di AURELIO FULCINITI
Con una nota praticamente scritta quasi di nascosto, l’Università Magna Graecia, nella persona del Magnifico Rettore, Giovanni Cuda, e della direttrice del Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Sociologis, prof.ssa Aquila Villella, comunica senza freddamente che la facoltà di Sociologia sarà trasferita al Campus. Inopinatamente, c’è da aggiungere.
Certo, chi sperava che l’Ateneo potesse riaprire un rapporto con la città grazie a un Rettore “catanzarese” con questa decisione repentina e senza logica in quanto presa senza ascoltare il parere di nessuno e in primis della comunità locale e dell’Amministrazione comunale, davanti a una situazione del genere può ritenersi, ipso facto, miseramente deluso.
Il Comune, davanti a una situazione del genere è apparso silente, per non dire assente, e non solo perché è stato messo davanti a una decisione presa in maniera totalmente indifferente nei confronti dell’intera città – nessun quartiere escluso e nel caso in specie il Centro Storico – abbassando il livello dei rapporti con le comunità e le istituzioni cittadine, facendole apparire di fatto ininfluenti e inesistenti.
In questo senso c’è da chiedere al Magnifico Rettore e alle varie cariche più rappresentative dell’Ateneo: che senso vogliamo dare ai futuri alloggi dell’ex Scuola “Chimirri” se con rapida azione, portata quasi nottetempo, some se si avesse qualcosa da nascondere, si elimina l’unica facoltà universitaria al momento esistente nel Centro Storico?
In mancanza di proposte nuove e spogliando una parte della città di quel poco che è rimasto a livello universitario, viene in mente una provocazione: ma le battaglie portate aventi contro la strategia dell’Unical per porre le basi di una nuova facoltà di Medicina non saranno state inutili e con il senno di poi ci toccava tifare contro? O un’università ormai divenuta “terra di conquista rischia di cambiare luogo o denominazione? Davanti a un trasferimento di facoltà assurdo per i modi e per i tempi, i “cattivi pensieri” stanno sempre in agguato e un’Università che non riesce o non vuole riempire di fatti concreti i rapporti con il nucleo storico della città non lascia per niente tranquilli. Il futuro al momento è fatto solo di parole, di poche parole, e questo nuoce, nuoce parecchio.
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