo don Massimo, sequel di don Matteo.

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Ma vuoi mettere la carica emotiva di Jova, la sua capacità di intrufolarsi nell’anima calabrese e diventare, sia pure per 4 minuti, “uno di noi”, uno che balla sulla barca dei pescatori di Scilla e poi guida tra i vicoli di Gerace la banda e i giganti di cartapesta!

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Sarà che Scilla è il mio luogo dell’anima, ma confesso di essermi emozionato nel guardare Jova sulla barca multicolorata e la Chianalea sullo sfondo.

Quello di Scilla è un mare che parla, che racconta, che emana suoni misteriosi, che custodisce segreti.  Si può restare per ore, incantati, a guardare il frangersi delle onde sulle case della Chianalea, con l’acqua blu cobalto che si insinua tra i piccoli canali che separano le costruzioni. Si sente l’eco

delle grida di leggendarie figure mitologiche nascoste nelle grotte o, più semplicemente, dei richiami pittoreschi che si scambiano sulle imbarcazioni i “cacciatori” di pesce spada.

Ecco, Jova ha capito di trovarsi nel luogo della leggenda ed è riuscito immediatamente a stabilire un feeling con l’ambiente e con la gente.

Il suo volto, in molte riprese, è apparso veramente colmo di felicità. Non fingeva, non recitava. La festa di popolo lo ha conquistato e lui ha restituito, grazie all’accorta regia di Giacomo Triglia, quella carica vitale che nasce dalla tradizione.

La Calabria di Jova è profondamente diversa da quella di Muccino. Entrambe le rappresentazioni mirano a rompere lo stereotipo di terra di mafia e regno dell’arretratezza. Ma mentre il corto di Gabriele contiene una visione patinata, il video di Jova affida ai colori e all’allegria le speranze di una terra e di un popolo. Bravo Lorenzo! 

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