di EMMA LUDOVICA CORBELLI*
Il conflitto israelo-palestinese va avanti da oltre 100 anni, è una delle crisi più lunghe e complesse della storia che inizia ufficialmente nel 1948, con la nascita dello Stato di Israele. Si tratta di un conflitto che, nonostante gli appelli internazionali, sembra sempre più lontano da una soluzione; il numero delle vittime è sempre in aumento, il prezzo umano di questa guerra sembra non avere una fine.
I bambini, anime pure e innocenti, sono le prime vittime invisibili di questa guerra e sono, quelli che non muoiono sotto le bombe, costretti a sopravvivere tra macerie e sirene, sono proprio loro a pagare il prezzo più alto di una guerra che non hanno scelto, e che li condanna ad un’infanzia sofferente e indelebile.
In questi casi, le conseguenze psicologiche vanno quasi di pari passo con quelle fisiche, dal momento che si ritrovano soli, abbandonati, costretti a farsi forza da soli, ed è devastante subire traumi da bombardamento, mancanza di cure e istruzione , senza alcun appoggio.
I bambini palestinesi coinvolti sono decine di migliaia, ma anche in Israele i bambini innocenti sono segnati dalla sofferenza e da uno stress continuo; tuttavia, il bilancio dei morti è sicuramente inferiore. E’ atroce e provoca tanta rabbia e sofferenza continuare a vedere bambini uccisi nella Striscia di Gaza mentre… ritirano il latte! E’ qualcosa di orribile, disumano! Vale questa riflessione per i bambini della Palestina, così come per tutte le altre vittime innocenti (piccoli e non solo) della martoriata Ucraina e di ogni altra parte del mondo dove si combattono guerre e assurde e spesso fratricide.
Nel “De Oratore “ Cicerone disse : “ Historia magistra vitae”. Passano i secoli ma la famosa locuzione ciceroniana è sempre attuale: il grande valore della storia dovrebbe correre in soccorso delle nuove generazioni. Ma non è sempre così, infatti , guardando ai conflitti di oggi, sembra quasi che le sue lezioni siano state dimenticate del tutto, continuiamo a ripetere errori antichi: guerre, violenze, discriminazioni.
La storia anche se racconta di innumerevoli guerre sin dall’antichità, in questi casi non è
servita ad insegnare e ammonire .
Molti storici antichi come Tucidide, parlando della guerra del Peloponneso avevano messo in
luce l’atrocità dei conflitti fratricidi. Anche allora la storia avrebbe potuto essere maestra di
vita, ma troppo spesso le lezioni del passato sono state cancellate.
Nel mondo antico i bambini rappresentavano il futuro di una polis o di un impero, la loro
morte o la loro deportazione significavano la perdita di un’intera generazione. Così oggi, in
Palestina e in Israele, così come in Ucraina e in altri Paesi del mondo dilaniati dai conflitti, i bambini diventano simbolo di un futuro spezzato e di una memoria collettiva ferita. Esistevano alcune leggi ateniesi e romane che garantivano formalmente la protezione dei bambini , ma in guerra quasi sempre non venivano rispettate. Oggi, nonostante le convenzioni internazionali sui diritti dell’infanzia, che sanciscono il diritto dei bambini a essere protetti dalla violenza e a ricevere cure e istruzione. I fatti parlano chiaro, queste tutele restano spesso solo parole : i bambini vengono abbandonati e dimenticati.
Il nostro compito è quello di porci una domanda : cosa possiamo fare ? come possiamo far
sì che veramente la storia diventi maestra ? Dobbiamo agire, in nome di quella sofferenza dei bambini innocenti che perdura nel tempo, ogni bambino ucciso è un futuro cancellato, un sogno interrotto ; non dobbiamo lasciare che la storia diventi sempre un ricordo sterile nei libri.
Non possiamo pensare che siano fatti che accadono troppo lontano da noi e per i quali non
possiamo fare nulla. Invece possiamo scegliere di non essere indifferenti, di non voltare lo sguardo, di Informarci e di parlarne. La parola è la nostra arma più potente difronte a tutta l’indifferenza che ci circonda.
*Studentessa Liceo Classico Gioacchino da Fiore di Rende
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