HANNO VINTO LE COSENTINE E I COSENTINI.
Il Tribunale di Catanzaro ha rigettato le proposte di Sorveglianza speciale avanzate nei confronti di Jessica Cosenza e Simone Guglielmelli. Ancor prima della sentenza, anche la PM aveva richiesto in sede di udienza il rigetto della richiesta.
La Questura di Cosenza aveva chiesto l'obbligo di soggiorno nel Comune di residenza nei confronti di due attivisti di "Prendocasa", un movimento della città bruzia attivo per la rivendicazione dei diritti per la casa. Documento che fa da coda con quanto già richiesto nei mesi scorsi ad un altro attivista cosentino.
Tecnicamente il nome della misura è Sorveglianza speciale, "idonea a limitare i suoi spostamenti e a contenere il suo carattere eversivo e ribelle consentendo alle forze dell'ordine un adeguato controllo e prevenire così ulteriori condotte illecite in danno dell'ordine e la sicurezza pubblica ed il suo quieto vivere della collettività", scriveva l'autorità cosentina a due mente. Dentro il burocratese, le storie di Jessica Cosenza (25 anni), Simone Guglielmelli (26 anni), studenti universitari dell'Unical: al primo era chiesta una limitazione della libertà per 5 anni, per la seconda si fa riferimento a un non precisato tempo congruo. Tre pagine in totale che racchiudoevano la proposta. Tre pagine in cui vengono tratteggiati i tratti "ribelli alle regole democratiche” ed "eversivi" di Cosenza e Guglielmelli.
“Una decisione chiara che sbugiarda clamorosamente i vertici della questura di Cosenza. L'attacco si conferma essere stato mosso da una chiara volontà politica di fermare le battaglie sociali presenti nel nostro territorio e coloro che le animano. Silenziare il dissenso, infatti, rappresenta a tutti gli effetti una priorità per la questura di Cosenza e una necessità per tutti quei potentati politico-affartistici che, operando con la connivenza della locale Procura, in Calabria detengono il potere grazie allo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici, alla attenta distruzione del servizio sanitario pubblico e di tutto il welfare regionale”, hanno commentato Cosenza e Guglielmelli.
“Il teorema partorito dalla Questora Petrocca e dal Capo della DIGOS De Marco è semplice: nulla in questa terra deve cambiare e gli interessi criminali dei soliti noti vanno tutelati a costo di soffocare le libertà democratiche di chi denuncia le terribili condizioni in cui siamo costretti a vivere. Questa vicenda ci costringe a porci alcune domande urgenti:
E' accettabile tollerare che il denaro pubblico venga così utilizzato da chi teoricamente dovrebbe fare gli interessi della collettività, mentre di fatto si adopera per architettare questi assurdi procedimenti giudiziari?
Possiamo sopportare che questi pseudo funzionari rimangano indisturbati a capo di una questura della Repubblica? Le conclusioni non possono che essere le dimissioni del Capo della DIGOS De Marco e della Questora Petrocca, reazionari e nemici della democrazia. Se c'è qualcuno di socialmente pericoloso, dopo questa storia i cosentini e le cosentine sanno dove trovarli: in alcune stanze di via Palatucci 8”, si legge nella nota.
“Negli ultimi mesi, la città non ha esitato a sollevarsi schierandosi con convinzione dalla parte delle lotte sociali, dalla parte di chi si impegna ogni giorno per costruire un reale cambiamento, di cui questo territorio ha vitale bisogno. I pochi che, invece, non hanno preso posizione, sperando in un esito differente, al netto dei proclami, si sono confermati essere parte del sistema di cui dobbiamo urgentemente liberarci.
Contro la nuova inquisizione, Cosenza ha risposto in maniera chiara e inequivocabile, svelando il suo volto migliore e questo nessuno potrà dimenticarlo.
Questa vittoria, ci indica la necessità di continuare nella costruzione collettiva di una città più giusta con chi in questi mesi è stato al nostro fianco, perché si restituisca a tutti e a tutte diritti e dignità”, concludono.
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