"La Sorical ci ha sottratto 200 milioni e Occhiuto chiude un occhio. I Calabresi pagheranno i debiti di Veolià". Il Codacons ha chiesto alla Procura "di porre fine e sanzionare, duramente, il comportamento della Regione"
16 giugno 2022 21:31“Abbiamo provato a scoperchiare quello che riteniamo essere un vero e proprio vaso di Pandora, pieno di tutti gli abusi commessi ai danni dei calabresi nella determinazione delle tariffe dell’acqua. Da quello scrigno emerge come le tariffe idriche applicate ai Comuni siano “frutto di un meccanismo “perverso” che finisce per far lievitare il costo dell’acqua" afferma Francesco Di Lieto, vicepresidente nazionale del Codacons che ha già chiesto alla Procura della Repubblica di procedere al sequestro di tutta la documentazione presso gli Uffici Regionali e presso la SoRiCal per scongiurare che tariffe illegittime continuino ad arrecare danno ai cittadini.
"Abbiamo provato a ricostruire la vicenda partendo dal principio – continua Di Lieto – ovvero dalla legge “Galli” che nel riorganizzare il settore idrico, ha stabilito come l’adeguamento delle tariffe dovesse avvenire, nelle gestioni in cui il sistema idrico non era “integrato”, mediante un “metodo normalizzato”. Quindi le leggi 172/95 e 448/98 hanno demandato al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), la determinazione e l’aggiornamento (gli aumenti) delle tariffe nelle realtà in cui le varie fasi del ciclo idrico (acquedotto, fognatura, depurazione) erano svolte in maniera disgiunta. Quindi spettava al Cipe – continua Di Lieto – determinare ed aggiornare le tariffe. In Calabria, fino al 31 ottobre 2004, gli acquedotti regionali sono stati gestiti da enti di diritto pubblico, dapprima dalla Cassa per il Mezzogiorno e quindi dalla Regione Calabria, per cui “la tariffa idrica applicata ai Comuni era determinata prevedendo esclusivamente il rimborso delle spese sostenute per assicurare il servizio”.
“Una procedura personale. E così dovrebbe essere – prosegue Di Lieto – visto anche l’esito del referendum sull’acqua pubblica. “Accade che dall’1 novembre 2004, la gestione degli acquedotti regionali sia stata affidata a So.Ri.Cal. SpA (Società Risorse idriche Calabresi), partecipata per il 53,50% dalla Regione Calabria e per il 46,50% dal colosso francese Veolia. Poiché in Calabria la gestione idrica non era (e non è) integrata, spettava al Cipe determinare gli adeguamenti delle tariffe. Obbligo, del resto, ribadito a più riprese anche dalla Corte dei Conti. Eppure la Regione, nel 2005, ha previsto una personalissima “procedura” per gli adeguamenti delle tariffe da applicare ai Comuni per gli anni 2004-2007. L’aumento per l’anno 2008 è stato determinato direttamente da So.Ri.Cal., mentre quello per l’anno 2009 è stato determinato applicando una nuova “procedura” di adeguamento stabilita dalla Regione". Tutto “illegittimo” sostiene il Codacons.
“Il primo adeguamento delle tariffe idriche stabilito dal Cipe, successivamente all’inizio della gestione So.Ri.Cal., è quello di cui alla delibera 117/2008 con decorrenza 26 marzo 2009. A quella data, però, la tariffa applicata ai Comuni calabresi, rispetto al valore iniziale, aveva già subito – sostiene Di Lieto – un incremento illegittimo ad opera di Regione e SoRiCal del 27% per l’acqua fornita a gravità e del 32% per quella fornita a sollevamento». Una vera e propria truffa per i Comuni e, soprattutto, per i Cittadini. L’applicazione della delibera Cipe 117/2008 avrebbe dovuto ricondurre gli adeguamenti delle tariffe idriche applicati ai Comuni a rispettare le norme vigenti «ed invece ciò non è avvenuto». Si è preferito «spremere i Comuni che, di riflesso, hanno aumentato le bollette destinate a tutti gli utenti… per un servizio, francamente, pessimo”.
“Perfettamente consapevoli. Ad aggravare le cose ecco che, tra i “mali” contenuti nello scrigno mitologico, prende corpo un documento che certifica come Regione e Sorical fossero perfettamente consapevoli della illegittimità delle tariffe richieste ai Comuni e, di riflesso, ai cittadini calabresi e, nonostante ciò, abbiano perseverato in quella che - secondo il Codacons - costituisce una vera e propria truffa. Si tratta di un parere reso dal “Comitato di Consulenza giuridica della Regione Calabria” a firma del Prof. Nicola D’Ascola ed inviato al Dirigente Generale del Dipartimento Presidenza ben due volte, la prima il 3 agosto 2011 e la seconda il 6 febbraio 2012".
"Ebbene il Comitato di Consulenza giuridica della Regione conferma che anche in Calabria bisogna attenersi alle modalità stabilite dal CIPE e quindi alla delibera n. 117/2008. Nel contempo l’Organo di consulenza evidenziava come SoRiCal avrebbe dovuto procedere ai conguagli rispetto alle tariffe, “illegittime”, applicate ai Comuni. Ma evidentemente i costi per le famiglie calabresi non sono mai stati una priorità. Ovviamente se non si tiene conto dei propri Organi consultivi, figuriamoci quanto siano considerate le sentenze, ed infatti la Corte Costituzionale nel 2009 aveva provato a ribadire come la disciplina della tariffa del servizio idrico fosse una “competenza legislativa esclusiva dello Stato”, precludendo quindi tale attività alle regioni”.
"Ma in Calabria quando si tratta di calpestare le leggi e vessare i Cittadini siamo innovativi. Per quantificare le “maggiori somme” fatturate ai Comuni", il Codacons ha quindi effettuato "un calcolo degli adeguamenti tariffari che sarebbero stati ottenuti se fosse stata rispettata ed applicata la normativa vigente”. Considerando, quindi, i volumi di acqua complessivamente erogata, a gravità e per sollevamento, e facendo riferimento a dati ufficiali della Regione Calabria e di So.Ri.Cal., secondo Di Lieto si può affermare che, dall’1 novembre 2004 ad oggi, ci sia stato “un maggiore importo fatturato ai Comuni calabresi di circa 200 milioni di euro”. Di conseguenza ai cittadini sarebbe stato imposto «il pagamento di somme illegittimamente calcolate”.
“A ciò si aggiunge – prosegue il Codacons – che nelle procedure di adeguamento delle tariffe idriche previste dalla Regione sono stati considerati investimenti programmati per circa 124 milioni di euro (periodo 2006-2010) a fronte di investimenti realizzati per circa 55 milioni di euro (periodo 2006-2009). Anche questo è un costo per gli utenti calabresi che sopportano e pagano le perdite di una rete colabrodo”. Per riportare legalità nel costo dell’acqua il Codacons ha chiesto alla Procura della Repubblica di porre fine e sanzionare, duramente, il comportamento della Regione che penalizza, in maniera intollerabile, i cittadini calabresi.
Il Codacons ha formalizzato, inoltre, una “richiesta di ripetizione delle somme ingiustamente corrisposte a So.Ri.Cal. affinché vengano, finalmente, restituite agli utenti le somme che sono stati costretti a pagare dal 2004 ad oggi nel silenzio più assordante”. Ma c’è di più. La Regione Calabria decise di rivolgersi al privato, perché secondo la narrazione in voga, rappresenta l’efficienza e, soprattutto, può garantire capitali per realizzare gli investimenti necessari alla rete idrica. Del resto quanto contenuto nella “Convenzione” sottoscritta il 13 giugno 2003 tra Regione e So.Ri.Cal. SpA, non lasciava dubbi: la Società affidataria poneva a disposizione importi per investimenti per un ammontare complessivo di336.729.891,21 euro ed il socio privato si faceva garante per complessivi 206.582.000,76 euro.
"C’è un però, in Calabria c’è sempre un però. Nel luglio del 2007 la Giunta, presieduta dall’on. Loiero (centrosinistra – perchè quando si tratta di aiutare gli utenti, non ci sono steccati ideologici) decise di concedere a SoRiCal, in via di anticipazione, “contributi quindicennali costanti” che, dal 2010 divennero 3.500.000,00 l’anno, “per consentire la realizzazione degli investimenti previsti dal programma 2005/2009”. Questa legge regionale, la 15/2007, passata nel silenzio generale, rappresenta un unicum – sostiene Di Lieto. Praticamente la Regione ha affidato la gestione dei suoi acquedotti, per trent’anni, al privato proprio perché in possesso di quella disponibilità finanziaria necessaria a realizzare gli investimenti e poi… si concedevano al privato i soldi per realizzare gli investimenti"
"E tutti quei soldi che il privato doveva, per contratto, mettere disposizione che fine hanno fatto? Ovviamente nessuno ha avuto nulla da eccepire neanche di fronte al mancato rispetto della “Convenzione” che avrebbe dovuto comportare la rescissione in danno del privato ed il ristoro a favore della Regione. Tanto pagano i Cittadini. In fondo So.Ri.Cal. aveva tanto bisogno di quei danari tanto da accendere, nel 2008, un mutuo di 240 milioni di euro con la Depfa Bank, sotto forma di derivato finanziario. I derivati o swap si chiamano così perché derivano il loro valore da variabili esterne. Sono operazioni che di solito si costruiscono su un debito. Sul debito si pagano gli interessi, che possono aumentare a seconda di come vanno i mercati".
"Una operazione inspiegabile, vista la disponibilità finanziaria dichiarata da So.Ri.Cal. Inspiegabile finanche per il barricadiero Sergio Abramo, unico a contestare il fatto che il grado di copertura dal rischio si fermava al 50%, chiedendosi chi avrebbe mai pagato gli oneri eventualmente derivanti dal restante 50% che sarebbe rimasto scoperto per un arco di tempo lunghissimo. Il timore del “compagno” Sergio Abramo era quello che tali oneri potessero essere pagati, alla fine, proprio dai cittadini calabresi. Ma i dubbi dell’attuale sindaco di Catanzaro finirono per diradarsi appena sedutosi sulla poltrona di presidente della So.Ri.Cal. Peccato, perché stavolta aveva visto giusto. La Regione concede, quindi, a So.Ri.Cal. le somme. E nel 2015 accade qualcosa di impensabile".
"Nel decreto del Dirigente del Dipartimento Lavori pubblici (n. 6094 del 18/06/2015) vengono riportate le note con le quali So.Ri.Cal., nel richiamare la legge regionale n.15/2007, “al fine di ottemperare agli obblighi di pagamento previsti dall’Accordo di Ristrutturazione del debito sottoscritto con i propri creditori, tra cui la Banca finanziatrice, ha rappresentato la necessità di potere incassare in tempo utile la quota riferita all’annualità 2015, pari ad € 3.500.000,00”. Quindi le anticipazioni che la Regione concede a So.Ri.Cal. servono per ripianare il debito con la Depfa Bank e non per realizzare gli investimenti, così come espressamente previsto dalla legge. In buona sostanza abbiamo pagato i debiti di SoRiCal! A questo punto la domanda appare scontata: come mai i dirigenti che hanno predisposto gli atti fino alla liquidazione delle somme in favore di So.Ri.Cal. non hanno mosso alcuna contestazione? Cioè quello che avrebbero fatto per qualsiasi semplice cittadino senza santi in paradiso".
"In attesa di conoscere le decisioni della Procura su somme erogate per finalità dichiaratamente diverse da quanto previsto, purtroppo, la storia non è finita qui. Vista la generosità della Regione, nel 2016 So.Ri.Cal. chiede addirittura il pagamento anticipato della rata 2016 del finanziamento regionale ex L.R. 15/2007, pari a 3.500.000 euro “al fine di potere disporre delle risorse finanziarie necessarie ad operare il connesso pagamento in favore della Depfa Bank della rata di pari importo scadente al 30.4.2016, dovuta a titolo di rimborso della Linea Anticipi di cui al Contratto di finanziamento sottoscritto da SoRiCal con la medesima banca nel 2008” Questo si legge nel decreto del Dirigente del Dipartimento Lavori pubblici (n.5136 del 6.5.2016); ma si legge anche altro: “il mancato pagamento della rata di cui alla Linea anticipi in favore della banca, legittima la Banca stessa a richiedere la risoluzione dell’Accordo di ristrutturazione dei debiti ex art. 182 bis L. Fall., raggiunto dalla Società con i propri creditori ed omologato dal Tribunale di Catanzaro, con conseguente non auspicabile default societario”; tradotto in parole semplici “tengo famiglia e se non pagate vado a gambe all’aria”.
"Anche questa volta per i solerti burocrati regionali va tutto bene, anche se la finalità è totalmente e dichiaratamente diversa da quella stabilita dalla legge regionale n.15/2007 non c’è problema. Evidentemente i francesi hanno santi in paradiso. E così nel 2017 puntualmente So.Ri.Cal. rinnova le pretese specificando che “il pagamento anticipato della rata 2017 del finanziamento regionale ex L.R. 15/2007, pari ad € 3.500.000” è richiesto “al fine di potere disporre delle risorse finanziarie necessarie ad operare il pagamento in favore della Depfa Bank della rata di 4,652 €, dovuta a titolo di rimborso della Linea Base e SWAP di cui al Contratto di finanziamento sottoscritto da SoRiCal con la medesima Banca nel 2008”.
Dunque i tre milioni e mezzo, che la Regione anticipa a SoRiCal per la realizzazione degli investimenti, servono dichiaratamente “a pagare il mutuo”. E la borsa si aprirà, anche questa volta, con il decreto del Dipartimento lavori pubblici (n. 5602 del 29.5.2017). Un uso disinvolto dei fondi regionali, dichiaratamente contro legge ma avvenuto nell’assordante silenzio generale. Senza contare che il privato avrebbe dovuto rilasciare una “garanzia fidejussoria” per 400 miliardi di vecchie lire nonché realizzare, nei primi quattro anni, investimenti per oltre 190 miliardi di lire".
"Ed allora – prosegue Di Lieto – non solo di quei 400 miliardi di lire che dovevano servire per gli investimenti sugli acquedotti, si sono perse le tracce, “mai ritrovati” affermò l’allora sostituto Luigi de Magistris, ma anche gli investimenti previsti (190 miliardi) a carico del privato non risultano essere stati effettuati. Ho perso le parole, cantava Ligabue. Credo non ci siano davvero più parole per commentare questa vergognosa vicenda – prosegue Di Lieto – proviamo a chiederci: se fosse stato uno dei tanti calabresi in difficoltà con le rate del mutuo a chiedere aiuto, la Regione avrebbe davvero concesso i soldi? In quel caso, ne siamo certi, sarebbe spuntato fuori qualche solerte dirigente o qualche bellicoso consigliere regionale per eccepire, giustamente, che non si possono concedere somme per finalità diverse da quelle istituzionalmente stabilite".
"Ma per SoRiCal non ci sono problemi. Si chiude un occhio e, quando occorre, anche due. Come per i 124 milioni di euro di investimenti fatti pesare in tariffa a fronte di circa 55 milioni di euro di investimenti dichiarati come effettivamente realizzati. Praticamente paghiamo in bolletta investimenti inesistenti. Ma avete sentito un solo sindaco ribellarsi ? E che dire di una tariffa applicata palesemente contra legem che ha determinato a tutt’oggi un maggiore importo fatturato ai Comuni di circa 200 milioni di euro? Avete sentito un solo sindaco ribellarsi?"
“Uso disinvolto dei fondi pubblici. In attesa che la magistratura ci dia delle risposte su quello che appare un uso assai “disinvolto” dei fondi pubblici, non possiamo dimenticare che i decreti della discordia abbiano la firma di un Dirigente, recentemente balzato agli onori delle cronache per via dei ventilatori. Eppure oggi il presidente Occhiuto si preoccupa di liquidare il socio privato. Finendo per regalare altri soldi a chi in Calabria ha solo preso. Caro presidente Occhiuto ed il mancato rispetto della Convenione? E la dignità dei Calabresi costrutti a pagare tariffe illegittime? Prima di passare al nuovo gestore è ineludibile fare chiarezza assoluta sulla gestione della Sorical SpA: ne va dell’interesse dei calabresi tutti. Veolià, infatti, si appresta a lasciarci, dopo che, per tanti anni, ha vessato i Calabresi con investimenti mai effettuati e dopo aver realizzato un piccolo capolavoro. Caso più unico che raro, in Calabria il privato invece di apportare capitali, è riuscito nell’impresa di farsi finanziare dal pubblico per investimenti (che paghiamo in tariffa) mai realizzati. Dal canto loro gli amministratori locali, fedeli ad una sorta di giuramento “omertoso”, sono rimasti silenti e ossequiosi, preferendo spalmare sui propri Cittadini il “profitto del reato”. Intanto Occhiuto pensa alla dote da fornire ad un nuovo carrozzone. Dote che, manco a dirlo, continueranno a pagare i calabresi. A questo punto l’unica speranza è la magistratura contabile – visto il silenzio tombale (e forse interessato) dei consiglieri regionali"
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736