Serrao ribadisce che "c’è una verità brutale sulla vicenda dei lavoratori di Fondazione Betania Onlus, che la loro protesta di dignità passa sotto traccia e che, ad oggi, la “proprietà” della Fondazione è assolutamente immobile rispetto ad un assunzione di responsabilità"
23 novembre 2020 14:52"C’è una verità brutale sulla vicenda dei lavoratori di Fondazione Betania Onlus, che la loro protesta di dignità passa sotto traccia e che, ad oggi, la “proprietà” della Fondazione è assolutamente immobile rispetto ad un assunzione di responsabilità". Lo scrive Alfredo Serrao, presidente Associazione" I Quartieri", che aggiunge: "Abbiamo ormai capito che nella città di Catanzaro esistono proteste di serie A e proteste di serie B, - prosegue Serrao - quelle che possono avere il riconoscimento del palcoscenico, rispetto a quelle a cui è stato riservato lo scantinato, solo perché protestare non piace a chi governa, ma soprattutto a chi, si nasconde dietro lo schermo della proprietà aziendale, questa è Fondazione Betania Onlus".
"La crisi di Fondazione Betania ha certamente una sua radice lontana, - evidenzia - ma questo non delegittima sul piano dell’azione e della responsabilità gli attuali vertici, che non possono disimpegnarsi, a volte per manifesta incapacità, senza indicare il futuro di quella che è stata un eccellenza della città di Catanzaro e che ne resta suo patrimonio. Le istituzioni cittadine e regionali, chiariscano i termini degli eventuali crediti vantati da Fondazione Betania Onlus rispetto alle prestazioni erogate in base ad accreditamenti riconosciuti. Si chiarisca se la riforma del Welfare sia unicamente il problema di cassa della Fondazione tanto da creare una crisi di liquidità per il pagamento degli stipendi, e perché nel richiedere la ristrutturazione del debito non sia stato presentato un “piano industriale” che abbia le caratteristiche della responsabilità e dell’attuabilità".
"Oggi tutta la vicenda ha bisogno di chiarezza, di trasparenza e di tempi riconosciuti e ristretti. Bisogna indicare ai lavoratori - chiosa Serrao - quale destino li attende senza essere ancora trattati come “carne da macello”. Bisogna che anche le famiglie dei degenti, quelli che garantiscono la cassa, abbiano contezza sugli standard assistenziali, dove pranzare sempre con i fichi secchi, non è garanzia certificabile, per come non sembra certificabile in termini positivi una sanità dove chi governa (?) proviene dalla selezione delle figurine Miralanza, giustifica le inadempienze con il Covid, anche perché continuando a mettere la polvere sotto il tappeto, la crisi non si risolve, mentre primo o poi finirà o la polvere o il Covid…"
"Bisogna soprattutto capire cosa farà la proprietà di Fondazione Betania Onlus, la Curia cittadina, se intende assumersi una responsabilità gestionale diretta e attiva, oppure se è ormai giunto il momento di considerare che l’esperienza assistenziale e sociale rappresentata da Fondazione Betania è ormai conclusa. Crediamo che ormai ci si trovi ad un bivio: continuare o chiudere. Prendendo in prestito le parole di S.E. l’Arcivescovo Vincenzo Bertolone, - conclude il presidente dell'associazione - quando parla dei tanti problemi irrisolti per mancanza di volontà nella nostra terra: “…e la Calabria, un po’ alla volta, inesorabilmente muore”, ci permettiamo di aggiungere: anche Fondazione Betania inesorabilmente muore…quando non c’è un assunzione di responsabilità!".
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