"Senza un Welfare efficace non si rimuovono gli ostacoli che impediscono alle persone di superare le difficoltà materiali e, al contempo, si limitano il protagonismo e la partecipazione delle fasce sociali più svantaggiate alla vita politica, incidendo negativamente sulla qualità della democrazia. Eppure, in Calabria la riforma del settore tarda a tradursi in azioni tangibili e concrete".
Lo dice il consigliere regionale Francesco Pitaro, commentando la decisione del Consiglio di Stato che - in linea con quanto precedentemente espresso dal Tar - ha respinto il ricorso proposto dal Comune di Catanzaro avverso la 'riforma del Welfare' approvata nella scorsa legislatura, mettendo fine al contenzioso avviato dall'Ente comunale nei confronti della Regione Calabria. "È dunque - aggiunge Pitaro - finalmente archiviata la querelle tra amministrazioni pubbliche che invece di impiegare energie, tempo e denaro in diatribe che hanno sortito solo ritardi nei processi di sviluppo delle politiche sociali regionali e disagi alle fasce più deboli della popolazione, dovrebbero attenersi al principio costituzionale di sana e leale collaborazione".
Sottolinea il consigliere regionale: "Preso atto della decisione del Consiglio di Stato, ora più che mai è necessario proseguire speditamente verso la reale e omogenea applicazione della legge regionale 23/03 sul territorio calabrese. La Calabria registra un forte ritardo rispetto alle altre regioni per quanto riguarda i livelli essenziali di assistenza, pertanto la spinta verso la riforma rappresenta un'occasione fondamentale per giungere alla realizzazione del Welfare locale e di prossimità, in cui il principio di sussidiarietà trova la sua piena espressione permettendo la garanzia dei diritti di cittadinanza. Il ruolo di programmazione della Regione - auspicare Pitaro - deve tendere a un'attenzione sempre maggiore verso il rinforzo organico dei servizi sociali, che devono essere messi nella condizione di agire come antenne del territorio utili a garantire un adeguato sostegno a una popolazione sempre più bisognevole di cura e assistenza".
Per Francesco Pitaro: "Gli enti locali vanno sostenuti ma, allo stesso tempo, è necessario ricorrere ai poteri sostitutivi nei confronti degli Ambiti che si rendano protagonisti di gravi inadempienze o ritardi che possano pregiudicare l'esigibilità dei diritti sociali e civili delle fasce deboli, nonché dei lavoratori del comparto sociale. Gli Ambiti Territoriali devono onorare i propri impegni, provvedendo con regolarità alla liquidazione delle spettanze dovute alle strutture socio-assistenziali che, attraverso enormi sacrifici, hanno sempre continuato a garantire i servizi alla persona".
Conclude Pitaro: "La vera riforma va ancora completata. E va costruita sui territori attraverso uno sforzo congiunto che deve avere come protagonisti i Comuni, i servizi sociali, il Terzo settore, gli stessi cittadini fragili e le loro famiglie, per attivare percorsi partecipati che siano concretamente rispondenti ai bisogni del territorio in termini promozionali e non meramente assistenziali".
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