Speziali: “Le cose non dette della guerra in Libano e la coraggiosa posizione della Presidente Meloni”
Vincenzo Speziali
08 ottobre 2024 08:03
di VINCENZO SPEZIALI
Le celebrazioni mondiali in merito alla strage criminale ed insensata del 7 Ottobre 2023, avverso inermi civili israeliani, ha avuto anche luogo, ovviamente, in Italia.
Nel nostro Paese, infatti, l'apice della giusta ed ossequiosa ricorrenza, si è tenuta al Tempio Maggiore di Roma (ovvero la Sinagoga del 'Ghetto', antistante il Lungotevere), laddove sono sfilati la Presidente del Consiglio e molti Ministri, tra cui il Vicepremier Matteo Salvini.
Ciò premesso quindi, intendo, comunque, ringraziare il Capo del Governo, per le sue sentite e misurate parole, non di circostanza, bensì chiare e forti, le quali lasciano spazio ad un vero e proprio orgoglio, di appartenenza nazionale, da parte di ciascuno degli italiani tutti.
La Presidente Meloni, difatti, ha avuto coraggio, quindi sarebbe ingiusto ed irrispettoso non riconoscerglielo, poiché si è, onestamente, soffermata sul 'duplice binario', in modo umano, politico, istituzionale, storico, contemporaneo e sociale, con efficacia maggiore rispetto agli altri leaders internazionali.
Non è una esagerazione, siffatta mia analisi e ne spiego il perché, dimostrandolo pure, in quanto non era affatto facile, né scontato, riuscirvi, benché il gesto sia stato, oltre che naturalmente percepito come tale, realmente onesto.
La Presidente Meloni ha condannato l'attacco di Hamas, ribadendo le istanze di Israele -persino a sua difesa- ma ha pure fatto presente, attraverso un monito 'alto e forte', l'obbligo da parte di questo Stato, a rispettare il Diritto Internazionale e la tutela degli inermi civili di Gaza e del Libano.
Signora Presidente, grazie!
Qui, in questa Beirut falcidiata, stuprata e massacrata, nella quale si vive, anzi si sopravvive, tra bombe, morte e solo certezze di dolore -con in più un'emergenza umanitaria ben superiore a quella della 'Striscia'- la 'presa di posizione', per di più da parte della Presidenza di turno del G7, è paragonabile ad un sussulto commovente, per chi come me, patisce attonito, un simile e indiscriminato massacro a cielo aperto.
Difatti, ribadendo quanto sia giusto 'tutelare' la vita e la difesa di Israele, parimenti, da giornalista e da politico democristiano che si riconosce nel centrodestra italiano, non posso, né voglio, sottacere la triste realtà e la drammaticità, della situazione che stiamo vivendo in Libano e pure io la sto 'passando', in presa diretta.
On. Presidente, qui, l'olfatto dell'aria, comincia ad avere uno strano odore e mi si creda, non è propaganda di parte, semmai denuncia di atrocità bellica.
Un'autorità associativa di esperti, per quanto di parte poiché libanesi -e mi riferisco a quella dei chimici- ha lanciato un allarme preciso, ovvero il sospetto che le incursioni israeliane, possano essere supportate da uranio impoverito: questo è contro le norme internazionali, persino ricordando come la giudice elvetica Carla dal Ponte (amica e collaboratrice di Giovanni Falcone), nel mentre costei era alla guida del Tribunale Internazionale per la Jugoslavia, contesto` alle forze in campo, simile reato, già nel lontano 2001.
On. Presidente, lei -lo dico veramente, onestamente, senza qualsivoglia piaggeria, che non appartiene al mio carattere- ha dimostrato umanità e autorevolezza, coraggio e ragionevolezza, perciò, anche da padre di tre ragazzi libanesi, parlo, non solo alla statista, ma ad una madre, ovvero genitore quanto me: chieda e si faccia portavoce, di una verifica Internazionale, da parte di esperti indipendenti, in merito a questo allarme che pure io sto riportando (ma financo alcuni organi di stampa, non 'ideologicumemente e fanaticamente sinistrorsi', in Italia, hanno dato notizia), poiché a queste latitudini, il buon nome del nostro Paese, ancora persiste ed è maggiore, rispetto a quello di molti altri.
In, più sarebbe un atto dovuto e di civiltà autentica, ma soprattutto, sarebbe da esempio, per ciascuno Stato, il quale si volta da un diverso lato della realtà, pur sapendo quanto è vero o autentico, almeno il lecito sospetto.
On. Presidente del Consiglio, rimango qui, a Beirut, sotto le bombe, coerentemente alla scelta compiuta, non tanto e non solo per rispetto al Paese di mia moglie e dei miei figli (e a cui 'devo molto'), ma se resto è persino a fronte di un orgoglio nazionale e italiano, ovvero da patriota che non scappa, che non sfugge, che non indietreggia, avendo cucito addosso e nell'anima il tricolore della nostra bandiera italiana.
Onore all'Italia, quindi, da sempre a favore degli ultimi, con umanità e per quanto domostrato, soprattutto in un Libano, costantemente 'violato', laddove quel che accade, sta 'scippando' -in tutti i sensi!- il futuro delle nuove generazioni.