di GIORGIA RIZZO
Donne e disabili, portatrici di un doppio stigma, e per questo oggetto di violenza. Secondo un’indagine della FISH, Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, il 65% delle donne con disabilità subisce violenze, fisiche e psicologiche. Un dato approssimato se si pensa che non tutte sono in grado di avere consapevolezza del maltrattamento e quindi di denunciarlo.
L’incontro tenutosi questo pomeriggio nella sala giunta del palazzo della provincia di Catanzaro si è soffermato proprio sul binomio violenza di genere – disabilità, un abuso su più livelli di cui non si parla, diventando quasi tabù. A fare da relatori Stefania Figliuzzi, presidente di Attivamente Coinvolte, Luciana Loprete, presidente UICI Catanzaro, Serafino Mazza, presidente ENS Catanzaro, e Benedetta Garofalo, giornalista nelle vesti di moderatrice.
Promotrice del convegno l’Associazione Attivamente Coinvolte, impegnata nell’azione del Centro Antiviolenza, un presidio sul territorio con cinque sedi fra Catanzaro e Vibo, che offre sostegno alle donne in cerca di aiuto che decidono di denunciare. Uno dei centri del coordinamento regionale che fa capo all’organizzazione D.I.Re, donne in rete contro la violenza, che ha lanciato e sostenuto il progetto europeo Step Up, con l’obbiettivo di sensibilizzare e agire contro la violenza di genere sulle donne disabili. Durante l’iniziativa è stato proiettato il video di lancio della campagna, in lingua dei segni, che pone l’attenzione sulla tematica.
L’intento, come ha sottolineato Stefania Figliuzzi, presidente di Attivamente Coinvolte, è quello di agire concretamente sul territorio, partendo proprio da un dialogo fra associazioni e dai centri antiviolenza. Più nello specifico diffondere una cultura della disabilità e della non violenza attraverso la sensibilizzazione a partire dalle scuole, raccogliere dati per conoscere a fondo il problema sommerso, e soprattutto formare gli operatori dei centri, per essere capaci di accogliere donne disabili con metodi e strumenti adeguati.
Un primo passo, o meglio un primo "step", verso un intervento serio e decisivo sul territorio, per liberare le donne da silenzio e oppressione.
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