Sport e legalità, una sola partita: Catanzaro celebra il primo 'Memorial Roberto Giglio'

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  24 dicembre 2025 12:20

 

La comunità catanzarese – aderendo all’invito della Camera penale “Alfredo Cantàfora” – ha vissuto ieri una giornata di straordinaria intensità umana e civile. Una giornata capace di tradurre in esperienza concreta l’articolo 27 della Costituzione: non una norma astratta, ma una scelta di civiltà fondata sull’inclusione, sulla dignità della persona, sulla convinzione che nessuno – neppure chi ha sbagliato – possa essere escluso dalla comunità. L’articolo 27 è tra le disposizioni più alte della nostra Carta, perché parla il linguaggio della speranza in contesti dove il rischio è che prevalga, socialmente, il sentimento della vendetta. Ci ricorda che la pena non può mai spezzare il legame sociale e che l’unica risposta autenticamente costituzionale è quella che accompagna, reintegra, restituisce possibilità. Siamo chiamati, tutti, ad essere seminatori di speranza.

È con questo spirito che, da anni, la Camera Penale di Catanzaro ha scelto di svolgere un ruolo di ponte tra il mondo dell’esecuzione penale e la società civile. Lo ha fatto promuovendo percorsi di lavoro, convinta che il recupero sociale passi necessariamente attraverso la dignità dell’impegno e della responsabilità. E lo ha fatto, ieri, attraverso un altro linguaggio universale e potente: quello dello sport.

Quando il Direttivo ha immaginato una figura capace di unire, attraverso lo sport, la realtà penitenziaria con la comunità “esterna”, coniugando diritto e umanità, il pensiero è andato naturalmente a Roberto Giglio. Magistrato che ha amato il diritto e lo sport, ma soprattutto uomo delle istituzioni capace di armonizzare la funzione con la persona, senza mai confondere l’uomo con il suo errore. Ricordarlo ieri, davanti a molti giovani, ha assunto un valore altamente simbolico: giovani delle squadre cittadine e minori che vivono un’esperienza detentiva si sono incontrati, riconosciuti, accolti. Grazie all’US Catanzaro, alle Pantere Nere, alla Vigor Catanzaro e alla Kennedy, con il patrocinio dell’Associazione Italiana Arbitri e della FIGC (che ci ha generosamente ospitati), e grazie alla sensibilità dei direttori dell’Istituto Penale Minorile e della Comunità Minorile, è stata scritta una pagina significativa della storia della nostra comunità. Dieci minori ristretti sono stati accolti nelle squadre giovanili. Ne è nata una giornata autentica di integrazione, che ha dimostrato come solo attraverso l’ascolto, la condivisione e la capacità di tendere la mano sia possibile costruire un futuro di speranza.

Lo sport ha espresso il suo volto migliore, culminando in una premiazione che ha visto protagonisti i vertici dei nostri uffici giudiziari: il primo posto – assegnato all’US Catanzaro – è stato premiato dal Presidente del Tribunale di Sorveglianza Laura Antonini e dal giovane Roberto Giglio, nipote del magistrato; il secondo dal Presidente Alessandro Bravin, in rappresentanza della Corte d’Appello, e dal Sostituto Procuratore Generale Luigi Maffia; il terzo dal Presidente del Tribunale per i Minorenni Teresa Chiodo e dalla Procuratrice Minorile Maria Rita Tartaglia; il quarto dal Direttore dell’IPM Francesco Pellegrino e dal  Direttore della Comunità Minorile, Massimo Martelli.

Il Premio Fair Play è stato assegnato a Giovanni Furriolo per un gesto spontaneo e profondamente eloquente: la cessione della fascia di capitano ad A.P., giovane della comunità minorile. Un gesto semplice, ma capace di esprimere più di molte parole, premiato dal Direttore Generale dell’US Catanzaro, Paolo Morganti.

Il Presidente Onorario della Camera Penale, l’Avvocato Nicola Cantàfora, ha consegnato ad Antonio e Clemente Giglio, figli del compianto Roberto Giglio, una targa commemorativa a nome dell’intera avvocatura penalista catanzarese. Questa la dedica: “in ricordo di Roberto Giglio, Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro, che nell’esecuzione della pena ha saputo vestire il diritto di umanità, senza mai identificare l’uomo con il suo reato”.

Un sentito ringraziamento va a tutte le realtà che, con competenza e sensibilità, hanno reso possibile questo evento: alle società sportive, alle istituzioni giudiziarie, agli operatori dell’area penale minorile, ai volontari, ai partner tecnici e sanitari, alla sezione arbitrale, al servizio catering e tutti coloro – e sono tanti –  hanno offerto un contributo concreto e generoso.

Questo è stato il Primo Memorial Roberto Giglio: un segno concreto di come l’articolo 27 della Costituzione possa tradursi in esperienza vissuta, pratica condivisa, responsabilità collettiva. Un appuntamento con la storia cittadina che la Camera penale intende stabilizzare nel tempo, come luogo di incontro tra diritto e umanità, tra istituzioni e comunità, tra regola e speranza. Perché la risocializzazione non è un principio astratto, ma un dovere costituzionale che si realizza solo quando ciascuno assume la propria parte di responsabilità, con coerenza, apertura e autentico senso della giustizia.

 


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