di ANGELO GRANO
Sono trascorsi trent'anni da quella domenica del 23 maggio 1992, dalla Strage di Capaci, il più crudele attentato allo Stato da parte di Cosa Nostra che costò la vita al giudice Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo, e agli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Noi della Pro loco di Cropani, quest'anno, abbiamo pensato di ricordare l'evento attraverso un inedita e toccante lettera, regalataci dal Sostituto Commissario della Polizia di Stato Salvatore Virgilio, già in servizio alla sezione Polizia giudiziaria della Procura di Catanzaro, indirizzata al collega ed amico dell'Agente di scorta Antonio Montinaro, formatosi nella nostra amata terra di Calabria.
Sono trascorsi 30 anni caro Antonio, affettuosamente chiamato Montin.., e in tutti questi anni soprattutto in concomitanza con la ricorrenza della strage di Capaci, non posso non pensare a Te, uno degli “ Angeli “ del grande Giovanni Falcone, massacrati in quel tragico e inaccettabile evento.
Ho avuto il piacere di conoscerti nel lontano settembre del 1981, entrambi componenti del I° Corso Agenti Ausiliari della Polizia di Stato, inquadrati nella seconda Compagnia, terzo plotone, compagni di aula e camerata. Tu appena diciannovenne, io con qualche anno in più. Tu entusiasta di essere riuscito ad entrare nella grande famiglia della Polizia io con l’intento di assolvere ai miei obblighi di Leva per poi continuare nel terzo anno in medicina presso l’Università di Bologna. Così non andò, rimasi anch’io nella grande e meravigliosa famiglia dei Tutori dell’Ordine per altri 35 anni.
Passammo insieme quattro mesi, i mesi della formazione professionale, per poi raggiungere le rispettive sedi di servizio.
Ricordo quel bel tuo carattere gioioso, spensierato tipico della tua giovanissima età. Come non ricordare la “ libera uscità “ serale, ottenuta solo a coronamento e premio di una giornata proficua di studio, di rispetto delle consegne ricevute e di comportamento esemplare. Come dimenticare che, inquadrati davanti alla porta carraia, a pochi metri dalla desiderata libertà serale, necessitava superare l’ispezione del sottufficiale di turno o addirittura del comandante di compagnia.
Non sempre le cose andavano bene, bastava la cravatta con spessore leggermente fuori misura o le scarpe non adeguatamente lucidate per essere rispediti in camerata. Ricordo quando ti sei preso gioco di me ridendo sotto i baffi in occasione del controllo effettuato direttamente dal nostro capitano Maruccia nostro comandante di compagnia. Egli nel constatare che avevo il colletto dell’impermeabile volutamente alzato, ovviamente per sembrare più figo, ebbe a dire: “ guardate il vostro collega Virgillo, crede di essere - Humphrey Bogart -” Risultato rispedito di corsa in camerata. Ma quando si superava quest’ultimo ostacolo, da bei giovani quali eravamo, rafforzati dalla bellissima divisa degli allievi agenti della Polizia di Stato, che era la nostra patente di bravi ragazzi, non c’era Vibonesina che non ci guardava con interesse. Non disdegnavi di chiedere consigli e spiegazioni, forse perché cinque anni più grande o perché mi consideravi un potenziale medico. Furono quattro mesi pieni di impegno, di esperienza e di vitalità. Ci imbattemmo nuovamente dopo circa due anni in occasione del corso di formazione per il passaggio nei ruoli effettivi e quindi l’assegnazione nelle sedi lavorative. Io in Calabria tu in Sicilia.
Ci abbracciammo l’ultima volta nei primissimi mesi del 1992, quando ci imbattemmo causalmente nel piazzale del IV Reparto Celere a Napoli. In quella circostanza dopo i convenevoli del caso mi informasti con orgoglio e gioia che eri un componente della scorta del dr Falcone il che, considerata la delicatezza del compito, ti riempiva di soddisfazione. Ricordo che ebbi a farti i complimenti e raccomandarti di stare sempre in guardia. Ma tu con la solita nonchalance, mi rispondesti “….tranquillo Salvo, tranquillo…ho un po' di paura perché sono sposato e ho due bambini, paura di non veder crescere i miei figli ma, è meglio avere paura che essere un vigliacco…vedrai che tutto andra bene”.
Purtroppo non fu così e nel maggio di quell’anno esattamente il 23 appresi in televisione della carneficina di Capaci. Della morte di Giovanni Falcone e di tutta la sua scorta, Te compreso. Non nascondo che ebbi momenti di grande, grande dolore e tristezza. Soprattutto dopo aver visto quelle immagini devastanti.
Non mi vergogno di ammettere di aver pianto e di aver dato un pugno ad una porta con inevitabile frattura scomposta al polso destro. In Pronto Soccorso la dott.ssa di turno, che conoscevo in ragione del mio lavoro, ebbe a dirmi: “ cos’è successo ispettore “ risposi “ ….é successo che oggi con Falcone è stato massacrato un mio caro amico e collega, ecco cos’è successo".
Caro Antonio, so perfettamente quanto eri coraggioso, quanto eri bravo, con quanta gioia facevi il poliziotto, quanta voglia di vivere avevi e invece sei prematuramente defunto, ma lo hai fatto da uomo delle istituzioni da coraggioso e da Eroe come tutti gli altri colleghi e come il dott. Giovanni Falcone.
L’ultima riflessione riguarda l’autore dell’orrenda carneficina Toto RIINA, a seguito della cattura, intercettato in un dialogo con un altro detenuto commentava con tangibile soddisfazione, le risultanze della disumana dell’esplosione. Raggiante di gioia per aver ridotto a “ pezzetti “ quei suoi nemici e con la rabbia di non aver potuto fare ulteriori “macelli” . Faccio solo due considerazioni: perché uomini delle istituzioni, uomini di cultura, giornalisti e le associazioni Antigone e Nessuno Tocchi Caino, manifestano una fastidiosa carenza di rispetto per la memoria di Antonio, dei suoi colleghi e dei due magistrati periti nel disastro di Capaci? Perchè si tratta di mancato rispetto quando in occasione della malattia del Riina, ci si impegna, si rileva, si lotta, si osserva e si insiste che bisogna assicurare anche a costui una morte dignitosa tra i suoi cari e per giunta a casa sua! Infine, perché ogni qual volta ricorre l’anniversario della strage di Capaci si fa riferimento a Giovanni Falcone e la sua compagna Francesca Morvillo, seguito da un generico “ e la sua scorta “ perché oltre al nome del Magistrato non si elencano i nomi di Antonio Montinaro, Vito Schifani, e Rocco Dicillo? Vale la pena sacrificare la vita in un paese del genere??
Ricordando che dietro la difesa c'è un uomo che agisce per il bene comune, ringraziamo singolarmente tutte le vittime di mafia cadute e anche te, Antonio, non ti scorderemo mai, la tua vita ha sicuramente contribuito a rendere il mondo migliore senza mafie, hai lasciato un’eredità morale importante…
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