Durante l’evento conclusivo svolto presso il Chiostro di San Domenico a Lamezia Terme giovedì 28 marzo 2024, l’Associazione per la Ricerca Neurogenetica (APS) ha presentato il monitoraggio del progetto.
Il Presidente dell’Associazione per la Ricerca Neurogenetica, Antonio Laganà ha aperto i lavori salutando i presenti ricordando che il progetto Caffè Alzheimer era già partito nel 2014 e che questo progetto finanziato dalla Regione Calabria ha dato la possibilità nell’anno previsto dal bando di aprirsi anche ai comuni dell’ambito territoriale.
I saluti istituzionali prima della relazione tecnica di consuntivo sono stati effettuati dal Sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro e dal Sindaco di Maida, Galdino Amantea, accompagnato dall’Assessore alle politiche sociali della sua amministrazione, Maria Concetta Pileggi.
In particolare il sindaco di Lamezia ha ricordato la prossima riapertura del teatro del Parco Peppino Impastato che ritornerà fruibile e quindi riutilizzabile dall’Associazione per la Ricerca Neurogenetica che ne aveva fatto uso prima dei lavori di ripristino.
Toccante l’intervento di una “cargiver” (familiare che accudisce persona non autosufficiente) la Professoressa Maria Pileggi, che ha parlato dell’importanza dei Caffè Alzheimer, “che sono riusciti ad assistere ed ascoltare contrastando la totale assenza delle istituzioni”.
Dettagliato il resoconto delle attività grazie alle relazioni della Dott.ssa Teresa L. Dattilo, Assistente Sociale e della Dott.ssa Valentina Laganà, Psicologa Psicoterapeuta.
Dalle suddette relazioni, corredate di grafici esplicativi, è emerso che:
1. i beneficiari del servizio hanno percepito il “Caffè Alzheimer” come luogo in cui migliorare le relazioni amicali e l’umore, contrastando così la solitudine,
2. hanno percepito il servizio come unica eccezione alla totale assenza delle Istituzioni per questa categoria di persone,
3. hanno percepito la possibilità di uscire dagli schemi consueti di assistenza, sperimentando, tra l’altro, momenti di formazione online
4. hanno percepito la possibilità di ottenere indicazioni su come e dove ottenere una corretta diagnosi, telefonando allo sportello di ascolto.
La realizzazione di questo progetto ha tenuto conto delle difficoltà incontrate dai familiari e dai pazienti durante il periodo di Pandemia da Covid ed ha implicato una programmazione ed un lavoro interdisciplinare che ha coinvolto vari Stakeholder: Ambito Territoriale Sociale, Distretto Sanitario Provinciale, Enti del Terzo Settore e gli stessi Familiari.
Il progetto, ha dimostrato come sia possibile creare un sistema di protezione sociale, adattando e riorientando il Welfare verso un sistema di Sanità Comunitaria in cui il Terzo ed il Quarto Settore, (rappresentato quest’ultimo dai fruitori), si mobilitano diventando risorse del sistema stesso.
Dalle relazioni della Dott.ssa Dattilo e Dott.ssa Laganà alcune criticità comunque sono state rilevate
· la difficoltà tra gli stakeholder di trovare linguaggi comuni (linguaggi istituzionali, amministrativi, burocratici);
· la difficoltà delle famiglie di superare la paura di “uscire allo scoperto”;
· la difficoltà dei cittadini di superare una visione meramente assistenzialistica della salute;
· la difficoltà di tutti noi di accettare nuove modalità di cura come la teleassistenza.
Tuttavia gli esperti dell’Associazione, durante questo progetto hanno sperimentato che si possono accorciare le distanze tra operatori socio-sanitari e beneficiari e quanto questo possa determinare un buon impatto tra costi e benefici.
L’obiettivo per il futuro è quello di veicolare la consapevolezza che riuscire a raccordare interventi di natura sanitaria con interventi di natura sociale, non solo è possibile, ma rafforza l’efficacia di entrambi i sistemi.
Nel dibattito attuale sulla Sanità pubblica, si è evinto dalla relazione finale, la posta in gioco è quella di individuare un accettabile equilibrio fra il contenimento dei costi ed il presidio delle tutele sociali, fra l’apertura al privato e la difesa del principio di equità.
Un’altra considerazione evidenziatasi è quella che, nella realizzazione dei bandi come questo ad esempio, sarebbe bene che la Regione possa avvalersi di tecnici ed operatori del settore che hanno già operato e che conoscono bene il territorio e gli argomenti trattati in modo da dare contributi positivi alla stesura del bando evitando storture e burocrazia inutile che non serviranno al successo del progetto da realizzare.
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