Strage a Gaza, la lettera di una studentessa calabrese: "La storia non ci ha insegnato niente?"

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images Strage a Gaza, la lettera di una studentessa calabrese: "La storia non ci ha insegnato niente?"

  12 luglio 2025 17:36

di EMMA LUDOVICA CORBELLI*

 

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Il conflitto israelo-palestinese va avanti da oltre 100 anni, è una delle crisi più lunghe e complesse  della storia che inizia ufficialmente  nel 1948, con la nascita dello Stato di Israele. Si tratta di un conflitto che, nonostante gli appelli internazionali, sembra sempre più lontano da una soluzione; il numero delle vittime è sempre in aumento, il prezzo umano di questa guerra sembra non avere una fine. 

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I bambini, anime pure e innocenti,  sono le prime vittime invisibili di questa guerra e sono, quelli che non muoiono sotto le bombe, costretti a sopravvivere  tra macerie e sirene, sono proprio loro a pagare il prezzo più alto di una guerra che non hanno scelto, e che li condanna ad un’infanzia  sofferente  e indelebile.

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In questi casi, le conseguenze  psicologiche vanno quasi di pari passo con quelle fisiche, dal momento  che si ritrovano soli, abbandonati, costretti a farsi forza da soli, ed è devastante subire traumi da bombardamento, mancanza  di cure e istruzione , senza alcun appoggio.

I bambini palestinesi    coinvolti sono decine di migliaia, ma   anche in Israele i bambini innocenti sono segnati dalla sofferenza   e da uno stress continuo; tuttavia, il bilancio dei morti è sicuramente      inferiore. E’ atroce e provoca tanta rabbia e sofferenza continuare a vedere bambini uccisi nella Striscia di Gaza mentre… ritirano il latte! E’ qualcosa di orribile, disumano! Vale questa riflessione per i bambini  della Palestina, così come per tutte le altre vittime innocenti (piccoli e non solo) della martoriata Ucraina e di ogni altra  parte del mondo dove si combattono guerre e assurde e spesso fratricide.

Nel “De Oratore “ Cicerone  disse : “ Historia magistra vitae”. Passano   i secoli ma la famosa locuzione  ciceroniana  è sempre attuale: il grande valore della storia dovrebbe correre in soccorso  delle nuove generazioni. Ma non è sempre così, infatti , guardando  ai conflitti di oggi, sembra  quasi che le sue lezioni siano state dimenticate del tutto, continuiamo a ripetere errori antichi: guerre, violenze, discriminazioni.

La storia anche se racconta  di innumerevoli  guerre sin dall’antichità, in questi casi non è

servita ad insegnare e ammonire      .

Molti storici antichi come Tucidide, parlando  della guerra del Peloponneso  avevano messo in

luce l’atrocità dei conflitti fratricidi. Anche allora la storia avrebbe potuto essere maestra di

vita, ma troppo spesso le lezioni del passato sono state cancellate.

Nel mondo antico i bambini rappresentavano il futuro di una polis o di un impero, la loro

morte o la loro deportazione significavano la perdita di un’intera  generazione. Così oggi, in

Palestina  e in Israele, così come in Ucraina e in altri Paesi del mondo dilaniati dai conflitti, i bambini diventano simbolo di un futuro spezzato  e di una memoria collettiva ferita. Esistevano  alcune leggi ateniesi e romane che garantivano formalmente la protezione  dei bambini , ma in guerra quasi sempre non venivano  rispettate. Oggi, nonostante  le convenzioni internazionali   sui diritti dell’infanzia, che sanciscono il diritto dei bambini a essere protetti dalla violenza e a ricevere cure e istruzione. I fatti parlano chiaro, queste  tutele restano spesso solo parole : i bambini vengono  abbandonati  e dimenticati.

Il nostro compito è quello di porci una domanda : cosa possiamo fare ? come possiamo  far

sì che veramente  la storia diventi maestra ? Dobbiamo  agire, in nome di quella sofferenza       dei bambini innocenti  che perdura nel tempo, ogni bambino  ucciso è un futuro cancellato,   un sogno interrotto ; non dobbiamo lasciare che la storia diventi sempre un ricordo sterile nei libri.

Non possiamo  pensare che siano fatti che accadono   troppo lontano da noi e per i quali non

possiamo  fare nulla. Invece possiamo  scegliere  di non essere indifferenti, di non voltare lo sguardo, di Informarci e di parlarne. La parola è la nostra arma più potente difronte a tutta l’indifferenza  che ci circonda.

 

*Studentessa Liceo Classico Gioacchino da Fiore di Rende

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