di VINCENZO SPEZIALI
"Entriamo in argomento, senza indugio e al netto di una premessa: mia moglie, mi ripete con costanza "ti prego, non ti esporre: hai ragione, però ho paura", mentre io, da par mio, le replico -con lucida convinzione, commista a senso del dovere- ricordando a me per primo, ma pure a lei (e tenendo ben presente, l'obbligo di dare un buon esempio, ai nostri figli), la massima di Pio XI°, all'atto di vergare, con il suo sigillo papale, l'enciclica 'Mit brennender Sorge' (per intenderci, quella avversa al nazismo), che testuale riporto: "Nessuno ha il diritto di essere vile, nel tempo che vive".
Ora, le mie parole, potrebbero essere foriere o causa, di reazioni scomposte, da parte di sovversivi che desiderano tenere in pugno, alla stregua degli ostaggi, una popolazione intera, quale sarebbero i circa sessanta milioni di italiani (isole comprese!), cioè i neogiacobini del prepotente (pre)potere, in capo ad una sclerorizzata (minoritaria?) fazione 'procuratorile', epperò, di costoro, non solo me sbatto (ovviamente nelle parti intime, le quali ho, fisicamente o materialmente, ben consistenti e a differenza di questi qui, notoriamente eunuchi ed impotenti -in tutti i sensi- le mie tal parti, le utilizzo anche), ma se qualcosa mi accadesse, si sappia sin da adesso, che di becera vendetta, si tratterebbe e allora verrebbe proprio da dire: a un brigante, un brigante e mezzo!
Difatti se la gente, si abitua a non reagire, ovvero a tollerare rassegnata o meglio, a subire con paura silenziosa, plurimi soprusi, commessi ai loro danni e per di più, non tanto e non solo, in nome della legge (la quale diviene presunta ed improbabile, giammai autentica) o anche in scardinata violazione dello stato di diritto (quale sarebbe l'Italia, grazie alla Costituzione, redatta, in primis, da noi Democristiani, non certo dagli epigoni del culturame totalitario stile sovietico o nazista), vi sarebbe più di qualcosa da chiedersi e da correggere.
Parimenti ed oppure, se le persone in generale, confidassero di farla franca -ma sarebbe farla franca?- abdicando allo splendore della vita -con annesse le libere frequentazioni insite alla socialità, in genere ed in generale- scivoleremmo, inesorabilmente, nemmeno in maniera lenta, bensì immediata, in un regime talmente oscurantista, da rendere fior di liberaldemocratici, i fanatici chierici iraniani (adusi a massacrare, in piazza, i loro giovani che si battono per reclamare, giustamente, la naturale libertà).
Tutto ciò, sia quel che accade alle latitudini di Teheran, ma financo alle nostre -seppur in modo più sottile o vellutato- richiede un sussulto civile, composto ma fermo, perché se e quando ci trova a leggere certune notizie, verrebbe da filare dritto dritto dal proprio curato e chiedergli la benedizione con insita assoluzione, per poi imboccare la via della resistenza, alfine di combattere e riconquistare una dignità di stato civile, se non persa, al momento, certamente (e purtroppo!) compromessa.
Mi spiego, riportando e commentando, le parole di Luigi Paolo Panella, difensore di Cosimo Maria Ferri, davanti alla sezione disciplinare del Csm.
Infatti, dice Pannella, circa i famosi 'trojan' inoculati nei software di vari palmari telefonici, dei più svariati indagati (e parliamo pure, anzi financo, di parlamentari in carica e nell'esercizio delle funzioni, le quali, come si sa -e se non lo si sa, lo rammento io, 'urbi et orbi'- non hanno vincolo di mandato), in merito alla scoperta dell’esistenza di server non autorizzati e mantenuti fino ad oggi “occulti, i quali “ricostruivano” i dati originali captati e poi li cancellavano, senza alcuna possibilità di successiva verifica e controllo".
Di più, aggiunge sempre Panella, perché sussiste il legittimo sospetto di alterazioni probatorie, come tutto ciò potrebbe inficiare l'intero impianto accusatorio a carico degli imputati, di per sé -e non solo per me- estremamente insussistente, per non definirlo inesistente, con un rischio concreto della tenuta del sistema democratico, proprio a cagione che di questi server, nemmeno gli uffici di Procura, avrebbero possibilità dell' esercizio di legale supervisione e responsabilità di conservazione.
Bene, cioè male e in ogni modo ordunque, darebbe la successiva domanda, ancorché lecita e conseguenziale: siamo contenti di come è stata ridotta questa nostra Italia, dal 1992 in avanti?
Io e con me la moltitudine sana, perbene, onesta, democratica e in buona fede, no di certo, quindi si ha una ragione in più, per lottare a viso aperto, avverso storture simili e regimi polizieschi così incontrollati ed incontrollabili, dove ci si trova persino qualche (laido?) figuro, nelle vesti di avvocato, il quale in un'inaugurazione di anno giudiziario, evidentemente alfine di ingraziarsi un uditorio che (l'ipotetico?) costui vorrebbe 'mellifluare', si arriva o si giunge, a sentirli dire blasfemie moraliste, per di più rivolto a (eventuali?) soggetti assenti, perciò in contumacia, se fossimo in un dibattimento processuale.
Si potrebbe, persino aggiungere come da taluni che dovrebbero esercitare i diritti di difesa -cardine del nostro ordinamento, se non altro, sotto l'aspetto formale- vi sia un disprezzo per le sane e previste garanzie degli assistiti o la mistificante misconoscenza di trattati internazionali (pure quelli di reciprocità bilaterale), ma poco importa a questi miserevoli e miserabili censori.
A noi, donne e uomini liberi, invece, interessa e anche tanto, poiché le cose passano, ma la storia continua".
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