“Storie di donne, storie di libertà”. A Catanzaro l’incontro conclusivo del progetto del Centro Antiviolenza “Mondo Rosa”

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images “Storie di donne, storie di libertà”. A Catanzaro l’incontro conclusivo del progetto del Centro Antiviolenza “Mondo Rosa”

  03 febbraio 2020 16:20

di FRANCESCO IULIANO

Si è chiuso con un incontro con gli studenti di quattro Istituti scolastici cittadini, il progetto dal titolo “Storie di donne, storie di libertà” organizzato dal Centro Antiviolenza Mondo Rosa in collaborazione con il Centro Calabrese di Solidarietà. Un programma che segue il percorso avviato con il progetto Dear, finanziato al Centro Calabrese di Solidarietà da Fondazione con il Sud, con l’obiettivo di far emergere e contrastare la violenza sulle donne.

Banner

Un appuntamento, quello allestito nella Casa delle Culture della Provincia di Catanzaro, che arriva al culmine dei giorni più neri di questo inizio anno, in termini di femminicidi. Cinque, infatti, le vittime in soli due giorni. Una donna uccisa ogni dodici ore. Sei in una settimana.

Banner

Protagonisti dell’incontro, ragazze e ragazzi di quattro Istituti superiori di Catanzaro:  l’Istituto Tecnico Attività Sociali “B. Chimirri con il dirigente Antonio Carioti; l’Istituto Tecnico Agrario “Vittorio Emanuele” con la dirigente Rita Elia; l’Istituto Istruzione Superiore “Giovanna De Nobili” con la dirigente Susanna Mustari e l’ Istituto Istruzione Superiore “Petrucci-Ferraris-Maresca” con la dirigente Elisabetta Zaccone

Banner

Un confronto – è stato detto in apertura – fatto di storie e di donne che hanno deciso di testimoniare personalmente la loro scelta professionale e le difficoltà incontrate

Hanno relazionato, moderate dalla giornalista e presidente della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Catanzaro, Donatella Soluri, la giudice del Tribunale di Catanzaro Ufficio Gip Gup distrettuale, Barbara Saccà, il sostituto Procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, Annamaria Frustaci, la dottoressa Lorena Rita Alessandrini, arbitro effettivo Aia con le colleghe Marta Trovato, Paola Mandile e Rebecca Longo, il tecnico di palcoscenico, Rossella Rotella e la psicologa del Centro antiviolenza, Romina Ranieri.

«La commissione provinciale di Pari opportunità – ha detto Donatella Soluri - ha sostenuto con interesse questo progetto che, legittimamente, deve partire dalle scuole per avviare quella rivoluzione culturale che miri a rimuovere gli stereotipi di genere».

Un progetto, quello avviato da Mondo Rosa, in cui le donne hanno raccontato la loro esperienza personale avendo portato avanti le aspirazioni in ambito lavorativo, a discapito delle convenzioni sociali dominanti che li riconoscono come attività di competenza quasi esclusivamente maschile.

«Come Centro che opera in città – ha spiegato Romina Ranieri – nel 2019 abbiamo ricevuto, al numero 1522, circa 120  contatti. Purtroppo i posti disponibili nella nostra casa rifugio sono davvero pochi se si considera che le donne, il più delle volte, sono accompagnate da figli minori. Un numero sicuramente insufficiente per quelle che sono le richieste di aiuto che ci arrivano dalle tante donne vittime di violenza».

Di esperienze lavorative, hanno invece, relazionato le due rappresentanti della magistratura.

«Nonostante le evoluzioni sociali degli ultimi anni – ha commentato Barbara Saccà -,  questa è una società vede ancora la donna come sesso debole. Specie in ambito lavorativo. Gli episodi di femminicidio degli ultimi giorni, ritengo che non facciano altro che dare la prova di uno sfogo, di una violenza, dell’intolleranza , della non accettazione della totale parità nella diversità». Per Annamaria Frustaci «questa è un’occasione che la città ci offre per parlare alle ragazze delle difficoltà che presenta un lavoro difficile e delicato com’è quello del magistrato in una regione come la Calabria e quello che è il ruolo delle donne all’interno delle organizzazioni criminali. Difficoltà raccontate anche dal tecnico di palcoscenico Rossella Rotella che ha detto alle ragazze presenti che «nonostante il suo sia un lavoro prettamente maschile, non esiste attività lavorativa che la donna non possa fare».

Non è stato facile, anche per Lorena Rita Alessandrini, farsi accettare come donna, indossando una divisa di arbitro di calcio. «Dopo le difficoltà dei primi periodi – ha detto -, oggi noi tutte siamo riuscite a far vedere il carattere forte che ci contraddistingue».

A conclusione dei lavori, è arrivato il contributo della presidente del Centro Calabrese di Solidarietà, Isolina Mantelli.

 

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner