“Il proverbio cita le due antiche città greche(Atene e Sparta), note per essersi trovate spesso in conflitto; esattamente fa riferimento alla condizione in cui si trovano le città alla fine della guerra del Peloponneso: Atene ne esce sconfitta ma Sparta di sicuro, nonostante la vittoria, non se la passa bene. Forse è proprio in quel frangente di spazio, tra il piangere e il non ridere, che potrebbe avere origine una nuova speranza, ma non a Catanzaro”. Lo afferma Stefano Veraldi.
“La farmacia territoriale ancora oggi, purtroppo non è un problema nuovo. Una verità che ha il sapore della preoccupazione sociale, quella che non tocca quanti governano l’Asp del capoluogo: quella di avere la memoria corta. Ma, oltre ad avere memoria corta e già questo diventa gravissimo, c’è il fondato dubbio che nei corridoi dell’Asp di Catanzaro il grado di irresponsabilità abbia ormai toccato livelli indicibili”, continua Veraldi.
“Che la sanità in Calabria sia ormai franata è un fatto conclamato, per come è conclamato che le Asp territoriali, che mai hanno brillato per efficienza e per trasparenza, sono da sempre in linea con un quadro generale di degrado che circonda tutto il capoluogo e parte della Regione. Di certo possiamo rappresentare solo i tanti ammalati ai quali oggi non si garantiscono i presidi necessari per l’idratazione durante le code in estate, di locali idonei, decoro e ogni altro diritto in una società civile, considerato anche la presenza di persone sia pure anziane, trattate invece come se fossero delle carrette logorate da portare al distributore del carburante per riempire il serbatoio! Se questo è il grado di attenzione che riserva l’Asp di Catanzaro ai pazienti sul territorio, ieri come oggi, allora c’è poco di cui rallegrarsi, anzi c’è solo da indignarsi. Oggi che l’Italia è ripartita sembra per giunta svanire il trasloco della farmacia territoriale del capoluogo di regione e si prospetta un futuro che rischia di sbattere la porta in faccia a un cambiamento che avrebbe messo d’accordo tutti”, continua Veraldi.
Ogni cosa stava procedendo senza intoppi, invece oggi a parlare sono i fatti, quelli in base in cui l’attesa sembra impantanata. Altro che sereno dopo la tempesta, stavolta sembra essersi verificato l’esatto contrario, tutto fermo e ai nastri di partenza, in quella sede simbolo di un degrado e di sdegno. Gli utenti, incolpevoli e costretti a convivere con il disagio stanno perdendo la partita della svolta a tavolino, come quando subirono una doccia fredda nel momento in cui naufragò il progetto di trasloco in Via Smaldone, ovvero nella parte vecchia del quartiere Gagliano. Unica notizia sicura, del doman non v’è certezza, come diceva Bacco, e nessuno qui però può essere lieto”, conclude Veraldi.
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