Soldi al giudice per scarcerare affiliati al clan Bellocco: la difesa dell'avvocato Veneto valuta l’abbreviato

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Armando Veneto
  20 gennaio 2021 16:01

di EDOARDO CORASANITI


La difesa di Armando Veneto ha preannunciato la possibilità di optare per il rito abbreviato all'interno del processo che lo vedo coinvolto con l'accusa di corruzione nei confronti del giudice Giancarlo Giusti, per fatti di 12 anni fa. 

Stessa situazione anche per Domenico Bellocco classe 1977 (difeso dall'avvocato Gianfranco Giunta), , Vincenzo Albanese  classe 1977 (difeso dall'avvocato Antonio Capua), e Armando Veneto, avvocato, classe 1935 (difeso dagli avvocati Clara Veneto e Giuseppe Milicia). Le loro posizioni verranno affrontate nuovamente il 23 giugno prossimo. 

Restano in ordinario e torneranno in aula il prossimo 19 febbraio, Vincenzo Puntoriero classe 1954 (difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Vincenzo Cicino), Gregorio Puntoriero  classe 1979 (difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Vincenzo Cicino), Giuseppe Consiglio classe 1970 (difeso dall'avvocato Letterio Rositano) e Rosario Marcellino.

Nello specifico, secondo l'accusa della Dda, in concorso tra loro e con i sei imputati già condannati in abbreviato nel 2016, avrebbero dato o comunque fatto dare ben 120 mila euro (40mila euro ciascuno) al giudice Giusti, per indurre quest'ultimo, in qualità di magistrato componente del collegio del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, quale giudice relatore ed estensore, su sua stessa richiesta in tal senso ai collegi del collegio giudicante, a ribaltare le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria il 10 agosto 2009, così favorendo Bellocco Rocco, Gallo Rocco Gaetano e Bellocco Domenico. Da qui il reato di corruzione in atti giudiziari, aggravato dall’art. 416 bis .1 cp, a carico degli indagati attuali, che ovviamente potranno difendersi nelle sedi opportune dalle accuse legate a episodi commessi a Reggio CalabriaPalmiRosarno tra il 10 e il 27 agosto 2009

Già nella prima fase dell'inchiesta era spuntato il nome di Armando Veneto, tra i più noti legali d'Italia, ma poi gli inquirenti lo avevano ritenuto estraneo al patto corruttivo finalizzato alle facile scarcerazioni sulle quali, all'epoca, aveva indagato l'allora procuratore aggiunto della Dda, Vincenzo Luberto, a parere del quale l'avvocato Veneto neanche avrebbe fatto valere la propria competenza forense, in vista del Tribunale del riesame davanti al quale aveva difeso i Bellocco.

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A ottobre scorso l'avvocato Veneto è venuto a conoscenza della richiesta di rinvio a giudizio e ha affermato che "non mi sorprende perché è il segno dei tempi che l'ufficio del PM per procedere nei miei confronti sovverta il valore delle prove di innocenza come tali valutate nel 2014 dalla stessa Procura di Catanzaro e dai Giudici che le hanno esaminate nelle fasi cautelari e di merito del processo 'Abbraccio'. Tant'è; ma non basterà la singolare idea dell'ufficio procedente ad oscurare verità e ragione. Né ad intimidirmi. Mi difenderò nel processo non solo utilizzando le prove dell'innocenza già acquisite e contenute da quasi un decennio nel fascicolo. Ma dimostrando anche i fatti ulteriori che con il mio interrogatorio avevo offerto e che l'accusatore ha ignorato".

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