Spaccio nella “Catanzaro Bene”, l’avvocato Corea non era un pusher: ridimensionate e prescritte le accuse

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images Spaccio nella “Catanzaro Bene”, l’avvocato Corea non era un pusher: ridimensionate e prescritte le accuse

  25 maggio 2022 17:42

di EDOARDO CORASANITI

Se ancora qualcuno si chiede ancora perché la riforma Cartabia sia intervenuta a gamba tesa sul rapporto tra stampa e presunzione di innocenza, il caso di Gennaro Corea può fornire qualche indizio: avvocato, 35 anni, finito su tutti i giornali e in carcere con l’accusa di essere assuntore, pusher ma anche un buon cliente per chi portava la droga da Isola Capo Rizzuto. Foto di barche e intercettazioni equivoche, rapporti con forze dell’ordine e grandi quantità di cocaina: la “Catanzaro bene” era nuda e Corea uno dei suoi attori protagonisti, con il compito di distribuirla negli ambienti più esclusivi della città. Era la mattina del 24 febbraio 2014 e l’operazione “All inclusive” porta alla luce una presunta un’organizzazione dedita al traffico di droga, con l’aggiunta di episodi di rapine ed estorsioni: l’indagine riporta 23 persone ritenute responsabili della gestione del narcotraffico nel capoluogo calabrese, con canali di rifornimento in tutta la regione. Molti di loro verranno condannati nelle varie articolazioni processuali. 

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Dopo otto anni, la parola fine alla vicenda giudiziaria che riguarda l'avvocato Corea: riqualificazione dei fatti in episodi di lieve entità e di conseguenza prescrizione, dovuta all’eccessivo trascorre del tempo e allo sgretolamento dell’accusa iniziale che lo vedeva inizialmente indagato per “associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope” (articolo 74 della nota legge 309/1990). Capi di imputazione che possono portare anche a 20 anni di reclusione, già disinnescati nell’udienza preliminare e sgretolati al processo.

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 Il primo freno a mano è stato tirato dal Tribunale della Libertà, che annulla la misura cautelare sul piano dell’associazione e sostituisce il carcere con gli arresti domiciliari. Già durante il Riesame è emerso come Corea non facesse parte di alcuna organizzazione dedicata al narcotraffico. Gli eventuali acquisti erano per uso personale. Non c’era nessun mercato, business e nemmeno un utilizzo così fiorente da garantire una piazza di spaccio consolidata come invece raccontavano le roboanti accuse.  Tutto ricostruito nella tesi dell’avvocato Valerio Murgano e nei lavori di consulenza che hanno collaborato all’impianto difensivo. Successivamente, la Procura ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio. Corea viene mandato a processo (Tribunale monocratico) ma per le sole accuse relative di cessione (di lieve entità) della sostanza stupefacente. Un castello accusatorio, dunque, molto più sottile di quanto si pensava il giorno in cui sirene e volanti gli hanno circondato casa, condotto in carcere sotto i riflettori delle telecamere e spedito su tutte le prime pagine. Quasi dieci anni dopo, prima ancora della fase istruttoria, la giudice Livia Gennaro ha ritenuto di dover richiudere la partita. I fatti sono di lieve entità.

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Corea non era un pusher, né un membro di un’associazione di spaccio internazionale. La macchina giudiziaria si è fermata prima ancora di accettare se ci fossero singole cessioni di droga. Una decisione della giudice che, una riqualificato il fatto (con parere conforme della Procura), ha messo da parte l’impianto accusatorio prima che l’attività istruttoria entrasse nel merito dei singoli episodi. Una lettura diversa degli elementi di prova avrebbe consentito all’imputato di difendersi senza subire l’onta mediatica che l’ordinanza cautelare ha generato. Questa la verità processuale dei fatti siglati in una sentenza che mette la parola fine ad una storia alimentata da sensazionalismo, verdetti anticipati e fughe in avanti. Un altro caso che fa riflettere sugli effetti devastanti che una vicenda giudiziaria può avere nell’immediato e che poi, però, si rivela completamente diversa quando alle accuse si accostano anche le ragioni di chi subisce un’indagine e non può replicare subito e in maniera approfondita.



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