“Nell’era dei social network e degli smartphone infatti tutti i genitori sono alle prese con un fenomeno inedito: figli nativi digitali, cresciuti con uno schermo davanti fin da bambini, con uno smartphone a disposizione almeno da quando hanno dieci anni, e un utilizzo dei social network ben prima dei limiti di legge”.
Ad affermarlo è Sarah Yacoubi, Referente regionale dell’Associazione protezione diritti e libertà privacy APS.
“Abbiamo sbagliato a mettere in mano ai nostri bambini uno smartphone senza aspettare che crescessero”. Su questo presupposto – che ha il pregio di assolvere i genitori, la scuola e la politica dall’essere in qualche modo causa dei problemi dei ragazzi – in molti Parlamenti ci si sta muovendo per una stretta.
Una legge ad hoc per limitare l’accesso dei minori ai social. Davanti all’emergenza che le ricerche scientifiche e i fatti di cronaca evidenziano circa i danni prodotti dall’uso di smartphone e social sin da piccoli, occorre una norma che indichi espressamente il limite di età con riferimento all’apertura di account, profili e simili. Non è sufficiente, invece, intervenire sulla soglia minima per dare il consenso al trattamento dei dati da parte dei servizi digitali: alzare la norma sul consenso potrebbe essere inefficace, visto che alcuni operatori on line ricorrono già ora a basi giuridiche diverse dal consenso per aprire le porte ai più piccoli, anche a quelli di età inferiore ai 14 anni e cioè all’età richiesta dal codice della privacy per il consenso dei minori ai trattamenti di dati dei servizi digitali.
Serve una grande campagna di comunicazione e informazione, che combinata con gli sforzi già esistenti in termini di educazione digitale, possa far comprendere a genitori e figli la ratio dei divieti e delle limitazioni che vengono loro imposti.
Persino Elon Musk, che è proprietario di X, l’ex Twitter, ha detto che il suo consiglio ai genitori “è limitare l’uso dei social media nei piccoli perché sono strumenti pensati per massimizzare la dopamina” e creare dipendenza. È importante che si apra una vera discussione sui giovani di questo paese e sugli effetti dei social; una discussione senza steccati, senza preconcetti, senza casacche di partito. Che abbia un solo scopo: il benessere dei nostri figli”.
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