Un film o un docufilm. E’ questo l’auspicio che si è levato ieri durante la presentazione del libro “Una rosa per Teresina” nella sala consiliare del Comune di Sersale, scritto da Emilio Grimaldi ed edito dalle Officine editoriali di Marco Marchese. “Senza nulla togliere a Sersale, come a Belcastro o a Petilia Policastro (i paesi dove fino ad adesso è stato presentato, ndr) questo libro merita un palcoscenico più nazionale perché questa non è solo una storia della provincia di Catanzaro o calabrese, ma riguarda l’Italia intera. D’altronde la stesura si presta agevolmente, grazie alla bellezza della scrittura dei luoghi e dei personaggi”, ha dichiarato Luigi Stanizzi, direttore del Burc e decano del giornalismo calabrese. A completare la vastità e la profondità degli argomenti e dei nuclei contenutistici del romanzo storico ci ha pensato la dirigente scolastica Maria Brutto che, leggendo alcuni passi, ha estrapolato alcune cifre stilistiche e drammatiche della letteratura occidentale, come l’Antigone di Sofocle, come lo spirito delle leggi di Immanuel Kant, il pregiudizio lombrosiano culturale a cavallo tra l’800 e il ‘900 e la tecnica del flashforward (la prolessi dei fatti che avverranno in futuro, ndr).
Una serata, una presentazione, anzi un dibattito egregiamente condotto dal giornalista Pasquale Scalise, che ha visto la partecipazione oltre che dell’autore e dell’editore, di Alcide Lodari, nipote diretto di Teresina Lucà (peraltro curatore della documentazione storica del libro), protagonista della triste vicenda che l’ha vista rinchiusa in manicomio nel 1916 con giustificazioni strumentali, quali: “l’indebolimento mentale” che ha puntato l’indice sul “pregiudizio” di quegli anni contro la donna. “Le donne non potevano permettersi di vivere da sole, senza marito, padre o fratelli. È questo il più grande pregiudizio che ha colpito le donne nel secolo scorso. E trapela in sottofondo in tutto il romanzo. Questo libro – ha continuato Serafina Pettinato, assessora alla Cultura del comune di Sersale - ti permette di calarti nei personaggi e di vivere e soffrire insieme a loro. Non è da tutti gli scrittori riuscire a trasmettere simili emozioni.” A questo punto il dubbio, sul perché e soprattutto su chi ha permesso tale scempio di una donna e di una figlia, l’ha chiesto il giornalista Stanizzi. “Non è accusando che si raggiunge la giustizia. La giustizia o la vendetta non riusciranno mai a colmare il vuoto del passato. Solo il perdono e l’amore travalicano il tempo frazionato tra passato, presente e futuro. L’amore supera gli steccati a cui ci abituiamo vivendo e si relaziona solo con lo spirito dell’infinito a cui siamo diretti”, ha risposto l’autore. Una tesi, sposata, come hanno rammentato il nipote e l’editore, fin dall’inizio del progetto di stesura. Parole che hanno commosso don Giovanni Scarpino il quale, intervenuto, ha rispolverato la massima di San Massimiliano Kolbe: “L’amore crea”, mentre l’odio, d’altro canto, distrugge. Non potevano mancare i saluti istituzionali del neo sindaco Carmine Capellupo che ha rimarcato il principio fondamentale della cultura in una società civile, obiettivo che è alla base anche della sua amministrazione.
Un incontro che si è valso di preziosi contributi artistici. Come la pregevole “Ballata per un matto”, interpretata da Michele Stanizzi, e “Teresina”, il commovente brano scritto dal cantautore Mario Migliarese dedicato proprio alla storia della protagonista del libro. Infine l’artista e insegnante Giovanna Pingitore ha donato ad Alcide Lodari una tela realizzata seduta stante durante la presentazione: l’abbraccio tra Teresina e sua figlia Iolanda che è stata costretta ad abbandonare una volta rinchiusa in manicomio alla tenera età di otto anni.
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