Stalking di un'avvocatessa al giudice di Catanzaro: disposto l'obbligo di firma e il divieto di avvicinarsi alla vittima

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Una toga
  25 giugno 2020 14:42

Arresto convalidato, obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per tre volte a settimana e divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima e dai parenti. Finisce così l'udienza di convalida di questa mattina nei confronti di Isabella Donato, 47 anni, difesa dall'avvocato Antonello Talerico,  avvocatessa accusata di stalking e danneggiamento ai danni un giudice della Corte d'Appello di Catanzaro, arrestato pochi giorni fa e posta agli arresti domiciliari (LEGGI QUI).

Durante l'udienza celebrata dal giudice Pietrò Carè si è ricostruita la vicenda, partendo dalla querela sporta dalla persona offesa (che ha anche prodotto quattro "bigliettini" a firma dell'indagata), documentato i danni alla carrozzeria presenti sulle due autovetture ed acquisito sommarie informazioni dal fratello della vittima.

Nella valutazione dei militari  la condotta violenta e pericolosa tenuta da Donato nella circostanza dell'arresto ha "costituito soltanto l'ultimo anello di una serie di comportamenti, reiterati nel tempo, di carattere molesto ai danni della vittima". Ragioni che spingono il giudice ad integrare il delitto di atti persecutori.

Il giudice della Corte d'Appello, inoltre, ha dichiarato di aver conosciuto Donato nel 2014, quando quest'ultima si sarebbe presentata a casa di un familiare con la scusa di salutare la moglie della vittima. Dopo, l'avvocato avrebbe manifestato di essersi innamorata di lui e, da quel momento, sarebbe incominciato un vero e proprio calvario, poiché aveva iniziato ad aspettarlo presso la Corte d'appello di Catanzaro

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E ancora, lei lo avrebbe seguito all'uscita dal lavoro, lasciandogli biglietti amorosi sul parabrezza o la maniglia dell'auto, citofonando presso la sua abitazione di Soverato, fermando i suoi familiari. Il giudice avrebbe anche confidato lo stato di ansia cagionato da questa situazione ai propri familiari, nonché al personale di vigilanza del Palazzo di giustizia, che era solito avvisarlo, al momento di uscita dall'ufficio, della presenza della donna, ma di aver evitato, per ragioni di pudore e umana comprensione, di sporgere querela. 

Per poi arrivare al 22 giugno, quando scatta l'arresto in flagranza: il giudice si accorge di essere seguito da un'utilitaria condotta da Donato, di aver cercato di "seminarla" non riuscendovi a causa del traffico intenso, di essersi fermato - dopo aver lasciato la coniuge presso un'officina - nel centro abitato di Montepaone per dissuadere l'indagata dal seguirlo. Lei senza darsi per vinta, avrebbe iniziato a tamponare la sua auto, inducendolo a riprendere la marcia verso Soverato, e di essere stato, infine, affiancato e speronato all'altezza dello svincolo di viale Europa a Satriano.

La difesa, rappresentata dall'avvocato Antonello Talerico, ha esibito documentazione medica deducendo uno stato patologico o, comunque, una condizione mentale di scarso equilibrio. La donna, invece, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. 

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Il giudice dell'udienza conclude così: "A fronte di una condotta lungamente molesta, ma priva di apparenti segni di aggressività, l'episodio da cui è scaturito l'arresto risulta sintomatico di uno stato emotivo alterato, caratterizzato da perdita di controllo e di  lucidità,  potenzialmente foriero - se non vigilato e risolto - di comportamenti analoghi": 

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Motivo che rende necessario disporre "l'applicazione congiunta del divieto di ·avvicinamento alla persona offesa (con eccezione degli accessi dell'indagata presso la Corte di appello, in relazione ai quali sarà tenuta a tenere la massima distanza possibile e, comunque, a non avvicinarsi  in alcun  modo alla  persona, alla stanza  o all'aula d'udienza della persona offesa) e ai suoi stretti congiunti, con l'ulteriore divieto di comunicare  con esse sotto qualsiasi forma, ed una di ammonimento e controllo".




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