Soverato, settanta minuti di teatro commovente con “In ogni vita la pioggia deve cadere”

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images Soverato, settanta minuti di teatro commovente con “In ogni vita la pioggia deve cadere”

  19 febbraio 2024 14:24

di MARIA PRIMERANO

In scena a Soverato, al Teatro del Grillo, direzione artistica Claudio Rombolà, “In ogni vita la pioggia deve cadere”, protagonisti Leo Gullotta e Fabio Grossi, che ne cura anche la regia, settanta minuti di teatro semplicemente commovente. Il dramma della solitudine, infatti, la paura dell’abbandono, della morte, di dover continuare a vivere, o meglio, a sopportare l’esistenza quando uno dei due verrà a mancare, diventa, nella scena, realtà.

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Papi e Piercarlo sono i due compagni di vita, assieme da sempre, che nella quotidianità si scambiano attenzioni, litigano, trascorrono le proprie giornate nella spensieratezza o anche nel dubbio, come accade a ciascuno di noi. In una casa accogliente, il loro quotidiano è fatto di pittura, gioco alle carte, aiuto ai vicini, telefonate agli amici, pianificazioni del pranzo e della cena, preparazioni in cucina, e poi ancora c’è la visita al farmacista  e non manca quella al negozio di gadget per acquistare il regalo di Natale: un bellissimo carillon in cui il trenino entra ed esce dalla galleria, simpatico pensiero di Piercarlo a Papi in modo che quest’ultimo  possa aggiungerlo alla sua collezione.

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Sono prossime, invero, le vacanze di Natale, e immancabilmente i due si preparano alla festa, con l’acquisto per di più delle camicie a soggetto babbo Natale. Ma sì, loro non si lasciano mancare tenerezze. Dalle palle di cocco al cioccolato, alle camicie. Hanno una predilezione per queste ultime, preferibilmente strane, a fantasia, e le indossano con allegria: c’è quella con gli orsetti, quella con le facce stilizzate, quella col babbo Natale …

Tutto scorre, dunque, nella semplice quotidianità finché un giorno la telefonata del medico arriva come una pioggia, un uragano diremmo, sulle loro teste canute: un referto tac sconvolge la coppia. Piercarlo, più giovane di Papi, e che finora ha temuto di dovere perdere il compagno nell’imminenza vista la differenza di età con quest’ultimo, è ammalato. Il referto parla di adenocarcinoma del pancreas, in altre parole tumore che non perdona e non perdonerà. Piercarlo dunque, non arriverà a Natale.

Una pièce delicata e commovente. Che strappa le lacrime a più di uno spettatore. Una recitazione straordinaria che scava nei sentimenti della coppia, nella loro ironia, nella speranza, nella complicità, nel sorriso, ma anche nei piccoli litigi quotidiani, nelle prese di posizione, nelle piccole azzuffate. Tutto sempre si risolve, ma non quando arriva la terribile diagnosi. La fragilità di Papi viene fuori tutta e tocca l’animo dello spettatore. Piercarlo affronta la prova con determinazione consolando il compagno e pianificandone il futuro. Lui non ci sarà più a sostenerlo, ma ci sarà la sua virtuale presenza, il suo appoggio, il suo amore, al di là dei confini tra cielo e terra. La musica di Ella Fitzgerald porta compagnia ma non basta. La vita, purtroppo non è sempre cielo sereno e prima o poi arriverà anche la pioggia. Bisogna avere un grande ombrello, dunque,  per ripararsi da questa e intanto vivere la vita con rispetto, amore e attenzione.

Lo spettacolo si chiude la notte di capodanno, in cui le due anime, quella oltrepassata e quella rimasta, tra i fuochi d’artificio che impazzano all’esterno, si abbracciano ancora, ambedue vestite con quelle camicie che dovevano celebrare la festa. Teatro gremito in ogni ordine di posto.Bravi. Bravissimi. E grazie per la tanta delicatezza. Le scene sono  di Alessandro Chiti, il disegno luci di Umile Vainieri, le musiche di Germano Mazzocchetti, il coordinamento tecnico Eva Sabell, la produzione di TSA/Stefano Francioni Produzioni/ Argot Produzioni e le foto di Tommaso Lepera.

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