di GIORGIA RIZZO
Medici neo-abilitati, camici grigi, liberi professionisti precari, medici in formazione specialistica, corsisti di Medicina generale e studenti di Medicina e Chirurgia. Tante categorie, che stamattina sono scese in piazza Italia, a Reggio Calabria, con una grande rivendicazione: più assunzione di nuovi medici in formazione per sostenere il servizio sanitario nazionale, soprattutto in un momento di crisi come quello attuale, e una riforma radicale della formazione specialistica.
Il simbolo della manifestazione a carattere nazionale, dal nome “Medici in Mobilitazione Permanente: Uniti per il SSN”, è stata una mascherina con una X rossa e un 29. Nel sit-in i giovani medici si mostravano con cartelloni e mascherina, lasciando il loro camice a terra, per mostrare simbolicamente la poca considerazione che si ha della loro professione.
"E' arrivato il momento di dare una svolta sostanziale al mondo della Sanità, partendo dal finanziamento di un numero congruo di contratti di formazione per Medici specialisti e di Medicina generale - hanno dichiarato gli organizzatori della manifestazione calabrese Lavinia Parisi, Francesco Battaglia, Luigi Spadaro - L’obbiettivo principale è quindi l’annullamento dell’imbuto formativo, possibile solo con il raggiungimento di un rapporto 1:1 tra candidati e contratti di formazione. Chiediamo, inoltre, che una riforma appropriata del sistema formativo post-laurea dovrebbe includere la revisione delle modalità concorsuali del test delle scuole di specializzazione, l’ampliamento della rete formativa delle Scuole di Specializzazione, il rafforzamento dei controlli di qualità sulla didattica e la rivisitazione dei contratti di Specializzandi e corsisti di Medicina generale per un migliore inquadramento giuridico ed economico. Vogliamo una formazione di qualità, accessibile a tutti. Ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni, dai Ministeri della Salute, dell’Università e della Ricerca, che stanno adottando soluzioni tampone e parziali che non considerano né i bisogni di noi giovani Medici, ne stanno programmando un futuro per rimediare alle tante figure mediche che mancheranno nei prossimi anni".
Ma la questione non riguarda solo la condizione lavorativa e formativa dei giovani medici, quanto tutto il sistema sanitario che garantisce il diritto alla salute e alla cura. “L’emergenza sanitaria scatenata dalla diffusione del Covid-19 ha scompensato un sistema sanitario che già in condizioni normali faceva fatica ad assicurare un’assistenza adeguata - ha dichiarato Jacopo Lauria, giovane medico catanzarese tra i promotori dell'iniziativa - Ora più che mai ci rendiamo conto degli effetti deleteri di anni di tagli alla Sanità pubblica. Vogliamo essere noi ad occuparci dei nostri pazienti, un giorno, senza il ricorso a medici stranieri che rimediavano ad una carenza di personale tutta italiana. Noi chiediamo un futuro per il nostro sistema sanitario non è una mera richiesta di una borsa di studio. Vogliamo essere formati a diventare medici”.
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