di ALFREDO SERRAO*
Sulla vicenda degli Swap della provincia di Catanzaro, ormai pesantemente ad un passo dal dissesto finanziario, in queste ore in presenza di un “silenzio” generalizzato imbarazzante della politica che conta, c’è solo la voce del presidente Sergio Abramo, costretto dai fatti ad una narrazione, quella che sembra parziale. Che la situazione sia complessa e che possa avere retroscena ancora più preoccupanti, lo si desume da un virgolettato proprio di Abramo: “(…) Da quanto emerge da approfondite analisi tecniche di esperti finanziari internazionali che hanno assistito l’Ente in questa fase di analisi, le banche hanno indotto in errore l’allora dirigente della Provincia in quanto non esistevano scenari di guadagno per la Provincia con questa operazione, nel lungo periodo, indipendentemente dall’andamento di mercato, la Provincia avrebbe comunque pagato ingenti interessi senza possibilità di ottenere un risultato positivo (…)”.
Il presidente Abramo ipotizza un possibile “dolo” consumato in danno dell’Ente da parte degli istituti bancari, facilitato dalla mancata conoscenza (?) dell’allora Dirigente del settore, ma dimentica di dire che la determina fu autorizzata da una “delibera” di Consiglio che nei fatti autorizzava l’operazione. C’è tuttavia da valutare se il principio dell’autotutela in base al quale è stato disposto l’annullamento dei derivati, sia come termine temporale giustificato a distanza di 15 anni? Così come bisogna capire se le comunicazioni per il mark to market ricevute negli anni hanno suscitato mai un dubbio, quello che oggi sembra legittimo? Al netto di tutto ed indipendentemente dalle responsabilità da accertare, c’è un dato incontrovertibile che noi avevamo denunciato, che l’Ente provincia non è in grado di pagare gli stipendi dei suoi dipendenti.
E’ chiaro che noi non auspichiamo il verificarsi del dissesto finanziario, un evento tragico rispetto al quale però il presidente Abramo deve fare un operazione di verità fino in fondo, senza la proliferazione di un linguaggio che non dice nulla e partendo dal principio che la politica è anche decisione e quindi responsabilità.
Dal 2007 anno in cui fu costruita l’operazione derivati ad oggi, nessuno può dichiararsi estraneo quantomeno in termini di mancata attenzione. Non lo può dire la politica propriamente detta e nemmeno la governance tecnica-amministrativa, quei dirigenti che oggi sembrano essere stati superficiali, distratti, e forse tratti in inganno. In tal senso l’illegittimità della Determinazione dirigenziale n.36 del 31.05.2007, invocata dal presidente Abramo si scontra con la ratifica operata dall’allora Consiglio Provinciale, una responsabilità certamente politica che potrebbe collidere con le tesi e le procedure oggi attuate.
La liturgia della rappresentazione del potere e della mitizzazione degli uomini e delle donne che hanno fatto la storia della Provincia di Catanzaro nel periodo 2007/2022 oggi ha una battuta d’arresto, perché si scontra con una realtà pesante dove la responsabilità politica è indubbia e diffusa, anche per l’alternanza di diverse maggioranze, ma nei fatti annulla senza diritto di replica il Magnificat recitato fino ad oggi dai diversi ascari, le truppe cammellate della realtà catanzarese.
Come abbiamo detto nessuno può dirsi estraneo, tutti i presidenti che da Traversa in poi hanno governato la Provincia di Catanzaro, per una responsabilità di conoscenza ed un legittimo dubbio che avrebbe dovuto indurli, prima di oggi, ad una riflessione ed una analisi oggettiva dei costi e dei benefici dell’operazione swap. D’altronde è altrettanto vero che nel 2012 la Guardia di Finanza di Milano e la Procura della Repubblica di Catanzaro avevano acceso i riflettori sulle operazioni di derivati sottoscritte dalla Provincia di Catanzaro e su una presunta commissione di intermediazione pagata ad una società con sede in Liechtenstein.
All’epoca dei fatti ci fu una dichiarazione, riportata dalla stampa dell’ex presidente della Provincia di Catanzaro, l’on. Michele Traversa, che per dovere di informazione riportiamo: “(…)Apprendo dalla stampa di un’inchiesta avviata dalla magistratura su uno swap sottoscritto dalla Provincia di Catanzaro nel 2007, sotto lamia presidenza. È doveroso da parte mia precisare che la decisione di sottoscrivere lo strumento di finanza derivata fu assunta con delibera del Consiglio provinciale del 2 maggio 2007, con l’obiettivo di ottenere vantaggi finanziari per l’Ente. Nell’atto deliberativo, si è dato mandato agli Uffici finanziari di perfezionare le operazioni di swap “per la riduzione dell’indebitamento dell’ente, e di porre in essere tutte le iniziative e gli atti conseguenti e quant’altro necessario al fine di rivedere l’esposizione ai tassi (…) in modo tale che l’Ente abbia l’opportunità di beneficiare dell’eventuale riduzione dei tassi di interesse nel pieno rispetto della normativa vigente in materia di strumenti derivati, in particolare i criteri indicati dal decreto ministeriale del MEF n. 389 del 2003 (…)”.
Ad oggi resta il gusto amaro di una vicenda dai contorni nebulosi, dalle responsabilità politiche probabilmente diffuse e che impone una riflessione sulle capacità amministrative dei diversi Enti locali e su quella mancanza di trasparenza e di comunicazione che sono il vero elemento di rottura fra i cittadini e le istituzioni.
*presidente Associazione I Quartieri
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736