Successo per l’evento sulla Chiesa di Sant’Omobono organizzato dall'associazione CulturAttiva

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Incontro su storia di Catanzaro alla chiesa di Sant Omobono
  24 febbraio 2020 17:32

Un pomeriggio all’insegna della cultura, ricco di emozioni e di preziosi spunti per vivere nel nostro territorio come cittadini attivi e consapevoli. Elementi che hanno decretato il successo dell’evento “Sant’Omobono, una lettura della chiesa nella storia urbanistica della Catanzaro medievale”, svolto nel pomeriggio di sabato 22 febbraio, all’interno della suggestiva chiesetta medievale ubicata in via De Grazia.

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I presenti all'Incontro

Organizzato dall’associazione CulturAttiva, in collaborazione con l’azienda Antichi Tessitori, l’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace e l’Arciconfraternita di San Giovanni, l’incontro ha visto anche la presenza di S.E. Monsignor Antonio Cantisani, Arcivescovo emerito dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, a cui va il merito di  aver acquistato, nel 1999, la chiesetta medievale di Sant’Omobono dai privati ai quali era stata venduta nel 1827,  per restituirla alla comunità, non prima però di avviare approfondite indagini scientifiche per indagarne le origini e la valenza storico-archeologica.

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Monsignor Cantisani

“Fui spinto dall’amore per la cultura – ha spiegato Mons. Cantisani -. È stato un gesto doveroso nei confronti della città, di coloro che amano la cultura ed è stata una decisione condivisa che ha anche nobilitato la Chiesa, dimostrando l’amore per il recupero e la valorizzazione dei beni culturali”. Lo spirito attivo, lungimirante e profondamente colto e saggio di Monsignor Cantisani è emerso in vari momenti durante il suo intervento, sia mediante le riflessioni sulla storia della città e della chiesa di Sant’Omobono che rimandano ad un’epoca di transizione dalla cultura greco - bizantina a quella latina in una città che “per ritrovare se stessa e la sua identità deve guardare ad oriente, oltre che ad occidente”; sia nelle riflessioni sull’importanza della consapevolezza della propria storia, affermando che “ non si può progettare un futuro a misura d’uomo se non si possiede la propria identità culturale”.

 “Anche questo evento s’inserisce a pieno titolo nella mission che CulturAttiva sta portando avanti con tanta passione sul territorio – ha affermato Angela Rubino, presidente dell’associazione - che è sostanzialmente quella di metterne in luce la storia complessa ed affascinante, ponendo come sempre l’accento sulla necessità di diffondere la conoscenza della nostra storia, rispetto alla quale c’è poca consapevolezza”.

L’evento è entrato nel vivo con la relazione, sapiente ed esaustiva, dell’archeologo Tommaso Scerbo, sulla complessa storia della chiesa di Sant’Omobono e l’analisi del contesto urbanistico e socio-culturale nel quale essa si innestava.

Meraviglioso esempio di “sincrasi” e dunque di incontro di due culture, quella normanna e cattolica e quella greco - bizantina, sorta in un’epoca che segnava il passaggio dalla dominazione bizantina a quella dei normanni, la chiesa di Sant’Omobono lascia aperti molti interrogativi sulle sue origini e si pone come una preziosissima traccia di un contesto urbanistico ormai scomparso, quello della Catanzaro medievale.

Tommaso Scerbo, con il supporto della preziosa mappa redatta dall’ing. Gattoleo nel XIX secolo, recuperata dagli archivi di Napoli e citando gli studi condotti da autorevoli studiosi tra cui la professoressa Emilia Zinzi e l’archeologo Francesco Cuteri,  ha evidenziato che l’edificio non nasce come luogo di culto (tesi sostenuta proprio dal prof. Cuteri) e che si ergeva su due o più piani, con la presenza, probabilmente, di una guarnigione militare al piano inferiore e persino di una fontana. L’edificio si presentava dunque in maniera molto diversa da oggi e poteva essere identificato come una torre-cappella (vista la presenza di una cappella al piano superiore, evidenziata dal ritrovamento di alcune sepolture), una torre palatina o una residenza privata, presumibilmente di proprietà dei conti di Loritello. L’uso originario dell’edificio, che era aperto su tutti e quattro i lati, non è chiaro, ma probabilmente si trattava di un luogo di pubblica utilità: un mercato di merci particolari oppure un luogo dove si amministrava la giustizia.

Nel XIV secolo l’edificio diviene una chiesa e si sceglie di dedicarla a Sant’Omobono, Santo cremonese protettore dei sarti e dei mercanti di stoffe e tra il XVII e il XVIII secolo l’edificio sacro diviene la sede della Confraternita dei sarti.

Grande era il legame della città con il settore della manifattura tessile e con l’arte sartoriale e molto potenti erano le Confraternite alle quali ogni categoria professionale faceva riferimento, ciascuna per il proprio settore.

La scelta di dedicare la chiesa a Sant’Omobono e di renderla sede della Confraternita dei sarti, fa di questo edificio anche il simbolo di quell’intimo e profondo legame della città con il settore tessile, con particolare riferimento all’arte della seta, attività che raggiunse punte di eccellenza, rendendo famosa la città in tutta Europa e che per secoli costituì la principale fonte di benessere economico della città di Catanzaro.

Un’eredità storica di grande rilievo che ancora oggi può costituire un importante elemento di crescita, se si decide di intraprendere azioni imprenditoriali basate sul recupero della propria identità storica. È una riflessione emersa con l’intervento di Luigi Tassone, titolare dell’azienda Antichi Tessitori, che basa il proprio cammino proprio su questi principi, attivandosi anche sul territorio con la promozione di eventi culturali volti a diffondere la conoscenza della storia e della cultura locale e ponendosi, di fatto anche come polo culturale, oltre che semplice azienda commerciale.

A suggellare l’evento, i saluti di Mario Cristiano, priore dell’Arciconfraternita di San Giovanni, che non solo ha contribuito alla realizzazione e alla riuscita dell’evento, ma più in generale, porta avanti un vero e proprio percorso di promozione e valorizzazione della chiesetta di Sant’Omobono.

 

 

 

 

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