Strage di Cutro, scafista condannato a 20 anni e 3 milioni di multa

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  07 febbraio 2024 19:20

Venti anni di reclusione, una multa di 3 milioni di euro e il risarcimento delle parti civili: è questa la condanna inflitta dal giudice dell'udienza preliminare Elisa Marchetto, a conclusione del processo con rito abbreviato, a Gun Ufuk, il cittadino turco di 38 anni ritenuto uno degli scafisti che provocarono il naufragio del caicco Summer Love davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro nel quale, il 26 febbraio dello scorso anno, persero la vita 94 persone, tra le quali 35 minori, mentre almeno una decina sono ancora oggi ufficialmente disperse. Gun Ufuk è stato ritenuto colpevole di tutti i reati contestati dalla pubblica accusa: naufragio colposo, favoreggiamento all'immigrazione clandestina e morte in conseguenza del favoreggiamento all'immigrazione clandestina. Il gup ha accolto la richiesta di condanna a 20 anni avanzata dal pm Pasquale Festa che aveva chiesto, però, 2 milioni di multa. 

Quanto al risarcimento alle parti civili, che dovranno essere quantificate in sede civile, oltre ad averlo accordato ai familiari delle vittime, il giudice ha ammesso anche quello per il ministero dell'Interno e per la Regione Calabria. Prima della lettura della sentenza, l'imputato aveva preso la parola in udienza per spiegare che lui era “solo il meccanico della barca ed ho barattato il pagamento del viaggio con il compito di macchinista per riparare il motore. Non ho mai guidato la barca. Mi dispiace tanto per il dolore causato ai familiari delle persone morte”. Ufuk ha aggiunto che ha dovuto scappare dalla Turchia per motivi politici.

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"Ero stato arrestato  - ha detto - perché considerato di fare parte del movimento che aveva condotto il tentato golpe del 2016. Nel 2019 sono stato in carcere per otto mesi perché criticavo Erdogan e le sue politiche. Quando sono uscito per due anni ho dovuto presentarmi alla polizia ed ho tutt'ora il divieto di uscire dalla Turchia. Per chi è considerato golpista non è facile vivere in Turchia. Siamo discriminati dalle autorità e non riusciamo a trovare lavoro. Per questo ho deciso di partire, ma non avevo i soldi necessari e così ho accettato di fare il meccanico della barca che doveva arrivare sulla costa italiana e tornare. Mi ha fatto conoscere - ha concluso - gli organizzatori del viaggio Bayram, mio amico, che era il comandante della barca e che è morto nel naufragio”. 

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