Stalettì, continua il braccio di ferro tra Comune e privati per salvare il demanio marittimo

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Ingiunzione di sgombero
  20 febbraio 2021 13:30

di PAOLO CRISTOFARO

Nel silenzio degli intervalli tra un'ordinanza e un sequestro, tra una demolizione e una nuova segnalazione, è quotidiano il braccio di ferro tra il Comune di Stalettì e alcuni privati per salvare il salvabile del demanio marittimo lungo uno dei litorali più belli e frequentati della Calabria. Un braccio di ferro che da mesi è ormai diventato all'ultimo sangue. Per chiunque abbia seguito le dispute al Tribunale Amministrativo Regionale e gli atti emessi dal Comune, è chiaro che l'amministrazione sta cercando di risolvere, tra resistenze, reticenze e forti pressioni, un problema serio.

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INGIUNZIONI - L'ennesima ingiunzione di sgombero, a circa due mesi dal maxi-sequestro di circa 70 villette lungo il litorale demaniale (LEGGI QUI), è stata emessa due giorni fa. Nessuna indicazione precisa circa il soggetto destinatario, omissato, e circa la collocazione esatta del manufatto da rimuovere, ma l'indicazione relativa ad una nota della Guardia Costiera di Soverato, fa supporre che si tratti sempre del martoriato tratto di mare già più volte attenzionato. Potrebbe trattarsi di uno dei tanti sgomberi ordinati e non eseguito. Ordinanze e ingiunzioni di questo tipo non sono nuove sull'albo pretorio del Comune di Stalettì; fanno la loro comparsa con stretta frequenza.

TRA SEQUESTRI E TAR - Era il 17 dicembre scorso, quando giungeva la notizia, nella prima mattinata, del maxi-sequestro, operato dalla Procura di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri, di oltre 70 villette abusive nel tratto di spiaggia, a Caminia di Stalettì, che per anni ha accolto turisti, villeggianti locali e residenti, tra costi stellari per il fitto e un via vai di proprietari e privati senza eguali. Ma il braccio di ferro ad armi sfoderate era iniziato ben prima del sequestro, a colpi di ricorsi e controricorsi al Tar. Guarda caso, il 15 dicembre 2020, due giorni prima del sequestro della Procura, La Nuova Calabria riportava la notizia di una porzione di area demaniale di Stalettì, in località Panaja, occupata abusivamente da decenni (LEGGI QUI). La ricorrente si appellava ad un vecchio bando comunale, addirittura del 1964, che invitava i cittadini ad occupare una porzione di fondo di proprietà comunale posta a valle della ferrovia, compresa tra linea ferrata e la spiaggia, in attesa di procedere a lottizzazioni. Ma quel vecchio bando, per i giudici del Tar (presidente: Giovanni Iannini; estensore: Martina Arrivi), non poteva giustificare una così lunga occupazione. Viene oltretutto rimarcata l'insistenza, sull’area, di vincoli paesaggistici e idrogeologici, rispetto ai quali non risultano esser state ottenute sanatorie. E di analoghi provvedimenti, nel lungo elenco di sentenze e ordinanze degli ultimi due anni, ve ne sono tanti.

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LE MINACCE AL SINDACO - "Sistema le case degli altri e nessuno toccherà la tua". E' la frase che, sicuramente, ha rovinato l'armonia del primo dell'anno al sindaco di Stalettì, Alfonso Mercurio, che proprio il 1° di gennaio 2021, a mezzo Facebook, anche tramite il vicesindaco, Rosario Mirarchi, rendeva nota una lettera minatoria pesante (LEGGI QUI), ricevuta da lui e dall'amministrazione. Dalla lettera si evincevano chiari riferimenti alla questione delle costruzioni abusive lungo il litorale. In questo clima di forti pressioni, di ogni tipo, di reticenze, di chi continua a far finta di nulla, quest'amministrazione sta cercando, con le poche armi a disposizione della legge, di ristabilire l'ordine, in un'area depredata e devastata per decenni, dagli anni Sessanta a tutt'oggi. Rimane importante parlarne perché questa battaglia del Comune, a colpi di ingiunzioni e ordinanze, non avvenga nel silenzio e nella solita omertà che spesso avvolge le contorte vicende della Calabria. Senza contare, poi, che la zona in questione è un'area ad alto interesse archeologico. Lungo i pendii di Stalettì, nel lontano VI secolo d.C., Cassiodoro stabilì alcune strutture del suo monastero e lì i bizantini fortificarono il loro ultimo baluardo in Italia.

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