di PIETRO MARINO*
Oggi ricorre il 28 anno dalla strage di via D'Amelio in cui vennero assassinati il Giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, eroi che si sono immolati per un Stato giusto e libero dalle mafie. Su quell'attentato, per troppo tempo avvolto da pesanti ombre, intravediamo i primi squarci di luce, chiesti con forza dalla famiglia di Paolo Borsellino che per anni ha atteso con dignità e compostezza di conoscere la verità. Si va intravedendo il contesto in cui maturò il depistaggio delle indagini sull'eccidio.
La strage di via D’Amelio e la morte del giudice Borsellino è strettamente connessa alla Strage di Capaci di Giovanni Falcone, i due magistrati che indagavano sulle connessioni tra Mafia e apparati dello Stato e dell’Imprenditoria sono stati barbaramente uccisi.
Oggi continua, un processo quello sui rapporti Stato Mafia che sta aprendo degli squarci importanti sulle stragi del 1992.Ora è indispensabile che si vada avanti su questa strada, che le eventuali responsabilità istituzionali vengano fuori senza sconti come chiedono i familiari delle vittime che, giustamente, pretendono una verità piena.
Dopo la sentenza del processo 'Borsellino quater' appare chiaro che esponenti di primo piano dello Stato ebbero un ruolo determinante nel depistaggio su mandanti ed esecutori della strage di via D'Amelio.
Uno dei misteri della strage è quello della scomparsa dell’agenda rossa da cui Borsellino non si separava mai. Si dice che all’interno, il magistrato aveva appuntato i nomi dei mandanti eccellenti e dei politici collusi, i segreti delle stragi e l’indicazione dei soggetti istituzionali responsabili della «trattativa» Stato-mafia. Non fu mai ritrovata, eppure un vecchio filmato dei vigili del fuoco del giorno della strage, quel maledetto pomeriggio del 19 luglio del 1992, dimostra che era lì, per terra, accanto al corpo senza vita del magistrato.
Paolo Borselino, magistrato che ha profuso impegno e dedizione era un uomo che assieme al suo collega e amico Giovanni Falcone avevano sognato niente di sconfiggere la mafia applicando la legge. L’Italia oggi avrebbe ancora bisogno di uomini e donne coraggiosi in grado di denunciare il malaffare e la mafia anche a scapito di piccoli interessi personali, per onorare il sacrificio di chi ancora oggi combatte in prima linea la Mafia e la Ndrangheta e chi come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone ha perso la vita.
*Dirigente dell’Associazione Nazionale Forense, ambito territoriale della provincia di Catanzaro
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