Squillace accoglie Mimmo Lucano, il sindaco "fuorilegge" del modello Riace

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La presentazione del libro "“Il Fuorilegge- la lunga battaglia di un uomo solo” di Mimmo Lucano a Squillace
  14 settembre 2020 18:31

di NICOLO' VITO GALLELLO

Rifarei tutto”. Queste le parole di Mimmo Lucano, questa la summa dell’evento che lo ha portato a Squillace per la Presentazione del suo libro “Il Fuorilegge- la lunga battaglia di un uomo solo” edito Feltrinelli e scritto in collaborazione con Marco Rizzo.

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Nella giornata di sabato il comune di Squillace, all’interno dello straordinario castello Normanno-Svevo, ha accolto Domenico Lucano davanti ad una platea gremita.

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L’autore ha discusso del suo libro con un parterre d’ospiti d’eccezione: il giornalista, politico, già deputato, senatore e Presidente della Giunta regionale calabrese dal 2005 al 2010, Agazio Loiero, il Presidente della sez. A. N. P. I. di Catanzaro, Mario Vallone e il giornalista de “Il Fatto Quotidiano”, Lucio Musolino. Moderatrice per l’occasione è stata la giornalista Carmela Commodaro.

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A spezzare gli indugi, aprendo la serata, è stato il sindaco di Squillace, Pasquale Muccari; il quale, nel corso del suo intervento, ha salutato e accolto calorosamente Mimmo Lucano definendolo: "Il Sindaco", colui che attraverso la fiducia nel prossimo e operando la cultura dell’accoglienza ha dato vita al “modello Riace”.

A tal proposito, proprio nel suo intervento, Mario Vallone ha posto l’attenzione sulla dignità che azioni di questo tipo ridanno alle persone. Il “modello Riace” come azione ordinaria poiché, secondo Vallone, l'accoglienza deve essere considerata normalità, e ancora: "l’accoglienza è un fattore umano e come tale va curato e fatto crescere>> questo è quanto ha ribadito con forza il Presidente ANPI.

Il Presidente Loiero, parlando alla platea, ha definito Mimmo Lucano "un rivoluzionario", l’alfiere, colui che ha colto e interpretato la necessità di cambiamento e di accoglienza, riprendendo l’elemento di antica “calabresità” e accoglienza iscritto nella storia di questo popolo. Proprio la cultura della memoria porta a compiere scelte, permette di costruire progetti e strutturare un percorso comune. In tal senso, è doveroso sottolineare come la storia di Riace è stata la storia di tante occasioni di spontaneità.

"In Calabria si respira un’aria diversa, un’empatia di fondo che apre all’accoglienza. Una sensibilità diversa, necessaria. Le comunità, le storie dei luoghi hanno determinato un processo spontaneo. Il vero responsabile del modello nato a Riace è il vento>> dice Lucano; sempre l’autore: "È proprio il vento che un giorno, per caso, ha spinto fuori rotta una delle tante imbarcazioni in arrivo dando vita ad ogni cosa. Da quel momento non ci si poteva girare di spalle ignorando tutto e tutti".

Il “Modello” portato avanti, ha permesso di ribaltare il rapporto decessi/nascite in un paese quasi fantasma, morente e prossimo al totale spopolamento come Riace, ha riattivato il borgo, lo ha spinto a crescere a ripopolarsi, ha creato occupazione.

Mimmo Lucano ha scelto di dedicare questo suo libro, questa sua memoria messa per iscritto, ad una persona scomparsa; una persona speciale: Becky Moses, bruciata viva nel gennaio del 2018 dentro la sua tenda a San Ferdinando. Nel suo intervento l’autore ha ribadito la volontà di raggiungere la Nigeria e conoscere la famiglia e la figlia della donna morta.

In chiusura d'incontro, l’autore ha ribadito come sia necessario approfittare delle occasioni pubbliche per approfondire le questioni senza adottare la semplice retorica. La politica secondo Lucano deve armarsi di coraggio per dire le cose vere. Diviene necessario osservare con profondità e criticità la società che, per Lucano, è fatta anche e soprattutto di poveri, braccianti agricoli e immigrati. Le"classi" che questi sceglie di portare avanti e appoggiare.

 Al termine dell’evento, Mimmo Lucano è stato omaggiato dai maestri ceramisti squillacesi con un piatto celebrativo ed ha concluso con una frase: "Non possiamo cambiare il mondo ma questo non deve essere un pretesto per giustificare le nostre inerzie".

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