Stare a fianco di chi soffre, Maria Teresa Marchetti (Il Galeone della vita): "Le Istituzioni non aiutano chi lo fa come mission"

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images Stare a fianco di chi soffre, Maria Teresa Marchetti (Il Galeone della vita): "Le Istituzioni non aiutano chi lo fa come mission"

  23 luglio 2025 17:29

Nei giorni scorsi abbiamo ospitato, con particolare interesse, una “lettera aperta” della Referente del  Centro di Ascolto “Il Galeone della Vita”(con sede in Catanzaro Lido (Via Niccoloso da Recco) e Presidente della Associazione di Volontariato "Padre Pio ODV".

 Una lettera che voleva -e doveva – essere squillante come il suono di tromba che abitualmente nelle caserme dà la sveglia alle truppe. Invece dopo il silenzio, ancora…un colpevole silenzio.

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Maria Teresa Marchetti torna sull’argomento. Perché?

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“Il mio intervento voleva essere una rappresentazione della solitudine che vive chi si prende cura di chi la solitudine la soffre sulla propria pelle, all’interno anche di tante famiglie. Era una testimonianza onesta,  forse scomoda, ma necessaria”

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Quindi “Dopo il silenzio, ancora il silenzio”?

Maria Teresa Marchetti ribadisce:

“Non è seguita alcuna risposta.Nessun riscontro da parte delle istituzioni. Nessun contatto. Nessun segno. E questo, lasciatemelo dire, è ancora più doloroso di qualsiasi critica. Il silenzio, quando è istituzionale, diventa una scelta. E come ogni scelta, porta con sé delle responsabilità. Non siamo improvvisati. Ma restiamo ignorati.Il Galeone della Vita è attivo dal 12 settembre 2024.

In meno di un anno, il nostro centro ha accolto e accompagnato tante storie complesse: giovani disorientati, smarriti, spesso invisibili, dipendenze comportamentali, fragilità familiari, relazionali e affettive, disturbi d’ansia e di adattamento, anziani abbandonati, che vivono una solitudine di vita tanto dolorosa quanto invisibile.

Ciò che offriamo non è improvvisazione. È un servizio strutturato, portato avanti con dedizione, preparazione e silenziosa costanza. Psicologi qualificati offrono ascolto e sostegno reale, mirato, umano. Abbiamo inoltre una collaborazione preziosa con la Fondazione “Il Cuore in una Goccia”, fondata dal Prof. Giuseppe Noia del Policlinico Gemelli. Una realtà che da anni si occupa di tutela della vita nascente, offrendo accompagnamento a donne con gravidanze complesse, diagnosi prenatali difficili, sofferenze perinatali. Una medicina fatta di cura e di presenza. Tutto questo, però, non viene diffuso. Non viene segnalato. Non viene sostenuto. Nessuna istituzione, comprese le strutture sanitarie pubbliche e le parrocchie, invia o indirizza persone in difficoltà verso il nostro centro. Come se non esistessimo. Come se il nostro lavoro silenzioso e gratuito non avesse cittadinanza. La tragedia che ci interroga tutti Solo pochi giorni fa, a Gimigliano, nel comune di Catanzaro, un uomo è stato ritrovato morto in casa dopo diversi giorni. Accanto a lui, il fratello, disorientato,  sconvolto! Una storia che ha colpito e lasciato sgomenti. Una tragedia della solitudine.

Una storia che parla di abbandono, di assenza, di un vuoto relazionale e istituzionale. Non è un caso isolato. È solo uno dei tanti episodi che accadono nell’indifferenza generale, dove chi dovrebbe vigilare, sostenere, segnalare, non lo fa. La facciata non è cura! Purtroppo, troppo spesso, chi ha il compito — e il dovere — di prendersi cura lo fa per apparire, per garantirsi visibilità, per salire sul palcoscenico del momento. Si organizzano iniziative che restano superficiali, scollegate dai reali bisogni. Si confonde la sicurezza con il disagio. Si risponde con controllo e ordine pubblico a ciò che invece è sofferenza interiore, ferita affettiva, smarrimento personale. Ma le ronde non curano il disagio giovanile. Una pattuglia non basta per rispondere a un dolore relazionale profondo. Un’iniziativa pubblica non può sostituire un percorso di accompagnamento silenzioso e competente. Ora. Non dopo. Siamo ancora qui.

Con risorse limitate, ma con passione e determinazione. Non cerchiamo riconoscimenti. Ma non vogliamo più essere invisibili. Serve un segnale concreto. Serve responsabilità vera.Serve ascolto autentico. Ora. Non dopo l’ennesima morte nel silenzio. Non dopo un’altra madre lasciata sola. Non dopo un giovane perduto nell’indifferenza. Non dopo un altro anziano dimenticato. Mi rivolgo a Te che leggi,  mi rivolgo  alla comunità tutta: non voltiamo lo sguardo, non attendiamo passivi che il miracolo accada!

Rivolgiamo  un appello sincero e rispettoso a chi potrebbe aiutare e per diversi motivi volge lo sguardo altrove. Non possiamo più permetterci di restare indifferenti. Viviamo accanto a persone che chiedono soltanto di essere viste, ascoltate, riconosciute. La cura è un dovere umano, prima ancora che istituzionale. Un dovere che riguarda tutti: famiglie, scuole, parrocchie, associazioni, cittadini. Tutti. Nessuno escluso. Oggi, più che mai, chi è fragile ha bisogno di sapere che non è solo. che la sua voce conta. Che la sua sofferenza ha diritto di cittadinanza."

 

 

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