di GABRIELLA DE LUCA*
La coincidenza di due episodi tragici e violenti, il rogo della palazzina di Via Caduti 16 marzo 1978 con una famiglia decimata e la sparatoria in località Pistoia hanno fatto emergere in tutta la loro drammaticità la difficile situazione che vivono i quartieri a sud della città, tra emarginazione, violenza, distanza sociale, e hanno messo a nudo la mancata attenzione finora riservata dalle istituzioni nei confronti degli abitanti dei rioni popolari, che vivono la frustrante situazione di cittadini di Serie B.
L’Associazione “Terra di confine” da decenni impegnata in progetti volti ad agire contro le situazioni ambientali, strutturali e culturali che generano una esclusione sociale, ritiene che è giunto il momento di favorire il reinserimento delle fasce più deboli nei meccanismi organizzativi e produttivi della città, e di attivare con urgenza e determinazione dei presidi di socialità e di legalità.
La nostra Associazione ritiene che mantenere sacche di povertà sia economica che culturale non sia più ammissibile per una società che si ritiene "civile". Tanto c'è da fare, ma bisogna pur cominciare, questi quartieri sono parte integrante della città, Catanzaro non comincia e non finisce con il centro storico.
Bisogna avere la capacità di trasformare le periferie da criticità in risorse, creare coesioni sociale, questi quartieri hanno la necessità improrogabile di essere recuperati grazie ad una rigenerazione urbana che comprende gli aspetti sociali, con la riqualificazione dei luoghi per giungere ad una rigenerazione umana.
Un’azione coordinata tra Amministrazione comunale, vista la favorevole propensione e l’attenzione che essa rivolge al welfare, e Associazioni del territorio, con possibili interventi di urbanisti e altre professionalità potrebbero finalmente permettere l’integrazione dei quartieri ritenuti difficili nella trama organizzativa, produttiva e sociale della città che ne trarrebbe un incomparabile beneficio.
*Presidente Associazione “Terra di confine”
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