di STEFANO VERALDI
La Mazzini, una delle scuole medie più note e frequentate della città. Istituzione del sapere e autentico pezzo di storia del capoluogo, ma che da anni ormai è ridotta alla condizione miserrima di un ‘mezzo rudere’. Un edificio vetusto, abbandonato al suo destino, che necessiterebbe dunque di un’ampia ristrutturazione. Intervento che il Comune, ente pubblico preposto a farsene carico, aveva per la verità avviato, annoverandolo un anno fa, in modo apprezzabile fra le priorità di Agenda Urbana, come confermato durante un'intervista dello stesso che, ne prometteva tra progettazione, realizzazione gara e lavori la consegna entro 3 anni.
Il nostro Sindaco, abile però nel nascondere la polvere sotto il tappeto, durante l’intervista punta il dito contro il Ministero e la precedente autorizzazione del provveditorato opere pubbliche tirando in causa la questione fibre. Omette però di dire che la vera causa del fermo lavori è il fallimento dell’impresa appaltante e che, il Ministero erogante della prima tranche del 5% ne ha richiesto la restituzione.
Tra il dire e il fare di Abramo, però, c’è di mezzo il mare come recita un vecchio adagio.
E allora ecco che dopo lo start del lavori e la prima consegna prevista per la fine dell’anno domini 2016, tutto si è ‘arenato’.
Niente stati di avanzamento. Nessun progresso. Nulla di nulla, insomma. Solo sporcizia che si accumula in una sorta di cantiere abbandonato e, un’impalcatura rimasta esposta agli agenti atmosferici, fabbrica di ruggine e habitat ideale per la proliferazione di erbacce. Una situazione inaccettabile, e, per giunta potenzialmente pericolosa che si trascina tra l’indifferenza generale, nonostante i miei esposti a sua Eccellenza il Prefetto e all’ufficio igiene ambientale.
Lo scenario che ne viene fuori è desolante, poiché dipinge una sorta di deposito fantasma che da scuola d’eccellenza si è tramutato in ricovero per cani e gatti randagi ma anche ‘paradiso’ di insetti, uccelli e perfino piccoli rettili. Una specie di zoo improvvisato, a due passi da abitazioni e da una strada secondaria ma molto frequentata da bambini e ragazzini. Situazioni di degrado e incompiutezza che purtroppo stanno sempre più caratterizzando Catanzaro. La Mazzini è un esempio, tra tanti, di infrastrutture mai realizzate.
Ma cos’altro deve accadere perché la politica locale e regionale si accorga dello stato in cui versa il Capoluogo di Regione?
E ciò si ripercuote sui cittadini i quali non solo non usufruiscono di infrastrutture indispensabili, ma attraverso la tassazione pagano la negligenza delle amministrazioni e, a questo punto, incapaci di produrre reddito e servizi indispensabili.
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