Non è rimasto inascoltato il grido d’allarme lanciato dalle donne calabresi che, nei giorni scorsi, hanno manifestato a Cosenza contro la decisione del commissario ad acta alla Sanità, Saverio Cotticelli, che vieta le prestazioni chirurgiche per il trattamento del tumore della mammella nelle strutture della Rete oncologica regionale, della quale fanno parte anche le aziende private convenzionate. Unindustria Calabria si schiera a sostegno delle donne e del loro diritto alla salute e al fianco di tutte quelle strutture sanitarie private che, attraverso importanti investimenti in personale e strumentazione, garantiscono cure e prestazioni specialistiche rispondendo alle esigenze delle pazienti in tempi brevi, evitando così anche l'emigrazione sanitaria.
"La decisione del commissario ad acta alla Sanità deve essere assolutamente rivista. Chiediamo a Cotticelli - dichiara Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria - di ascoltare la voce delle donne calabresi malate di tumore e di accogliere le istanze che provengono dalle aziende sanitarie private, facenti parte della Rete oncologica regionale, che nel quotidiano - sottolinea Ferrara - consentono alle donne di effettuare visite e controlli e di essere prontamente seguite da professionisti del settore evitando di spostarsi dalla loro terra e di lasciare gli affetti in una fase della vita molto delicata. Il numero di strutture
pubbliche facenti parte della Rete oncologica regionale è decisamente insufficiente a rispondere alla domanda sanitaria per cui auspichiamo che le strutture private accreditate possano continuare ad erogare servizi per il trattamento del tumore alla mammella, a tutela del diritto alla salute di tutte le donne affette da tumore che hanno il diritto di curarsi in Calabria".
"Le strutture pubbliche e private della Rete oncologica regionale - afferma Alfredo Citrigno, presidente della sezione Sanità di Unindustria Calabria - svolgono un ruolo importantissimo nella fase di cura e di screening del tumore alla mammella. La decisione di Cotticelli sterilizza il ruolo delle strutture private convenzionate con il sistema sanitario impedendo alle stesse di erogare servizi e disincentivando, di fatto, tutti gli imprenditori ad effettuare eventuali ulteriori investimenti per la diagnosi e la cura di molte patologie. Il diritto alla salute - evidenzia Citrigno - è un diritto costituzionalmente garantito che deve essere salvaguardato. Ci auguriamo che il commissario riveda al più presto la sua posizione anche in considerazione dei dati relativi all'emigrazione sanitaria dei cittadini calabresi, alla crisi economica legata ai mesi di lockdown e all'emergenza coronavirus che riguarda l' intero territorio nazionale".
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