"La notizia che il prossimo 29 febbraio saranno licenziati i 70 infermieri che erano stati chiamati a coprire i paurosi vuoti del settore al Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria, con le conseguenze, come si può immaginare, devastanti che ne deriveranno, dimostra ancora una volta come il commissariamento della sanità calabrese sia un clamoroso fallimento". Lo sostiene, in una nota, il senatore di Forza Italia Marco Siclari.
"Non è certo colpa del generale Cotticelli - aggiunge - ma semmai, come diciamo ormai da più di due anni, è proprio lo strumento commissariale a non funzionare o meglio a funzionare male. Nel senso che, com'è concepito, si limita, grazie anche al pestifero Decreto Sanità Calabria, a produrre solo ed esclusivamente tagli lineari dei costi, soprattutto delle risorse umane, tecniche e tecnologiche, che, invece, dovrebbero essere potenziate. Come si fa a curare un malato se gli riduciamo i farmaci ed il personale che lo cura, medici, infermieri e tecnici di laboratorio? Così mai possiamo immaginare di migliorare l'assistenza sanitaria ai calabresi se tagliamo le risorse umane che debbano prestare quell'assistenza che ancor prima che sanitaria è umana e solidale? Da oltre due anni sosteniamo l'assurdità del commissarimento della sanità in Calabria ed oggi la nostra battaglia trova conferme e forza nel pensiero della neogovernatrice Jole Santelli, che ha già detto in modo chiaro ed inequivocabile che la strada da seguire deve condurre la Calabria fuori dal commissariamento: la salute dei cittadini calabresi deve venire prima della gestione economico-finanziaria o meglio la gestione economico-finanziaria deve servire prima di tutto per curare le persone al meglio e non per offrire cure nei limiti del possibile". "I calabresi sono italiani - dice ancora Siclari - e come tali hanno diritto di essere curati secondo i Livelli essenziali di assistenza e secondo standard nazionali praticati in tutte le altre regioni. Senza risorse economiche ed umane, lo Stato inganna i calabresi, li mortifica e li costringe a non curarsi o a sobbarcarsi costi esorbitanti per curarsi fuori regione, senza che sia così mai possibile uscire dal commissariamento. Perché i tagli cruenti che si applicano alla sanità calabrese alimentano solo i costi dell'emigrazione sanitaria, che oltre che divenire il circolo vizioso del cane che si morde la coda, svilisce la dignità dei malati e delle famiglie che li assistono".
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