di VINCENZO SPEZIALI
Ho avuto modo di leggere un articolo di Michael Young (Leggi qui), quindi chiedo diritto di replica -o precisazione- se non altro per la parte che 'tocca' il mio Paese, ovvero l'Italia, benché io, credibilmente e approfonditamente, potrei pure parlare del Libano, dove anche vivo gran parte della mia vita, da circa vent'anni.
Difatti, sono coniugato con una cittadina di questo luogo incantevole e ne conosco storia, difficoltà cogenti e passate, patologie socialpolitiche (o presunte tali) e persino potenzialità immense.
Il sottoscritto, essendo un uomo politico che conosce financo la storia -a differenza della maggioranza dei suoi attuali e contemporanei (para)colleghi connazionali- l'ha talmente ben chiara, al punto di sapere non solo quella del mondo in generale, bensì, in particolare quella Italiana, cioè del mio Paese, che amo e per il quale tribolo, poiché pure per le cose scritte da Mr Young (ma a modo suo), c'è da soffrire eccome.
Lui, riporta settariamente, una falsa narrazione storica, alla stregua di molti e spesso anche in malafede costruita, proprio in virtù delle Psyops (termine nel gergo dell'ingence, le quali prevedono operazioni su vasta scala, anche di carattere 'intossicativo', su fatti e ricostruzioni in atto o postume, pure su base storica).
D'altronde fanno in tal maniera -e benissimo lo hanno insegnato, anche agli americani- i cittadini del Regno Unito (da sempre storici e stretti alleati degli USA), i quali sin dal diciannovesimo secolo, venivano nel mio Paese -ancora non unificato dai Savoia, perciò frastagliato in tanti staterelli macroregionali- e si facevano un'idea distorta -o fingevano che fosse tale e come tale la smerciavano, per meglio utilizzarla a loro vantaggio- delle differenti realtà locali, di ogni ministato da costoro visitato, nella nostra epoca preunitaria.
Per la verità, anche i miei connazionali, restavano abbagliati e di conseguenza erano tratti in inganno, dai turisti 'Albionesi' (termine mutuato da Albione, l'antico nome della Gran Bretagna e che ancora oggi, utilizziamo per 'canzonarli'), perché a viaggiare erano, soprattutto i facoltosi -e spessissimo aristocratici- signori britannici (anche a fini di assunzione di informazioni preziose da girare al 'Foreign Office'), quindi i loro modi (presuntamente) eleganti -come si estrinsecano tra le classi abbienti- ci facevano apparire questi fini soggetti, come il paradigma di una classe innata, che per errore credevamo fosse così l'intera loro popolazione di appartenenza.
Eppure, nel secolo successivo (sebbene tardivamente!), arrivando fino ai giorni nostri, ci siamo ricreduti e anche tanto, persino in virtù di una migliorata facilitazione di spostamento e di una maggiore, lecita e democratica, forma condivisa dell'hobby turistico, quindi abbiamo conosciuto -noi italiani, così come tutti quanti al mondo- il vero volto di una 'non classe British', anzi, per meglio definirlo, il deprecabile 'non stile', formato da insulso, irriverente e violento, modus comportamentale, di quando si viene, nel nostro Paese o in quello altrui.
Cito alcuni esempi: ad ogni partita di calcio, oppure a seguito di folti gruppi turistici del Regno Unito, affrontiamo le furie devastatrici (come testimonia la stampa) di scalmanati hooligans che assaltano strade e stadi -anche a fronte di elevato tasso alcomemico- per non parlare dei tanti viaggiatori britannici i quali -sempre a causa del loro solito e smodatamente insito, tasso alcomemico di cui prima- si azzuffano in qualsivoglia via e piazza italiana, deturpando il nostro patrimonio artistico, oltre a causare, talvolta, fastidi alla popolazione (che però, fisicamente, sa rispondere bene, e meglio, non per le rime, ma per le mani e talvolta supportati pure dai nostri piedi, ovvero sia prendendoli, come si meritano, a calci nel sedere).
Ciò premesso, Michel Young, dal mio punto di vista -sicuramente titolato quanto il suo e come il suo altrettanto accettabile e condivisibile- in un colpo solo, ha offeso due nazioni, a me care, carissime: l'Italia, mia patria e il Libano, anch'esso mia Patria, sebbene d'adozione.
Sul Libano, non intendo avventurarmi, poiché sarebbe più corretto che replichi -ove mai si volesse fare- qualche libanese, pur se il termine 'Mafia', utilizzato da costui, anche in luogo alle disfunzioni di questo Paese, è un tipico refuso apocrifo, per di più mendace, cioè un pregiudizio, con l'aggravante dell'utilizzo caricaturale dello stereotipo italiano. E lui, americano e da studioso, dovrebbe ben saperlo.
È la solita solfa di voler etichettare con un marchio di origine -certamente e giustamente nefasto- qualsivoglia malaffare (ove mai fosse dimostrato tale), per di più attraverso l'uso di una parola, la quale rappresenta altro -ovviamente deprecabile- ma che i suoi connazionali e i suoi alleati inglesi, sempre in Italia, hanno conosciuto ed utilizzato. A partire da Lord William Bentinck, intorno al 1812, quando con la scusa di proteggere la Sicilia dalle mire napoleoniche, in realtà questo nobile, militare e politico di Sua Maestà Britannica, tramava alfine di far 'scivolare' l'isola più grande del Mediterraneo, in ambito e pertinenza, proprio del suo Paese, ovvero l'Impero dell'Albione.
Con chi intratteneva rapporti in terra sicula costui? Presto detto, non con le forze borboniche (da cui discendevano i poteri reali dei sovrani di Napoli, i Borbone appunto e che erano anche i sovrani di Sicilia), bensì con le 'picciotterie' del brigantaggio siciliano, cioè i Beati Paoli, ovvero i "progenitori' della poi divenuta la novecentesca 'Cosa Nostra', da Mr Young, citata e a sproposito (e di seguito spiegherò il perché).
Infatti, dovremmo scivolare, tutto d'un balzo, dall'epoca di Lord William Bentinck fino al secolo scorso, quindi parlare poi di quanto avvenne a partire dal 1942, in pratica i mesi che precedettero lo sbarco del successivo Luglio 1943 (l'anno dopo), nel pieno secondo conflitto mondiale, allorquando gli alleati angloamericani, guidati dal generale statunitense Dwight 'Ike' Eisenhower -il quale divenne, in seguito a questa guerra, il 34° Presidente Usa (cioè dal 1953 al 1961)- dicevo per non parlare dello sbarco in Sicilia del Luglio '43 e della relativa 'spallata' (patti chiari, salvifica, per gli italiani!) da parte degli Inglesi e degli Stati Uniti, contro il regime fascista di Mussolini, che a sua volta, aveva portato il mio Paese ad essere non solo fedele sodale dei nazisti, bensì ammorbatamente succube della Germania guidata dall' 'imbianchino' di origine austriaca, cioe` Adolf Hitler.
Già, anche in quell'occasione con chi si cerco` un 'abboccamento', affinché si spianasse la strada ai militari 'yankee' e ai loro alleati 'albionesi'? Sempre alle bande di 'picciotteria' -così si chiamano gli adepti di Cosa Nostra o le genti protomafiose che dir si voglia- si rivolesero i nostri liberatori, ma con postille ('segrete'?) del trattato di pace, successivamente siglato, nel 1947, tra l'Italia -divenuta nel frattempo, a partire dal 1946 (dopo il referendum che abolì la monarchia), una repubblica parlamentare- e i Paesi vincitori, i quali a loro volta divennero i nostri alleati e con essi, siamo a tutt'oggi, alleati e convintamente, nel campo comune che è la NATO.
Cioè, parliamo dell'Alleanza Atlantica, guidata dagli USA e dal Regno Unito, assieme alla Francia, la quale però ha dei margini di autonomia e non certo di genuflessa condizione dovuta ad una sudditannza, oppure nel non sentirsi un Paese 'figlio di un Dio minore', poiché i nostri 'cugini d'oltralpe' -ovvero i francesi- hanno, contrariamente a noi, lo status di nazione vincitrice, però lo sono in modo discutibile o perlomeno poco credibile.
Ciò premesso -al netto anche di quanto accennato sul trattato di pace- a seguito della seconda guerra mondiale, l'Italia, in luogo ad un voto libero e democratico, fu governata -ed anche bene, anzi benissimo!- da coalizioni di governo incardinate sul mio Partito, cioè la Democrazia Cristiana, quindi la stessa formazione politica, del citato (nell'articolo di Young) Giulio Andreotti (e se per questo, non solo di lui, bensì, anche di De Gasperi, Moro, Fanfani, Rumor, Piccoli, Colombo e Cossiga, tanto per citarne alcuni).
Noi Democristiani, compimmo scelte interne ed estere, sociali ed economiche, lungimiranti, nonché condivise con i nostri storici alleati laici, ovvero i socialisti craxiani (cioè di Craxi, in ultimo e prima di lui, di Nenni e, per una quota parte distinta, anche di Saragat).
Queste scelte hanno portato il mio Paese a divenire da nazione sconfitta e talmente devastata, alla fine della guerra, quasi ad essere 'ai piedi di Cristo', la quarta potenza economica mondiale, come lo era, al momento in cui finì 'il periodo d'oro democristiano' (ed anche democratico), cioè quella che la storiografia appella con il termine di 'prima repubblica', il quale va dal 1946, fino al 1992/93.
E già, perché in quel biennio, accadde di tutto -ed ancora ne paghiamo gli strascichi di siffatta 'cauda venenum'- cioè il sovvertimento degli assetti politici e costituzionali, proprio ad opera di alcuni magistrati delle varie procure- qualcuno dice e sostiene, perché etorodiretti- che si svegliano da un lungo 'sonno' (sarà pure massonico?) e cominciarono ad indagare contro ogni presunto (ma anche reale?) 'malaffare', seppure solo in una direzione, ovvero quella verso la DC e i suoi alleati.
Difatti, furono 'risparmiati' coloro che rappresentavano la parte dei Partiti post-comunisti, alla cui area (para)ideologica e (pseudo)culturale, appartenevano, i succitati procuratori.
Vi sarebbe da ridere, però amaramente, in quanto è come trovarsi innanzi ad una discutibile nemesi storica: dall'estero (le nazioni guida altlantiche?), forse pur di sbaraccare i democristiani (con i loro alleati laici), si è preferito dare appoggio agli alfieri esterni -ma loro rimasti in piedi!- del morente reticolo organizzativo dei comunisti italiani, i quali erano -almeno logicamente (poi poco importa se intimamente)- più fedeli all'ex Unione Sovietica, che non alla Repubblica Italiana e ai principi Nato, sposati dal mio Paese, grazie alla Democrazia Cristiana.
E già, perché il PCi (Partito Comunista Italiano) dall'immediato dopoguerra fino alla caduta del Muro di Berlino, fu foraggiato parecchio e in modo illegale, proprio dai Sovietici; tra l'altro non dimentichiamo che il PCUS (Partito Comunista dell'URSS), rappresentava l'architrave della potenza militare bellica, avversa proprio a quella Atlantica, la quale a sua volta è stata sempre -e naturalmente come è giusto che sia- a guida Americana, grazie al supporto cooperativo (e comprimario) del Regno Unito in primpis e con l'avallo continentale in Europa, della Francia assieme all'ora Germania Ovest.
La verità è una: noi democristiani italiani, siamo stati mal tollerati da sempre, nonostante avessimo scelto il campo giusto -e per tempo, per di più in modo convinto!- cioè quello occidentale, ma abbiamo pure avuto una politica a tutto tondo, autonoma, quindi lungimirante e, soprattutto, a favore delle condizioni di sviluppo più omogeneo e migliore, proprio per i cittadini del nostro Paese, ovviamente senza mai fare mancare l'appoggio umanitario alle Nazioni in difficolta`, alle cause di libertà dei vari popoli del mondo, allorquando vivevano in condizione di dittature, persino accettate da parte del nostro 'campo' di appartenenza.
Alcuni esempi? Dai Paesi sotto le mire di una cruenta azione marxista (a cui noi ci opponevamo per motivi ideologici, politico e culturali), fino all'efferato regime di Pinochet in Cile, benché quest'ultimo fosse non dico 'intronizzato' dagli americani (in funzione anti Allende), ma quasi riconosciuto come male minore, sia dagli USA che dalla Gran Bretagna a guida Thacher.
È una storia antica, quella che i DC italiani hanno dovuto sopportare per mano dei nostri stessi alleati: difatti, se il mio Paese, ha perduto la seconda guerra mondiale, ha però vinto il dopoguerra governato bene, proprio dal mio Partito- ma facendoci nemici a destra e a manca.
Non dico quanto dico, poiché sono un antiamericano o uno che malsopporta la Nato, proprio per niente, ed infatti così non è: semmai sono un' 'atlantista' convinto -quindi osservante del multilateralismo dell'intera alleanza (e questo comporta reciprocita`)- pur conscio delle prerogative di autonomia, che ciascuno deve vedersi riconosciute, per poi sapientemente poter esercitare, in un confronto di raccordo e di utile o legittimo utilizzo, da parte di tutti.
La nostra politica filoaraba, in fin dei conti è sempre stata quasi maldigerita dai nostri alleati (eccetto la Francia, che però non la sopportava a causa di invidie, e che però anch'essa portava avanti), eppure talvolta è stata utilissima, persino agli Americani, i quali o se ne 'approfittavano amabilmente' o nella migliore delle ipotesi la utilizzavano, certamente per i loro -altrettanto leciti o esclusivi?- scopi.
Un'esempio: durante la crisi di Suez del 1957, vogliamo ricordare chi fu il mediatore internazionale, anche con avallo ed usufrutto degli USA, i quali volevano mettere fine alle imprese belliche antiegiziame, di Regno Unito, Israele e Francia? Presto detto: Amintore Fanfani, cioè Presidente del Consiglio dei Ministri Italiano nel 1954, per poi tornare altre cinque volte come Premier nel 58, nel 60, nel 61, nell'82 e nell'87, inframezzando la sua carriera con gli incarichi di Segretario Nazionale della DC tra il 1954/1959 e poi 1973/1975, tre volte Presidente del Senato tra il 1968/1973, 1976/1982, 1985/1987, oltre ad essere Ministro del Lavoro, degli Esteri, degli Interni e del Bilancio, in vari Governi e nel 1965, persino Presidente dell'Assemblea dellONU.
Ecco, anche questo è stato il mio Partito, cioè la Democrazia Cristiana italiana, perciò non consento una ricostruzione storiaca arbitraria e mistificatrice, alla stregua della pandettistica discutibile.
In più, vi sarebbe persino da aggiungere, un qualcosa, tanto per completezza d'atti, non solo nei confronti di Mr Michael Young, bensì e per ossequio a chi ci legge, perché non si possono smerciare fandonie e luoghi comuni, facendole passare per verità apodittiche. Soprattutto non consento che ci si avventi canagliescamente contro una storia, quella del mio Paese, del mio Partito, perciò in parte e a giusta ragione, financo mia personale.
Difatti, Mr Young si prodiga con dettagli mendaci, specialmente in merito alle vicende di Tangentopoli, cioè l'inchiesta milanese che, nel 1992, diede il via allo 'smantellamento' del sistema politico e democratico (come precedentemente accennato), quindi travolgendo -ingiustamente!- un altro grande Statista italiano, l'ex Premier e leader socialista (sempre alleato della DC) Bettino Craxi -il quale in conseguenza di ciò morì da esiliato in Tunisia, non da latitante, come vorrebbe fare passare la tal cosa una discutibile ricostruzione (para)storica, perciò falsa e tendenziosa- e sempre Mr Young, con ricostruzione apocrifa, illustra (consolidati ma non veri!) rapporti di Mafia tra la DC e segnatamente Giulio Andreotti.
Di quest'ultimo, con malignità apparente, oltre ad una buona dose di crudele e superficiale imprecisione, menziona il processo che subì, proprio per le fallaci accuse di connivenza con Cosa Nostra, ma da cui ne uscì assolto.
A Mr. Young, vorrei far presente due cose:1) tutti quanto noi politici democrstiani (e non solo), stranamente e all'improvviso siamo stati accusati di ciò, in modo strumentale, falso, improprio e temerario, salvo vedere che tali accuse non erano menzionate per esponenti della sinistra politica, la quale comunque era ben assemblata nelle scelte di fondo parlamentari e legislative, negli anni Democristiani, in ossequio al tentativo prrseguito dalla DC, di pacificare il più possibile il Paese, quindi pure il PCI avrebbe dovuto avere simili connivenze; 2) ma se Andreotti (e noi con lui), fosse stato un pericoloso delinquente, perché mai attendere più di quarantacinque anni per indagarlo e processarlo, salvo poi -e` bene ribadirlo!- proscioglierlo?
Allora, se sono vere come sono vere, la tempistica e la cronologia, da me riferite, ci troviamo a darmi ragione (come hanno ragione quelli che la pensano in modo uguale a me e siamo tantissimi, ormai), cioè che quanto accaduto nel 1992/93, in Italia, non fu il crollo si un sistema politico criminale (ma come? Una corruzione dilagante e una connivenza con le organizzazioni mafiose, da parte di un importante Stato appartenente alla Nato e fondatore dell'Unione Europea?), bensì quanto accadde fu un vero e proprio 'golpe moderno', per di più nel cuore del mondo occidententale e in un Paese di vitale importanza e delicatezza, persino geobellica.
Chissà perché, difatti, da più e più anni, pur chiedendo insistentemente una Commissione Parlamentare di inchiesta su questo periodo di specie, pur avendone fatte tante in Italia -e giustamente!- per qualsiasi argomento o scandolo, oppure tema di interesse pubblico, su ciò che comporta la fine di un'epoca -come quella da me ora illustrata- non si riesce mai ad ottenerla. Strano no?
Non voglio, quindi, adombrare le (presunte? Reali?) -esse si- responsabilità evidenti dei nostri alleati, circa la loro connivenza sul nostro territorio con ambienti di Cosa Nostra, le quali poi ci trasferirono (o ci imposero?) una volta costituiti i nostri governi democratici, però potrebbero essere del tutto evidenti -e in gran parte dimostrati- sin dai tempi che prelude lo sbarco in Sicilia, per sconfiggere giustamente il nazifascismo: è assodato come l'Amministrazione USA di Franklin Delano Roosevelt, avesse iniziato 'abboccamenti' con Luky Luciano (al secolo Salvatore Lucania), nato a Lercara Friddi, provincia di Palermo, il 24 Novembre 1897 e poi emigrato in America dove divenne il Capo dei Capi delle famiglie mafiose italiostatunitensi, al quale il Governo di Washington si rivolese già nel 1942, alfine di chiedere aiuto -proprio a costui che era in carcere per reati di malaffare criminale- per sgominare le attività spionistiche del Terzo Reich nel porto di New York.
In seguito, si perfeziono` un altro accordo, ovvero l'aiuto agli Angloamericani, per avere cooperazione dei mafiosi siciliani e calabresi, durante le operazioni di risalita nella penisola italiana, dal Luglio del 1943.
E nessuno, dico nessuno, ha ancora chiarito quanto avvenne in seguito a quella data, poiché con l'avvento dell'Italia liberata -nel mentre si passava dalla Monarchia alla Repubblica (tramite il Referendum del 1946)- 'Luciano' fu fatto rientrare nel nostro Paese, dove, certamente non visse con proventi da clarissa cappuccina, bensì di ben altro genere e tipo, per di più facilmente intuibile.
Ordunque, se tanto mi da tanto (a me come a molti!) è pur sempre lecito pensare che negli accordi segreti del Trattato di Pace (e ogni trattato ne contiene), sottoscritto con gli alleati a guida Angloamericana, da parte dell'Italia e dal suo governo democraticamente eletto nonché guidato dalla DC e -precisamente- dal suo leader politico al tempo coevo, ovvero Alcide De Gasperi, può essere che da Washington come da Londra, vi sia stata imposta una clausola, la quale imponeva -ma per scelta non Democristiana e nemmeno italiana!- la presenza di questa area grigia, rappresentata dalla Mafia.
E quest' ultima, a sua volta sin dall'inizio, cooperò con le strutture USA e Britanniche, a partire dallo sbarco in Sicilia e per tutti gli anni della guerra fredda.
Già, esistono inchieste parlamentari e di qualche solito magistrato 'revisionista', le quali ipotizzano la teoria basata sul fatto che i 'piccioti' mafiosi, siamo stati le 'sentinelle' di Americani ed Inglesi, sul nostro territorio, pur di condizionare (spesso agendo in modo cruentemente violento), le scelte e le attività dei governi italiani, ovviamente a guida democristiana.
Perché? L'ho già detto prima: a noi DC, Washington e Londra, non ci amavano tanto, ma fummo accettati alla stregua di un male minore (seppur necessario), in funzione anticomunista. Epperò per essere più sicuri e sempre più concreti, Americani ed Inglesi, ben volentieri, spesso e quotidianamente, attivavano i loro canali diretti, con Cosa Nostra, per le 'azioni' (e per i risultati delle varie elezioni) che loro desideravono ottenere.
Persino il riferimento a Leonardo Sciascia (mio parente acquisito!) è improprio: il grande scrittore siciliano -il quale divenne anche Deputato del Partito Radicale, perciò la forza parlamentare e politica, storicamente garantista del nostro sistema!-
denunciò lo strapotere Mafioso, ma denunciò pure gli strani collegamenti esterni (intendendo quelli non italiani) di codesti criminali, ma soprattutto le azioni temerarie e sbrigativamente giacobine (cioè i facili arresti della gente esterna alla Mafia, ma che veniva incolpata fobicamente come sua fiancheggiatrice) dei magistrati della cosiddetta 'frontiera', ovvero coloro che indagavano contro Cosa Nostra con un furore da Santa Inquisizione, seppure laica.
Proprio Sciascia li bollo` con l'anatema di 'Professionisti dell'Antimafia'!
Per concludere, un parallelismo tra il Libano di ieri e di oggi, con il sistema italiano, è assurdo e fuori luogo, anche perché il Libano deve contenere una convivenza di ben diciotto etnie religiose, ed in più il frazionismo che imperversa tra le medesime.
Invece, circa l'Italia -pur mettendo in conto, che avrò reazioni scomposte dai magistrati, i quali come al solito, potrebbero impiantare qualche altra assurdità a fini intimidatori e vendicativi (lo si ricordi, quanto affermo ora, perciò, in tal caso la comunità internazionale eserciti vigilanza attiva!)- dicevo in merito all'Italia, si decida cosa si vuol agevolare da parte dei nostri alleati: o continuare ad avere una 'classuccia dirigente' da poco conto -com'è quella attuale- oppure favorire la ricomposizione di una seria e responsabile area moderata e governativa, incentrata sull'esperienza Democristiana (ovviamente riveduta per le necessità del tempo odierno), poiché essa e per le sfide globali del nuovo assetto mondiale, è necessaria quanto mai, persino ai nostri partners Nato, ma soprattutto ai miei connazionali.
Già, noi Democristiani, continuiamo, indomiti, a resistere e a restare, anzi non solo non abbiamo smesso di combattere, però cosa più importante, non ce ne siamo mai andati!
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736