Speziali: “L'assoluzione di Mario Oliverio e la doverosa riflessione”

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  09 novembre 2022 07:43

di VINCENZO SPEZIALI

Ormai è come se assistessimo all'elencazione dei rinati, ovvero un lungo rosario laico, dove i sopravvissuti la fanno da padrone.

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E con ieri, a seguito dell'ennesima assoluzione (sua come di altri), anche il mio amico Mario Oliverio, ha il posto, tra i giusti premiati che entrano in Paradiso, dopo esser stati in purgatorio, pure se sarebbe più giusto definirlo infermo.

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Difatti, quando l'ho chiamato per fargli i sinceri complimenti, al netto della mia ironia e delle battute -alfine di rallegrarlo ulteriormente- ho sentito un uomo, cioè una persona, certamente soddisfatta, epperò come non mai affranta, addolorata, non solo per l'ingiusto processo patito -per Carnelutti già il processo è pena!- ma, anche, per il corso della storia, completamente deviato.

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Si può dargli torto? Non di certo!
E siamo alle solite, quindi, in pratica all'azione investigativa preliminare spettacolarizzata, la quale distrugge vite e carriera, a fronte di un'inconsistenza giuridica, non poggiata su solide basi normative e procedurali, bensì sulla cultura del sospetto, della censura ex tunc, del fanatismo manettaro e pseudoroberspierano, tipico da culturame moralistico.
Insomma, siamo alla reiterata riedizione, di un malcostume, presuntamente legale o giurisprudenziale, il quale si ripete, inesorabilmente, dal 1992 fino ad oggi, cioè (a mio avviso), una sorta di 'golpe pandettistico', in cui, spesso, spessissimo, gli indagati per le più inconsistenti e disparate ragioni, si trovano nel girone dantesco di coloro che sono ignavi e poi, tutto d'un tratto, quasi di botto, dopo sofferenze e supplizi (fisici e morali), qualora restassero in vita, si trovano assolti e nessuno, nessuno, che dice loro -ovviamente tra chi li ha infilati nel 'tritacarne giustizialista'- perdono, mi scusi, ho sbagliato.

Per non parlare poi, di una certa stampa di complemento, cioè i 'giornalaidi' intenti a divulgare il verbo di parte e di una presunta tesi accusatoria, che si smercia e si spaccia, alla stregua delle sostanze stupefacenti, per farlo divenire 'pensiero unico collettivo' (ma qui Gramsci non centra nulla e almeno costui era colto ed in buonafede, seppur antitetico alla mia formazione).

Ecco, in poche righe è descritto, non solo il dramma di un uomo (con carriera distrutta e vita spezzata), ma il fallimento o la negazione dello 'Stato di diritto'.
Caro Mario, pure pubblicamente, da democristiano a comunista, da credente a laico, da moroteo a berlungueriamo, ma, soprattutto da onesto ad onesto, da perseguitato a perseguitato, da persona a persona, ti rinnovo la mia amichevole soddisfazione, a fronte di giustizia ricevuta.

Ciò detto, senza polemica e al contempo con dolore, benvenuto pure tu, buon ultimo (assieme a molti tuoi compagni), dalla parte di chi in 'quell'annus horribilis' -parole di una 'Coburgo' come mia moglie, cioè la defunta Regina Elisabetta, che così descrisse il '92!- era dalla parte giusta, mentre molti cavalcavano fallacemente, effimeramente, scriteriatamente, un'ondata pericolosa, di cui non solo noi siamo stati vittime incolpevoli, ma alla fine la 'malabestia' del processo sommario (perciò ingiusto) ha colpito pure altri: buttiamo l'acqua sporca e salviamo il bambino!

 

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