Stalking. Perseguita per tre anni l'avvocato che abita al piano inferiore: a giudizio pensionato di Catanzaro

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Stalking. Perseguita per tre anni l'avvocato che abita al piano inferiore: a giudizio pensionato di Catanzaro
Il Tribunale di Catanzaro
  26 novembre 2020 18:09

di STEFANIA PAPALEO

Ingiurie, minacce, uova contro la porta dell'abitazione, addirittura un cartello affisso sulla bacheca del condominio per definirlo SPILORCIO, ARIDO, INFIDO, CATTIVO, BUGIARDO, BAMBINO, DISPETTOSO, PUSILLANIME. E, non contento, lo avrebbe anche denunciato otto volte in Procura, con un esposto al Prefetto e una richiesta di ammonimento al Questore, accusandolo ingiustamente di innumerevoli reati, tra cui quello di associazione mafiosa. Denunce tutte puntualmente archiviate. Non è stata archiviata, invece, quella presentata contro di lui dall'avvocato vittima della sua presunta persecuzione, sfociata ieri in un rinvio a giudizio per stalking calunnia e offesa dell’altrui reputazione, disposto dal gup Teresa Guerrieri. A processo è finito un pensionato di 67 anni, E. S., in accoglimento della richiesta avanzata in tal senso dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, supportata nella tesi d'accusa dal presidente dell'Ordine degli avvocati Antonello Talerico, costituitosi parte civile nell'interesse del collega che risulta parte offesa nel procedimento.

Banner

La prima udienza è stata fissata per il 15 settembre 2021. E sarà in quella data che si ritornerà a parlare dei numerosi episodi che si sarebbero verificati tra il 2015 e il 2018 in un condominio di Catanzaro. Rapporti di cattivo vicinato, scaturiti in minacce e molestie continue a carico dell'avvocato, costretto a vivere in uno stato d'ansia permanente, tanto da modificare le proprie abitudini di vita, cambiando gli orari di uscita e utilizzando dei tappi per dormire, oltre a parcheggiare la propria auto in luogo videosorvegliato. A volte l'imputato si sarebbe messo a battere con un bastone in ferro sul pavimento della propria abitazione, sovrastante a quella della parte offesa, costringendolo ad uscire per domandargli di smettere, al solo fine di minacciarlo con la frase “che vuoi, ora vediamo cosa mi fai” e “prova ad entrare che ti ammazzo”. E ancora: “prima di cacciarmi da questo condominio sarò io che ti renderò la vita impossibile e ti costringerò ad andartene” o “giuro che se le cose continuano ad andare così in questo condominio ci scappa il morto”. Poi l'accusa all'avvocato di essere il regista di un  “cartello” volto a danneggiarlo, arrivando ad affermare che: “i condomini hanno creato un cartello mafioso per distruggere me e la mia famiglia, il tutto sotto la regia dell'avv. M.”, fino addirittura ad incolparlo di aver causato l'insorgenza del cancro in una delle sue figlie e di aver in tal modo dimostrato la sua natura “moralmente riprovevole”. Il tutto condito da esposti, querele, denunce e accuse di ogni tipo, finalizzate a infangare l'avvocato.

Banner

Questa, dunque, la tesi d'accusa contro la quale l'imputato potrà battersi in aula, affiancato dall'avvocato Maria Bonaddio del foro di Lamezia Terme, chiamata a fornire una versione difensiva capace di ribaltare i capi di impiutazione lunghi e dettagliati, che hanno al momento superato lo scoglio dell'udienza preliminare. 

Banner

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner