Speziali:"Tassone ha ragione, solo dopo la morte di Napolitano si comincia un processo postumo"
Vincenzo Speziali
25 settembre 2023 07:33
Ho letto con attenzione quanto ha scritto Mario Tassone, il quale ha perfettamente illustrato un miserevole e miserabile comportamento di tanti (non)pensatori o presunti opinionisti, nel commentare la morte di Giorgio Napolitano o nel mentre delineavano una accidiosa biografia.
Intendiamoci, il Presidente Emerito, non è stato né poteva essere paragonato -per grandezza e per efficacia- al 'mio' (ma pure di tanti tra noi DC, se non tutti!) Francesco Cossiga, così come il sottoscritto alla fin fine ha rivalutato, ovviamente in modo positivo, l'opera di Oscar Luigi Scalfaro, già amico e collega di mio nonno, nonché padrino di battesimo di mia madre.
È vero, Napolitano fu fascista in gioventù, iscritto al GUF, ma lo fu all' 'eau de rose', come era nel suo carattere e forse si iscrisse per convenzione rispetto a quei tempi bui e tristemente totalitaristi: difatti, la sua 'compromissione' con siffatto regime, la ebbe nel recensire in un giornale universitario a Napoli (sua città natale) opere cinematografiche, quindi ben poca roba rispetto a molti, i quali, da Eugenio Scalfari a Giorgio Bocca -solo in seguito paladini di un 'sinistrume italico,- senza se e senza ma, divennero quasi moralisti giornalieri, in raccordo con il PCI, soprattutto a trazione berlingueriana.
Certo, Napolitano divenne dirigente comunista, condannò chi si oppone a all'interno della 'chiesa rossa' italiana, gli scempi di Budapest del 56 e di Praga del '68 (anche se per questo ultimo avvenimento, il Partito Comunista del nostro Paese, guidato al tempo coevo da Pietro Longo, fu più mite e molto perplesso, nei confronti del PCUS, pure perché Longo aveva avviato, con coraggio, una revisione autentica e costui non era certo Togliatti, che a sua volta esercitava una certa forma di indipendenza ideologica dalla casa madre moscovita).
Epperò, Mario Tassone, ha ragione quando lancia segnali e allarmi, perché in questo nostro Paese, ormai non vi sono ideologie, bensì satrapie, alle quali o ci si assoggetta, oppure non puoi nemmeno lontanamente aspirare a concorrere in una qualunque valutazione 'cooptativa'.
Tutti sono 'nominati' dall' 'altissimo', proprio tutti e si badi bene come l' 'altissimo' non è Nostro Signore, ma un qualunque leader di (para)Partito odierno, il quale è ben lontano e ben lungi dall'essere una seria organizzazione politica, come quella in cui militavamo noi della Prima Repubblica.
E, per dirla sino in fondo e con onestà intellettuale, credo che sia normale per molti attuali 'avventisti della settima notte', ovvero tanti tra i cooptati di oggi, far rimanere le cose così, cioè non Partiti, bensì feticci o simulacri, oppure anche brutte copie di essi, poiché chi è senza radici ideologiche, non conosce il valore della selezione, dell'appartenenza e della coerenza.
È vero, Mario ha pure ragione quando parla di funamboli dove chi si esibisce fa uno spettacolo gratis, ma qui, al triste punto in cui siamo e nel quale ci troviamo, dovremmo chiedere perdono a cominciare dall'imperatore Augusto, il quale -nel letto di morte'- proferi` la seguente frase: "Acta fabula est. Plaudite!" (La commedia è finita. Applaudite!).
Purtroppo, non è una commedia, bensì una tragedia. Già, perché va in scena la tragedia, delle nostre istituzioni, non solo vilipese e violentare, ma, soprattutto che si vogliono, malamente -molto, ma molto- stravolgere, soprattutto per fini oligarchici, forse perché qualcuno si è messo in testa, che i liberi Parlamenti, siamo divenuti inutili.
I democristiani non solo non la pensiamo così, ma si opporranno, in quanto non faremo diventare Camera e Senato, il bivacco di circensi da strapazzo.